Eugenio Ragusa e quanto era “dolce” Latina

Eugenio Ragusa e quanto era “dolce” Latina

13 Novembre 2022 0 Di Emilio Andreoli

Latina città dolce. Dolce nel clima e, per me, dolce in tanti altri aspetti. Mi vengono in mente le mie scorribande pomeridiane insieme al mio amico Gianni Pugno in sella alla sua inseparabile moto. Quando le vie profumavano di dolcezza. Ricordi profumati di gioventù che ogni tanto mi vengono a trovare… è l’odore della nostalgia. Vi ho raccontato dei pasticcieri Figini, che furono i primi ad arrivare e a rendere dolce la città appena nata. Poi ho raccontato del pasticciere Turi Rizzo, venuto dalla Tunisia negli anni cinquanta. In seguito ne arriveranno anche altri. Tra questi c’era il pasticciere Eugenio Ragusa, anche lui arrivato da Tunisi dopo una rocambolesca fanciullezza. La sua storia, nell’ascoltarla, mi ha lasciato letteralmente incantato.

Diverse persone mi scrivono, suggerendo storie da raccontare. Ovviamente questo mi fa molto piacere. A Latina di storie ce ne sono un’infinità e tutte interessanti. Di volta in volta valuto, perché non riesco a scrivere a comando, mi occorre l’ispirazione giusta per poter raccontare e trasmettere qualcosa. Quella di cui vi sto per raccontare potrebbe essere un romanzo, ma anche un film ci starebbe bene tutto.

Una cosa è certa, ogni persona è unica e, con il proprio vissuto, lascia una traccia di sé. Io vado a cercare proprio quella traccia: il solco dove ha seminato la sua vita, legata alla nostra città. Il mio gancio stavolta è Cristina Ascani, un’amica conosciuta virtualmente su Facebook. Dopo avermi contattato per farmi i complimenti per una storia scritta tempo fa, mi ha suggerito quella dello storico pasticciere Eugenio Ragusa. Avevo voglia di dolcezza e quindi ho seguito il mio istinto e le ho dato retta.

Eugenio Ragusa e quello strano destino che lo portò a Latina

Eugenio Ragusa nasce a Tunisi il 30 ottobre del 1930. Secondo di cinque figli. Con la famiglia vive nel quartiere siciliano di Le Kram, città di mare a quindici chilometri da Tunisi. Una famiglia normale quella di Eugenio. Il papà Vincenzo si dedica a vari lavori e la mamma, Maria, a casa a badare ai suoi cinque figli. Eugenio è un bambino tranquillo e giudizioso. Nel 1940 i genitori lo mandano per la prima volta nella colonia estiva di Montecassino, ma non immaginano che l’Italia sta per entrare in guerra. Eugenio parte, ma poi rimane bloccato, troppo pericoloso tornare in Tunisia. Verrà poi trasferito in un collegio romano.

1940: in alto a dx Eugenio Ragusa nella colonia di Montecassino

Sono tre anni che non vede più la sua famiglia e la guerra sembra non terminare mai, anzi, a luglio del 1943 Roma viene bombardata e il collegio, dove vive Eugenio, viene completamente distrutto. Grazie a Dio si salva, ma vaga per le vie di Roma senza meta. Ha ormai tredici anni, però è sempre un ragazzino e girare per quelle strade sotto i bombardamenti non è uno scherzo. Dopo qualche giorno, insieme a un suo compagno di collegio, conosce una signora che per beneficienza aiuta i ragazzi di strada. Lei è Sandra Battaglia, una facoltosa signora romana che abita ai Parioli. Sta per andare al Circeo, dove possiede un albergo a Punta Rossa, e li porta via con se.

Sandra Battaglia, la donna che si prese cura di Eugenio Ragusa

L’altro ragazzo rimane solo qualche giorno. Eugenio invece rimane con la signora Sandra e la figlia Fiorella. Passano altri due anni e finalmente la guerra finisce. La signora Battaglia si è affezionata a quel ragazzino dalle buone maniere e non gli ha mai fatto mancare nulla. Ma lui ha voglia di riabbracciare la sua famiglia che non vede da cinque lunghi anni, e da due non ne ha proprio più notizie. La signora Battaglia vorrebbe adottarlo, ma capisce il suo disagio e si attiva per rintracciare i genitori. La ricerca per fortuna si conclude in maniera positiva e finalmente Eugenio può tornare in Tunisia a casa dai suoi cari.

Eugenio Ragusa, secondo da sx, nella pasticceria di Tunisi dove imparò a fare il pasticciere

A Tunisi inizia a imparare il mestiere di pasticciere e sarà la sua fortuna. Nel 1958 conosce Margherita, una ragazza di origini maltesi, che sposerà l’anno seguente. Ma il 1959 sarà segnato da un altro evento drammatico per gli italiani che vivono in nord Africa. Saranno tutti cacciati e costretti ad abbandonare le loro proprietà. La sua famiglia trova accoglienza nel campo profughi di Altamura, in provincia di Bari, mentre Eugenio, contatta la signora Battaglia e la raggiunge nella sua abitazione romana.

Il giovane Eugenio Ragusa, mentre prepara una torta nuziale

A Roma, grazie alla signora Sandra trova subito lavoro. Inizialmente nel caffè pasticceria Berardo, poi al caffè Hungaria e infine al bar Giolitti. In quella permanenza romana perfeziona la sua arte, prima come decoratore e poi come maestro pasticciere. La sua famiglia sta soffrendo la fame nel campo profughi di Altamura e quando può la raggiunge per portare del cibo. La signora Battaglia venendo a conoscenza della situazione dei suoi famigliari, decide di ospitarli tutti nella casa che possiede a Punta Rossa, al Circeo, vicino al suo albergo.

