Il cattivo poeta

Il cattivo poeta

12 Novembre 2022 0 Di Lidano Grassucci

Vedi la poesia ti traduce in parole le “inparole” delle anime mute.

Un poeta davanti ad un mondo che si fa inevitabilmente brutto, che si fa terribile, che non ha “verso” ma si fa “diverso”. Si tira fuori, come facciamo noi davanti ad un sogno brutto.

Il cattivo poeta è un film di un anno fa, racconta di Gabriele D’Annunzio, ma non quando è l’eroe di cielo e di terra, di amori e di un mondo che…  è un film del 2020 scritto e diretto da Gianluca Jodice. Racconta gli ultimi anni di vita di Gabriele D’Annunzio, interpretato da Sergio Castellitto. Un film certo non  veloce, ma il tempo del poeta non lo era veloce, lui che aveva una vita veloce.

C’è nella storia l’eterna diversità tra poesia e realtà, tra regole, etichette e libertà. Ma non libertà generica, l’umana libertà di cercare il piacere, la straordinarietà, la bellezza in tutte le sue espressioni fosse pure il dolore. Il resto, l’antilibertà, è la forma, la mancanza di ironia, la personale convinzione di cercare un paragone e non di essere unici, irripetibili.

Fiume è stata una città governata da poeti, così libera da fare paura, da intimorire, da normalizzare, da cancellare. Lui, il poeta, è come orfano di una utopia, come prigioniero di grandezza. Come eremita nell’estetica pura.

Donne bellissime, psichedeliche sostanze, visioni oltre ogni visibile. Contro un teatro banale che rubava la scena alla poesia eccezionale. Da un lato la indimensione della poesia, dall’altro la dimensione della banalità di uomini che restavano marionette seppur del loro ambire.

E’ una storia di una fine, la storia di un poeta che, unico, legge il presente con la tragedia imminente, con la distruzione totale, con uomini che vogliono rifare uomini banalmente perfetti, quando la poesia le vuole eccezionalmente unici.

E la fine, la fine, il termine di ogni possibilità se vuoi andare oltre anche le responsabilità. La fine che giunge non dal volo più ardito, non da un colpo che ha colpito un Mas, non da un duello, non da un verso troppo banale, ma in un letto che fa quasi caldo e un corpo che si fa freddo.

Così finisce la storia, ma non il racconto

Voi fareste addolcir qualunque amaro
noi tutti quanti ripetiam in coro:
Voi siete qualche cosa di ben raro

Gabriele D’Annunzio, Mia amica crudele