Amos Mancinelli: la storia del cappellaio di Cori e della prima boutique di Latina

Amos Mancinelli: la storia del cappellaio di Cori e della prima boutique di Latina

22 Gennaio 2023 2 Di Emilio Andreoli

Le mode vanno e vengono, alcune sono meteore altre resistono nel tempo. Negli anni trenta, e anche molto prima, c’era un accessorio che indossavano tutti, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Era il cappello: donne, uomini e bambini non uscivano mai di casa senza copricapo. Dal cappello si poteva intuire il ceto sociale e addirittura il pensiero politico delle persone. Una moda durata secoli, scemata alla fine degli anni cinquanta con l’arrivo dei capelloni e dei Beatles. Ora vi  racconto di Amos Mancinelli, il cappellaio di Cori che aprì il primo negozio di cappelli a Latina, ma vi racconterò pure della prima boutique della nostra città, voluta fortemente dalla rivoluzionaria nuora di Amos, la signora Angela. Lei percepì che la moda dei cappelli non apparteneva più al futuro… Lo stile della dolce vita, grazie a lei, arrivò anche a Latina.

Con alcune famiglie della città ho un legame che va al di là della semplice conoscenza. Entra in gioco l’amicizia, l’affetto e i ricordi, alcuni anche tramandati come questo di mia zia Anna, sorella di mio padre:

Nonna Esterina soffriva molto con la schiena, e quando arrivò a Latina le consigliarono di fare i fanghi. Allora nonno decise di portarla alle terme di Fogliano, a Capo Portiere. Era l’estate del 1954 e ogni giorno, con la sua vespa caricava me e nonna dietro,  zia Liliana in piedi davanti a lui e si partiva. Addirittura la prima volta portò pure un grosso ombrellone giallo sotto braccio, lo aveva acquistato nel negozio di Amos Mancinelli, appena aperto in Corso della Repubblica”

Inizia così la conoscenza tra la mia famiglia e quella dei Mancinelli. Invece l’amicizia con Massimo e Amos, nipoti di nonno Amos, nasce nell’adolescenza oltre cinquant’anni fa. Per raccontare la loro storia sono passato più volte in negozio, ma li ho trovati sempre indaffarati. Alla fine la mia amica Susanna Gloria, moglie di Amos, mi ha combinato l’incontro con la loro mamma, la signora Angela.

E ora torniamo indietro di quasi cento anni, quando da queste parti c’era la palude. Commercianti, artigiani e agricoltori  dei monti Lepini, per vendere le loro mercanzie andavano nei mercati dei paesi vicini. Il mercato era il luogo dove si muoveva l’economia, ma solo per la sopravvivenza. Quando però arrivarono le città di fondazione, le cose cambiarono… in quei mercati c’era anche Amos Mancinelli che realizzava e vendeva cappelli di ogni genere. Questa è la sua storia.

Amos Mancinelli: il cappellaio di Cori

Amos Mancinelli nasce a Cori il 14 febbraio del 1895. Amos proviene da una famiglia di artigiani che fabbrica cappelli da diverse generazioni. Il padre, Giovanni, da ragazzino lo porta nel suo laboratorio ad insegnargli il mestiere. Poi con la morte prematura di suo fratello Pietro è costretto a seguire pure tutte le fiere e i mercati della provincia, da Terracina a Velletri.

Giovanni e Amos sono spesso insieme in quelle infinite trasferte. Una sera tornando da Artena vengono assaliti da due briganti, ma Giovanni non si fa intimidire e tira una legnata a uno dei due, ma l’altro ha un fucile a pallini e spara. Fortunatamente viene solo ferito. Amos per farlo medicare è costretto a caricarselo sulle spalle fino a Giulianello.

Intanto sono iniziati i lavori di bonifica dell’Agro Pontino. A breve saranno fondate delle nuove città:  Littoria, Sabaudia, Pontinia e Aprilia. Per chi fa mercati, diverranno una grande opportunità di guadagno. Nel frattempo Amos si è sposato con Teresa, una bella ragazza sua compaesana, e ha avuto tre figli, Fulvia, Giovanni detto Nino come il nonno, e Caterina che tutti chiameranno Matilde. Anche Nino segue la tradizione di famiglia. Impara pure lui, da ragazzino, a fabbricare cappelli. Finita la guerra e la scuola di avviamento inizierà a fare i mercati con il padre.

Anni ’30, il mercato a Littoria nella piazza della Prefettura

Gli anni cinquanta per Amos segneranno una svolta. Stanco dei mercati, ormai ha quasi sessant’anni, decide di aprire un negozio a Latina. Capisce che quella città sta crescendo a vista d’occhio e nel 1954 lo apre sul corso principale, vicino Piazza del Popolo. Di fronte ha il cinema e accanto l’unica pasticceria della città. nel negozio ci lavora la figlia Matilde. Nino, invece, si alterna tra negozio e mercati. D’estate, oltre ai cappelli, vende anche sdraio e ombrelloni, perché Latina scopre di avere il mare. Ma si stanno avvicinando gli anni sessanta e tutto cambierà.

Mancinelli, da negozio di cappelli a boutique di alta moda

L’Italia è in pieno boom economico, sta iniziando l’era del divertimento. I giovani vanno a ballare, le ragazze iniziano a essere più emancipate. Nino è tra i primi ad avere una Vespa a Cori. Per divertirsi va a Cisterna, perché le ragazze sono un po’ più libere. Ma è proprio nel suo paese che conoscerà l’amore della sua vita.

