Il Palazzo M e la nostalgia delle scuole
11 Ottobre 2020La storia del Palazzo M ebbe inizio nel 1939, a guerra ormai iniziata, e se Littoria fu fondata e inaugurata in meno di sei mesi, la casa dei fasci, perché quella era la destinazione d’uso, fu terminata nel 1943, ma neanche del tutto. La storia però che vi vorrei raccontare è principalmente quella di chi lo ha vissuto, dagli sfollati agli studenti. A parte il legame che ho con il Palazzo M, e vi spiegherò anche il perché, rimane il luogo più fotografato dai pochi turisti che capitano nella nostra città. Può piacere o non piacere, ma è l’unico monumento che abbiamo, l’altro che avevamo, per trenta denari, lo hanno svenduto e buttato giù per il grattacielo Pennacchi, ed era la Casa del contadino.
Il Palazzo M ha una storia travagliata, perché inizia nel periodo della seconda guerra mondiale. Il progetto è dell’architetto Oriolo Frezzotti, l’urbanista di Littoria. Non si sa bene, e non lo sapremo mai, se l’idea di costruire il palazzo del fascio a forma di emme sia stata sua o di qualche pezzo grosso del partito fascista.
Nel 1939 aprono il primo cantiere, ma sin da subito si avverte la mancanza dei materiali a causa della guerra, soprattutto del ferro, che viene dirottato per la fabbricazione delle armi, tanto che per la torre centrale, Frezzotti è costretto a rivedere il progetto facendola costruire in assenza di cemento armato.
È una lotta tra l’architetto e l’impresa di costruzioni per cercare di risparmiare, e alla fine del 1943 riescono a terminare anche la torre e a montarle sopra una gigantesca aquila di marmo, alta quasi quattro metri, opera dello scultore Francesco Saverio Palozzi su disegno di Frezzotti. Il Palazzo M è quasi terminato, ma gli americani sono dietro l’angolo, e il 26 gennaio del 1944 viene colpito dai cannoni americani sparati dal mare. Nel tragico epilogo muore una buona parte della famiglia Gennaro che si è rifugiata lì, pensando di essere al sicuro.
L’ala destra è seriamente danneggiata, ma la torre con l’aquila è in piedi, ancora per poco però. il 7 febbraio del 1944 un aereo, un cacciabombardiere, un Curtiss P-40 sgancia una bomba proprio sull’aquila che viene giù, sbriciolandosi, insieme alla torre. Del Palazzo M rimane intera solo l’ala sinistra. È quasi fine maggio quando i soldati americani e inglesi entrano in una Littoria irriconoscibile dopo tre mesi di guerra.
Il Palazzo M, dagli sfollati agli studenti
L’ala sinistra del Palazzo M, dopo la guerra, viene adibita per accogliere gli sfollati, quasi tutti arrivati dal sud pontino. Latina ha carenza di case e le caserme sono l’unico approdo per questa gente, che ha lasciato tutti i propri averi nei loro paesi di origine. Il Palazzo M rimarrà così per parecchi anni, con una lentissima ricostruzione e conversione. È il 9 dicembre del 1954 che viene redatto il verbale di consegna provvisorio per le scuole medie.
Da rifugio a scuola, finalmente il Palazzo M inizierà a vivere mettendosi alle spalle la tragedia della guerra. Gli ultimi sfollati andranno via definitivamente nel 1955 e nel 1958 l’opera di restauro terminerà, sempre diretta dall’architetto Oriolo Frezzotti, ma questa volta senza più torre e senza più aquila, rimarrà la forma a emme che, stranamente, non sarà toccata.
Sono fortemente legato al Palazzo M perché ci vivo di fronte dal 1968 e perché ho lavorato per una vita sempre lì di fronte. Ci sono cresciuto in quei piazzale e ci sono andato a scuola, la mitica scuola media Dante Alighieri. Ricordo ancora il preside Giuffrida, il vice preside Pomilia e il segretario Eugenio Manganaro grande amico di mio papà. Ricordo con affetto la professoressa Luzzi di disegno, ma anche la professoressa Tortora di musica, venute a mancare prematuramente. Con affetto ricordo Marilù Caponi, la più bella compagna di classe, che baciai in una gita ad Orvieto, un bacio indimenticabile. Marilù, purtroppo, perse la vita in un tragico incidente stradale a solo diciotto anni.
