11 settembre, quando smisi di giocare alla guerra
11 Settembre 201911 settembre 2001, 8:46 a New York, 14:46 in Italia. Un aereo si schianta all’interno del primo grattacielo delle Torri Gemelle, il centro pulsante della città della grande mela, il simbolo del mondo occidentale.
11 settembre 2001, una data difficile da dimenticare
È passata ormai una generazione da quella data. Chi nasceva in quel giorno poco felice per il mondo, oggi festeggia uno dei giorni più belli della sua vita compiendo diciotto anni e diventando adulto. La tragedia è entrata nella sua età matura. Diciotto anni che hanno visto il mondo cambiare totalmente e non solo per quanto riguarda la sicurezza nella prevenzione di attentati ma soprattutto nella mentalità collettiva. Il mondo occidentale quella mattina si è ritrovato sotto attacco di un nemico sottovalutato fino a quel momento, un nemico che sostanzialmente aveva creato lui stesso, dopo anni di colonialismo e sfruttamento di aree economicamente ricche, ma povere di potere. Una data che probabilmente ha fatto riscoprire la paura del diverso che ha portato a galla un nuovo tema, quello del fondamentalismo religioso, piaga contro cui ancora oggi si stanno mettendo appunto le contromisure. Una data che sicuramente rimane impressa perché, come dicevano degli speaker stamattina in radio:
è una di quelle date di cui ti ricordi esattamente dov’eri e cosa stavi facendo.
Così è infatti. Anche la persona più smemorata, come lo è chi scrive, si ricorda esattamente cosa si stava facendo.
Il mio 11 settembre
Martedì 11 settembre era probabilmente uno degli ultimi giorni prima che le scuole ricominciassero. Settembre ormai iniziato aveva ancora la coda della malinconia d’agosto, ma anche la freschezza dell’aria d’autunno e del ricominciare. Era dopo pranzo ed ero nella mia cameretta quando sentì mio padre che in salotto esclamava qualcosa in maniera preoccupante, misi subito in pausa il videogioco di guerra aerea della PlayStation 1 e mi precipitai da lui. La televisione riportava le immagini in diretta da New York. L’immagine fissa. Una torre fumante e l’altra sullo sfondo. Non capivo bene cosa stesse avvenendo, credevo quasi di non aver messo in pausa il mio videogioco, invece era tutto vero. Un aereo di linea, un boeing 747 si era schiantato addosso a una delle torri più alta del mondo. Un incidente? Un guasto all’aereo che non era riuscito a fare un atterraggio di emergenza altrove? Di un attacco terroristico di tale portata non si immaginava neanche. La cronaca drammatica di quelle ore andò avanti, e purtroppo tutti ricordiamo come andò a finire.
Dopo la tragedia
La tragedia delle Torri Gemelle ha cambiato ognuno di noi, ha cambiato la società, ha cambiato il modo di vivere nostro e dei bambini che quel dramma l’hanno vissuto e lo ricordano, ma soprattutto coloro che non lo ricordano e non l’hanno visto in prima persona. Loro sono nati in un mondo in guerra, in cui il pericolo era il diverso, soprattutto se non occidentale. A diciotto anni dalla tragedia dell’11 settembre ancora questa situazione permane, con esigenze differenti vero, ma nel mezzo abbiamo affrontato due “missioni di pace” in cui si è fatta la guerra in Iraq e Afghanistan, paesi ancora non stabilizzati del tutto e ora stiamo affrontando una guerra di civiltà che forse non era di tale portata dal tempo delle crociate. Insomma una data che è passata alla storia e che segna di certo il confine tra un era e un’altra. Il mondo che abbiamo ora qui è un mondo tutt’altro che in equilibrio ma è pur vero che è l’unico che abbiamo e che dobbiamo in ogni modo e con ogni strumento cercare di preservare e migliorare.