Siamo a metà degli anni cinquanta. Angela Liberati è una giovanissima ragazza di Nettuno che è andata a Cori con la famiglia a trascorrere qualche giorno di vacanza. Suo padre è un commerciante di olio. I due ragazzi si incontrano e la scintilla scocca all’istante. Lei ha quindici anni e lui ventuno, ma per sposarsi dovranno aspettare il 1959, quando Angela compirà diciotto anni. Insieme avranno quattro figli: Massimo, Amos, Adriano e Chicca.

Nino Mancinelli con la moglie Angela negli anni cinquanta

Con gli anni sessanta le mode cominciano a cambiare. I giovani non portano più il cappello, vogliono mostrare la loro folta chioma e vestirsi in maniera totalmente diversa dai loro genitori. Quella della moda è una vera e propria rivoluzione. A Latina lo percepisce Angela, la giovane moglie di Nino che in quel negozio di cappelli si sente inadeguata. Ma non sarà facile convincere il marito a stravolgere l’attività della famiglia Mancinelli.

In quel periodo storico le donne ottengono diverse conquiste, ma nel mondo dell’imprenditoria non sono affatto considerate. Angela però è una ragazza determinata e non si ferma davanti alle prime difficoltà. La sua indole rivoluzionaria le farà realizzare quel sogno. Nasce così, dalla sua idea, la prima boutique di Latina.

Angela nella Boutique Mancinelli

L’incontro con Angela, la rivoluzionaria

La signora Angela mi accoglie nella sua bella casa. Su un mobile tante fotografie che raccontano la vita insieme al suo amato Nino.

Signora Angela, come convinse Nino a sostituire i cappelli con l’alta moda?

“Fu un rappresentante a consigliarmi di aprire un negozio di moda. A me piaceva vestirmi bene e andavo spesso a Roma a comprare gli abiti e lui mi disse che ero sprecata in quel negozio di cappelli. Quando spiegai la mia idea a Nino, mi fece segno con le dita che ero matta. Allora lo misi alle strette, gli dissi che se non voleva trasformare il negozio, lo avrei aperto io da un’altra parte, aiutata dai miei genitori, con i quali avevo già parlato. A quel punto si arrese e nel 1960 nacque la prima boutique di Latina”

Qualche marchio dell’epoca?

“Quando ho aperto, il mondo della moda era in mano ai francesi, ma gli italiani stavano arrivando. Ricordo Pierre Cardin, Yves Saint Laurent, dei marchi italiani Valentino, che era proprio agli inizi”

La boutique era solo abbigliamento donna?

“No, al piano terra era donna, nel soppalco abbigliamento uomo. Poi li separammo nel 1985, quando i miei figli, ormai cresciuti, aprirono il negozio davanti al Monte dei Paschi”

Ora che è in pensione chi segue la boutique storica Mancinelli donna?

“Mia figlia Chicca”

 Un ricordo particolare?

“Una sfilata di moda che organizzammo al teatro D’Annunzio che ebbe un grande successo. L’intero incasso fu devoluto in beneficenza alla Croce Rossa”

Di suo marito Nino cosa dice?

“Dico solo che abbiamo passato sessantasei anni insieme, veramente una vita. Nel lavoro ognuno aveva il proprio compito. Lui si era diplomato ragioniere privatamente, e quindi si occupava dell’amministrazione e posso dire che è stato un bravo amministratore. Negli anni ottanta riuscimmo a comprare i negozi per i nostri figli, dove oggi proseguono l’attività di famiglia”

Chicca Mancinelli davanti la boutique storica avviata dalla mamma

Luciano Cavallaro, il commesso storico di Mancinelli

In questa storia non potevo non ascoltare Luciano Cavallaro, il commesso storico di Mancinelli. Persona affabile e cordiale che ti accoglieva sempre con il sorriso sotto i suoi immancabili baffi.

Luciano come è iniziata la tua storia con i Mancinelli?

“Arrivai a Latina nel 1966 grazie a una mia parente che viveva qui. Mi disse che in un negozio di tessuti cercavano del personale. Quindi lasciai Verona e mi trasferii a Latina. Lavoravo nel negozio Porfiri, facevo il sarto e il commesso. Poi nel 1973 Nino mi fece la proposta di andare a lavorare nella sua boutique. Mi diede la responsabilità del reparto uomo, dove gestivo sia le riparazioni che le vendite. Ho lavorato con loro fino alla pensione”

Quindi professionalmente li hai cresciuti tu i figli di Nino?

“Diciamo di sì. Quando inaugurammo il negozio Mancinelli uomo, l’8 dicembre del 1985, erano poco più che ragazzi, ma li avevo già preparati e quindi andò tutto liscio”

 Passi a trovarli ogni tanto?

“Certo! Per me i Mancinelli sono parte della mia famiglia. E poi qualche cliente chiede ancora di me, soprattutto per le riparazioni”

Nino Mancinelli con il suo sorriso, in una delle sue ultime immagini

 

Questo racconto lo voglio dedicare a Nino Mancinelli che conoscevo bene. Mi mancano quegli incontri sotto i portici, il suo sorriso, quella cadenza corese che non aveva mai perduto, e le due chiacchiere scambiate al volo che ultimamente erano diventate un mantra: “E che dobbiamo fa?!” dicevamo quasi in coro con rassegnazione… ma sempre con il sorriso. Nino è venuto a mancare il 7 maggio 2021.