I ragazzi del Palazzo M
Al Palazzo M ho avuto la mia prima comitiva ed eravamo tantissimi, venivamo chiamati: “I ragazzi del Palazzo M”, lì ho dato il primo bacio a una ragazza, ho fumato la mia prima sigaretta, ho imparato ad andare in bicicletta e ho tirato i primi calci ad un pallone. I miei amici mica mi citofonavano, mi fischiavano e io mi affacciavo dal secondo piano, e loro mi gridavano: “Lo porti tu il pallone?” Ricordo che mentre giocavamo, ogni tanto veniva a trovare la zia, che abitava al Palazzo M e faceva la custode delle scuole medie, Luciano Melloni, il capitano del Latina, e per qualche minuto ci deliziava con i suoi tocchi di palla e noi eravamo felici.
Spesso andavamo a vedere gli allenamenti dei pugili nel seminterrato dell’ala sinistra del Palazzo M, in quello dell’ala destra ci viveva la famiglia del custode delle scuole magistrali, il figlio Maurizio giocava con noi. Poi andarono via e arrivarono i musicisti della banda musicale del comune. Ma in quel palazzo c’erano anche posti segreti e, ovviamente, noi ragazzini ne eravamo attratti, anche se la paura era tanta.
Più volte ci calammo nei sotterranei che si trovavano accanto al portone di ingresso della scuola. Ci calavamo con una fune armati di torcia elettrica, la prima volta ci trovammo una radio d’epoca e un elmetto militare. Lì sotto c’era una stanza piena di carbone, poi iniziava un cunicolo lunghissimo, almeno cento metri. Divenne il nostro rifugio segreto. Pare che quel cunicolo una volta portava fino alla caserma GIL, dove ora c’è il teatro, e che fu interrotto negli anni sessanta con la costruzione del palazzo di fronte.
Al centro del palazzo c’era anche la palestra di Judo del maestro Argano “La Samurai”, che poi si trasferì sotto il palazzo Lamaro e al suo posto vennero quelli del Club Alpino Italiano per fare ginnastica presciistica. Oltre alla scuola media è giusto ricordare che al Palazzo M ci sono state altre scuole, quella d’infanzia, il magistrale, il liceo classico e il geometra che fu l’ultima ad andare via nel 1989.
La nostalgia delle scuole
Insomma il Palazzo M per oltre trentacinque anni è stato vissuto dalla gioventù latinense ed era bellissimo vedere uscire tutti quei ragazzi, e affollare i due grandi viali, con le due imponenti statue testimoni del tempo, allora bianchissime e illuminate di sera, e quella del povero Giuseppe Giuliano al centro, anche lui studente di quel luogo.
Non so come andò, forse il comune non riuscì a riscattarlo, so solo che il demanio volle indietro il Palazzo M e nel 1992, l’ala destra divenne caserma della Guardia di Finanza e quella sinistra, inizialmente, Ufficio del Registro e poi questura per ufficio passaporti e ufficio immigrazione. Spero che un giorno qualche sindaco riesca a riportare gli studenti in quel palazzo, io un sogno ce l’ho ed è la facoltà di architettura, ma mi accontenterei di qualsiasi altra scuola o facoltà, e non mi dispiacerebbe neanche il conservatorio. Sognare non costa nulla.
Ringrazio Gianmarco Montemurro per le foto e per i ricordi condivisi di quegli anni trascorsi al Palazzo M, Francesco Moriconi a cui ho “rubato” qualche appunto storico e ringrazio inoltre Caterina Di Viccaro, che mi ha raccontato degli sfollati di cui ha fatto parte.
Bellissima storia..l ho letta proprio con piacere…io sono arrivata a Latina nel 69 e ricordo benissimo le scuole ….i locali sotto dove mio fratello e i suoi amici facevano le prove con il loro complessino…..ricordo il suo negozio, quante cose abbiamo comprato da voi…..e comunque sono d’accordo con voi, sarebbe bellissimo un giorno se il mitico Palazzo M ritornasse ancora ad essere una grande scuola e risultasse di voci e schiamazzi di giovani studenti….in fondo è vero….sognare non costa nulla…
Bravo Emilo,….in un un’attimo ho rivissuto decenni…beh 50 per la precisione.
Ciao .
Franco Iaboni prima media Sez.I 1969/70.
Anche io ho frequentato il palazzo M , ci ho fatto le medie , i primi flirt , le amicizie.e qualche mancanza ……x girare x campi , non essendo preparate alle interrogazioni
Un ricordo .di tempi felici .
Graxie Emilio