Il Di Russo, il bar della mia adolescenza

Il Di Russo, il bar della mia adolescenza

3 Gennaio 2021 0 Di Emilio Andreoli

Il giro di Peppe, mitico struscio della Latina del tempo passato, aveva cinque“stazioni”: bar Poeta, bar del Corso, bar Mimì, bar Jolly e bar Di Russo,  quest’ultimo rappresentava il giro di boa, perché poi si tornava indietro per affrontare un nuovo giro. Una specie di via crucis, dove ragazzi e ragazze cercavano l’approccio con gli sguardi. Dopo alcuni giri le persone si fermavano nei cinque bar per una consumazione, o solo per far due chiacchiere con gli amici. Ma le frequentazioni erano diverse, al bar Poeta e al bar del Corso sostavano perlopiù anziani, al bar Mimì i professionisti, al Jolly i ragazzi alla moda e al Di Russo gli adolescenti. Ed è proprio di questo ultimo bar, del suo fondatore Silvio Di Russo, e della gioventù degli anni miei, che vi voglio raccontare.

 

Mi capita spesso, in questi tempi oscuri, di fare un giro con la macchina in Piazza della Libertà. La sera Latina è desolatamente vuota, come tutta la città, ma quel luogo rappresenta la mia gioventù e nel ripercorrere quel tratto di strada l’immaginazione vola inesorabilmente a fasti lontani, quando il lato est della piazza non riusciva a contenere tutti quei ragazzi e quelle ragazze. Quel fiume di gioventù, ai miei tempi, arrivava fino alla gelateria Polo Nord. Per intenderci, lato est è il bar Di Russo.

Sono talmente legato a quel luogo che certe volte vado di proposito a comprare le sigarette al Di Russo, per respirare un po’ di quell’aria dei tempi lontani. Ricordo addirittura quando entrai per la prima volta in quel bar. Era una domenica di inverno del 1973, avevo quattordici anni e andai nella saletta al piano superiore a prendere un the, insieme a un amico e delle amiche.

La mitica saletta da the del bar Di Russo disegnata, come il resto del bar, dall’architetto Parziale.

Frequentare la piazza significava essere diventati grandi, in effetti ero entrato solo nell’adolescenza, ma per me era una grande conquista. Anche perché lì c’erano i ragazzi più grandi, e a me piaceva frequentarli per ascoltare le storie che raccontavano della città. Credo che i primi sintomi della mia “malattia” per i racconti siano apparsi proprio in piazza della Libertà, ed è lì infatti che sentii parlare per la prima volta di “Biscotto” e di tutti quei ragazzi che avevano calcato la scena del giro di Peppe anni addietro, quando la gioventù di Latina era agli albori.

La domenica ricordo che quel tratto di piazza diventava un circuito, motorini, ma soprattutto moto, sfrecciavano a velocità folle. Si percorreva il lato della Banca d’Italia, poi a destra e ancora a destra per passare davanti al Polo Nord, poi a destra e di nuovo a destra per tornare in piazza davanti al Di Russo dove erano nate le sfide. Honda, Kawasaki, KTM, Yamaha, molte di queste modificate. Poi il piantone della prefettura, puntualmente, avvertiva i carabinieri, ma quando arrivavano era già troppo tardi, tutti spariti.

La storia di Silvio, il fondatore del bar Di Russo

Silvio Di Russo nasce a Formia nel 1934 è il terzo di sette figli. In tempo di guerra la famiglia si trasferisce a Sabaudia perché Formia è troppo vicina al fronte e i colpi di cannone che arrivano dal mare, dalla flotta americana, fanno paura. Silvio giovanissimo inizia a lavorare nel bar della piazza principale di Sabaudia, al bar Italia sotto i portici. Poi quando il padre riesce ad aprire un bar a Latina, in via Eugenio di Savoia, dove ora c’è la pizzeria Rusticanella, va a lavorare con lui.

Silvio Di Russo con la moglie Silvia

Purtroppo Erasmo si ammala ed è costretto a chiudere. Silvio si rimbocca le maniche e va a lavorare al bar Mimì, di Bruno e Alfonso Perrelli. Poi nel 1955, aiutato da un venditore di caffè apre il bar in Piazza della Libertà che confina con Pozzana, che ha una rivendita di biciclette e che fa angolo sotto i portici della piazza. Qualche tempo dopo Pozzana chiude il negozio e si trasferisce in Piazza San Marco dove possiede già l’officina. Silvio non ci pensa due volte e allarga il suo bar.

