Luca Velletri, la mia storiella festivaliera… di Sanremo

Luca Velletri, la mia storiella festivaliera… di Sanremo

7 Febbraio 2023 0 Di Luca Velletri
Storiella festivaliera, per chi volesse leggerla, a poche ore dall’inizio della mia ennesima avventura al Festival di Sanremo.
Questi ultimi giorni sono stati come sempre giorni di prove intense e di limatura prima per i cantanti poi per le loro cover infine per gli ospiti. Ed anche quest’anno si è rinnovata quella che è diventata per me quasi una tradizione, visto che dura sin dall’edizione del 1996.
Quell’anno Albano Carrisi partecipava, con un capolavoro scritto (e diretto) dal grande Maurizio Fabrizio “È la mia vita”. Ma non poteva essere presente alle prove perché in America alla vana ricerca di sua figlia Ylenia, cui la canzone è dedicata. Allora il mio Maestro Pippo Caruso, ore 10,01 di mattina appena entrati in teatro, mi chiamò da parte e mi sussurrò: “sei pronto per un salto mortale?” Sgranai gli occhi: lì mi spiegò che aveva bisogno che gli cantassi io il brano di Albano per consentire le prove audio e di regia.
“Quel” pezzo! Per “quel” cantante! E su “quel” palco…
Ora chi mi conosce sa che io per quell’uomo mi sarei gettato pure dal K2 senza paracadute, quindi deglutii a malapena e risposi solo “prendo il testo e vengo, Maestro”. Fu così che fra capo e collo mi arrivò l’occasione di cantare per la prima volta “sul” palco dell’Ariston: e aveva ragione Caruso, non con una nenia 4 note in croce ma con un “salto mortale”, una canzone mooooolto difficile, per estensione, sotto, sopra, colori, volume, intensità del testo. Un “salto mortale” appunto.
Non ricordo nulla, manco na nota, di cosa e di come ho cantato, solo dallo sguardo orgoglioso di Pippo capii che era andato tutto bene. Poi a fine prova Maurizio Fabrizio mi ringraziò, e sorridendo disse quanto fosse “inevitabile” che una canzone che lui aveva scritto per Albano col paroliere Pino Marino avrebbe potuto cantarla solo Luca Velletri!🥹
E così negli anni successivi questo ruolo di supporto all’orchestra e agli artisti si è rinnovato costantemente, fino a diventare quasi un appuntamento fisso.
Fra questi miei parecchi contributi porto ancora nel cuore quello del 1999, quando dovetti sostituire Gaetano Curreri (a letto con un febbrone altissimo) e, diretto da Celso Valli, cantai con gli Stadio “Lo zaino”; o l’anno dopo quando il caro Gianfranco Lombardi Lombardi mi rapì appena arrivato in teatro per precipitarmi a provare al posto però non di Annarita Spinaci o Tony Astarita, ma dell’unico infinito Supervoice Tom Jones: manco il tempo di levarmi di dosso il mio antico cappotto di pelle nera e vai a intonare con suono TomJonesiano “Sex bomb sex bomb you’re a sex bomb”: e in quel momento le mie colleghe vocalist Maria Grazia Fontana, Marilu Morreale, Lilla Costarelli Laura Serra e Claudia Arvati (ribattezzate subito le mie “Supremes” de pollo🤣) non scendono sul palco ridenti e danzanti a farmi i cori come in un videoclip?! Uno vero spasso…
O quando durante le prove del 2004 vediamo uno di colore sul palco e tutti “chi è quello, chi è quello”, e di colpo una intuizione “ma come chi è” e partii a cantare “Knock on wood” seguito a ruota da tutta la band: quel signore era nientepopodimeno che il suo leggendario autore, mr. Eddie Floyd, che era ospite di Andrea Mingardi con la BluesBrothers Band: Eddie si commosse e ci ringraziò uno ad uno con gli occhi lucidi per quell’omaggio.
Addirittura nel 2009 Bruno Santori mi fece cantare ”in puntata” assieme alla top Katy Perry (in guêpière nerazzurra) e a Paolo Bonolis “Don’t stop me now” dei Queen; e mi volle solista nella sigla dell’ultima puntata dedicata alla danza, per cantare “I love to boogie” dei T.Rex tratta da “Billy Elliot” per i ballerini Giuseppe Picone e Carolina Rice.
E alla fine anche quest’anno mi è stato chiesto tornare su quel palco che ci terrorizza tutti, stavolta a supportare il grande Gianni Morandi per le prove dei suoi interventi che dovrà fare in puntata assieme a due giganti veri come Albano e Massimo Ranieri, e per un altro duetto stavolta con Sangiovanni.
E per farla un po’ più complicata il primo giorno ho avuto da gestire non 1 ma ben 2 microfoni, uno grigio da cui provare Ranieri e uno giallo per Albano, poi due giorni dopo, una volta arrivato Albano, solo quello grigio per Ranieri.
Figo, assolutamente divertente, ma anche molto intenso.
Ed è stato bello avere i complimenti del mio Maestro, di tutti gli autori, di Ama, di Gianni, di Albano, ricevere l’applauso dei miei compagni di coro e di orchestra, guardare le foto che tanti di loro hanno voluto inviarmi per immortalare questi momenti.
E confesso che pur con la mia quasi ventennale esperienza sanremese, tutto questo ha saputo emozionarmi ancora come un ragazzino, come la prima volta, in quel lontano 1996…
E allora alla mia ennesima vigilia di questo gigantesco frullatore, la mente ritorna a mia nonna Rosaria che da bambino mi chiedeva di cantarle “Occhi di ragazza” o “Al bar si muore”, perché secondo lei con quei capelli somigliavo tanto al Gianni Morandi ragazzino di Alta Pressione.
E ripenso all’orgoglio dei Maestri quando a fine “salto mortale” eravamo riusciti a dimostrare che anche chi si trova qui soltanto per accompagnare le esibizioni, per supportare artisti più famosi e/o più fortunati, ha tanto nel proprio bagaglio, tanta passione, amore, qualità. Spesso misconosciute.
E spesso più di tanti.
La storia di Alex, di Paola, di quelli di noi che sono riusciti a sbattergliela in faccia a sto mondo talvolta così ingrato che il lavoro la preparazione unite a un sentimento profondo “pagano”
Non sempre, ahimè, lo so bene.
Ma ogni tanto si.
E quando l’immenso Gianni col sangue sulle corde martellava a un centimetro da me “Uno su mille ce la fa, ma com’è dura la salita…” mentre mi tremava il cuore vi ho visti tutti, e mi sono sentito un pochino meno solo.
Grazie Gianni grazie Albano grazie Leonardo, grazie a tutti Maestri miei, per aver dato e per dare valore a chi sono e non solo a cosa faccio.
‘Ché senza l’uno non c’è manco l’altro. Mai!
Buon Sanremo a tutti voi, a tutti noi. E pure a me.