
La rosa di maggio, omaggio contadino
13 Maggio 2023Nel mio giardino ad ogni maggio. Ora, questo maggio è uggioso, fastidioso di pioggia, con la luce fioca che pare quella di candele rispetta alla luce del lampadario dai vetri di Murano, ma…
Ci sono andato di proposito, ma non sapevo se ci sarebbe stata, il ciliegio aveva già il suo frutto tra il verde e quello già striato di rosso, la nespola avrebbe gradito più sole, ma ci provava a diventare dolce. Eccola, ci sta. Ci sta la rosa, bagnata dalla pioggia sempre una donna che ha lavato il viso per un pianto, per un piacere, per cambiare pelle ai profumi. Una rosa è rosa e questa è sempre dentro la sua intensità.
Amo le rose per via di una storia che viene dalle mani, dalle mani di mio nonno. Mani dure, dure come il cuoio, mani che potevano far tutto dal nascere all’uccidere, dalla vita alla morte. Ma io ho visto quelle mani prendere una rosa avvolgerla che la spina non poteva che sperare, e diventare come un quadro iperrealista, come qualcosa oltre la vita.
Nessun fiore senza frutti aveva dignità per gli uomini che combattevano la fame, e spesso perdevano, ma la rosa no, la rosa era un’altra cosa.
La rosa era dedicata alla madre purissima, alla speranza di ogni sofferente. Così l’ho amata per amore di amore. Poi quando la sorte mi bloccò per gli incidenti del vivere e non potevano lavarmi con l’acqua usarono l’acqua di rose. Beh, mi piace pensare che per quel dolore, nel dolore, un poco sono stato principe degno di rose.
La rosa del mio giardino è bellissima, pulita, pura è la rosa da prendere in mano, senza strapparla come faceva nonno per amarla come si amano le rose.
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