Inaugurazione del Bar Di Russo. Ultimo a dx, Silvio con accanto il sindaco Nino Corona.

Nel bar così grande Silvio ha la possibilità di avere anche un laboratorio per fare produzione propria di gelati, pasticceria e pizzeria. Mitiche le sue pizzette rosse tonde. Nel frattempo conosce una bella ragazza molto giovane che si chiama Silvia e nel 1964 si sposano, un anno dopo nascerà il loro primo figlio che chiameranno Erasmo, poi nasceranno Gianluca e Alessandro.

La saletta del bar Di Russo

Nel 1960 Silvio aprì anche una saletta di fronte al suo bar, che io ricordo bene perché l’ho frequentata molto dalla metà degli anni settanta, fino agli inizi dell’ottanta. Oltre al bigliardo c’era un tavolo da ping pong, un bigliardino e dei flipper. Non posso dimenticare i due pensionati che controllavano la saletta. Uno lo chiamavamo “carburatore” e l’altro si chiamava Adelmo che era claudicante ed era cieco ad un occhio, a causa delle ferite riportate in guerra.

 

Adelmo poverino lo facevamo impazzire, quando giocavamo a bigliardo con la stecca spostavamo indietro le lancette del grande orologio che stava in alto sulla parete. Gli rubavamo i minuti per giocare di più, e alla fine della serata quei minuti diventavano ore. Questo è quanto ho confessato a Erasmo, che ho incontrato e intervistato qualche giorno fa:

 

Tuo papà, quando frequentavo da ragazzo il bar mi metteva soggezione, in realtà che tipo era?

 È vero metteva soggezione, ma in realtà dietro quello sguardo arcigno nascondeva la sua tenerezza. Era una persona buona e aveva ottimi rapporti anche con tutti i suoi concorrenti

Ricordo di un barista che ha lavorato per tanti anni con voi, ma non ricordo più il suo nome

 Si chiamava Enzo Di Razza, ha lavorato con noi per trent’anni, morì poco prima di mio padre

Nel 1990 tuo padre aprì il bar al mercato del martedì, ora quella struttura è nel degrado più totale. Come andò quella storia?

 Il bar funzionava alla grande, il martedì si lavorava tantissimo, ma anche gli altri giorni lavoravamo molto. Poi ripararono il cancello del mercato perché da sempre era difettosa la serratura, e non ci diedero le chiavi. Le chiedemmo un’infinità di volte, ma quelle chiavi non arrivarono mai. Non si poteva lavorare solo il martedì e quindi decidemmo di lasciare

Adesso che clientela avete e che cosa è cambiato dai tempi di tuo papà?

 Adesso, a parte i clienti storici, abbiamo sempre gli adolescenti. Fortunatamente c’è stato un continuo ricambio generazionale, e continuiamo a essere un punto di riferimento per i giovani latinensi. Mio padre è morto venticinque anni fa, da allora abbiamo smesso di fare la produzione propria perché era diventata troppo complicata da gestire. Da qualche anno abbiamo aperto un punto scommesse Eurobet che va bene, a parte il periodo storico che stiamo vivendo

Silvia con il figlio Erasmo Di Russo

Silvio lo ricordo come un grande lavoratore, l’unica distrazione che si concedeva era una partitina a carte con gli amici, così come fece l’ultima sera, prima di essere colto da un malore improvviso e fatale il 19 giugno del 1995. Silvio con il suo bar ha contribuito a far socializzare tante generazioni. E se oggi vi racconto le storie della nostra città, lo devo anche a quel tempo della mia giovinezza passata tra i tavolini del bar Di Russo. Con piacere, ogni tanto, passo a prendere un pacchetto di Marlboro per rivedere me ragazzo e per un saluto a Silvia, che conserva intatta la sua gentilezza.

Ringrazio Silvia, Erasmo e i suoi fratelli Gianluca e Alessandro. Inoltre ringrazio Gino Bernardini prezioso testimone del tempo, quello del giro di Peppe.