Eugenio dopo essere stato ospite dalla signora Sandra, trova sistemazione in un appartamento in affitto. Parte del mobilio glielo ha regalato proprio lei. Il tempo necessario per sistemarlo e si farà raggiungere da tutta la sua famiglia. Dopo la prima figlia Rita, nata a Tunisi, nasceranno a Roma altre tre figlie, Patrizia, Nadia e Claudia. A Eugenio piacerebbe tanto avere un maschietto, ma vorrebbe pure aprire una pasticceria tutta sua. Le due cose però non sono conciliabili, le risorse economiche non lo consentono.

Eugenio Ragusa e sua moglie Margherita

Siamo nel 1973 e un sogno si sta per avverare. Un suo amico lo mette in contatto con il signor De Caro, che ha una pasticceria siciliana a Latina in via Cairoli, e vuole cederla in seguito alla morte del padre. Ma per Eugenio è troppo grande e allora De Caro gli propone un locale più piccolo, sempre di sua proprietà, in via Adua a pochi metri dalla sua pasticceria, tanto lui la chiuderà comunque. L’affare è fatto, Eugenio Ragusa avrà la sua pasticceria, ma avrà anche un altro figlio perché Margherita aspetta un bambino, questa volta maschio e si chiamerà Massimo.

I pasticcieri Massimo e Nadia Ragusa, figli di Eugenio

L’incontro con Claudia Ragusa

Incontro Claudia Ragusa al Circolo Cittadino, grazie all’ospitalità del Presidente Alfredo De Santis.

Claudia, raccontami della pasticceria. Come conviveva con le altre sparse per Latina?

“Ognuna proponeva le proprie specialità e quindi non c’era una vera concorrenza. Anzi, tra i pasticcieri di Latina era nata una sincera amicizia”

Però c’erano diverse pasticcerie siciliane, non facevano tutte gli stessi dolci?

“Assolutamente no. Mio padre per esempio a Tunisi, dove aveva imparato l’arte, aveva lavorato in una pasticceria dove facevano dolci francesi, arabi e siciliani. Quando arrivò a Roma nel 1959, oltre la decorazione imparò a fare anche i dolci tipici romani. Tutte quelle esperienze le mise a frutto nella sua pasticceria”

 Parlami un po’ dei dolci e delle specialità di Eugenio. Insomma, fammi sentire il profumo che avvertivo, quando passavo davanti la vostra pasticceria per andare alla sala giochi accanto a voi, negli anni settanta

“Devo premettere una cosa che i pasticceri di una volta erano tutti artigiani. Non c’era una cosa in pasticceria che non facesse mio padre o chi era accanto a lui. Per i dolci vado a braccio, iniziando dai cannoli e delle cassate siciliane, dei fruttini sempre siciliani, di cui mio padre preparava personalmente anche lo stampo in gesso. Le specialità francesi: il millefoglie, il piéce montée dolce tipico usato in Francia per i matrimoni. Il buche de noel che è un tronchetto di natale sempre francese, come il montblanc a base di castagna e panna montata. E poi il makrout dolce tipico arabo preparato con impasto di datteri fritti passati nel miele. Inoltre la pasticceria romana con il maritozzo con la panna in prima fila. In ultimo, ma non per ultime le zeppole di San Giuseppe che ancora oggi i nostri clienti ci prenotano”

Qualcosa di particolare che fece tuo papà e che ti è rimasta impressa?

“Ricordo che in occasione di un natale allestì la vetrina facendo, in pasta di zucchero, una ricostruzione di Piazza del Popolo compreso di torre civica e un trenino che ci passava sotto. Poi, sempre a natale, faceva i panettoni con il presepe all’interno, oppure ripieno di gelato”

Tu hai lavorato nella pasticceria?

“Tutti noi della famiglia abbiamo lavorato nella pasticceria, anche i nipoti. Ognuno faceva qualcosa. L’unica ad aver imparato proprio tutto del mestiere è stata mia sorella Nadia. Mio padre le diceva sempre che l’allieva aveva superato il maestro”

In che anno tuo papà è venuto a mancare?

“Nel 2011, ma in pasticceria non veniva già da molto tempo, perché dopo un’operazione aveva avuto problemi di depressione”

E ora chi segue la pasticceria?

“Prima della pandemia, Nadia con l’aiuto di mio fratello Massimo. Poi, dopo il lockdown, mia sorella ha deciso di chiudere la pasticceria, però continua a lavorare su ordinazione”

Eugenio Ragusa insieme alle donne della sua famiglia

 La moglie Margherita dice di suo marito

“Eugenio era una persona molto riservata e timida. Aveva una grande dote, l’umiltà. Ricordo che la Rai cercava quei bambini che come lui erano venuti in Italia per le colonie estive, ed erano poi rimasti soli e bloccati a causa della guerra. Lui per la sua timidezza non volle partecipare, nonostante lo spronai ad andare”

 E la signora Sandra Battaglia?

“Sono rimasti legati tutta la vita. “Per te ci sarò sempre” disse a Eugenio. Credo che lo abbia amato come un figlio”

Ecco, vi ho raccontato una storia dolce, anzi, dolcissima.