Lungomare di Latina: dalla “Perla” ai chioschi

Lungomare di Latina: dalla “Perla” ai chioschi

12 Luglio 2019 2 Di Emilio Andreoli

Il lungomare di Latina era pieno di vita, fino a metà degli anni novanta. La sera non si poteva passare sui marciapiedi, talmente erano affollati. Per un gelato da Giacomino, bisognava fare una fila infinita, ma Il bar più frequentato era la “Perla del Lazio” stracolma di ragazzi, migrati dal “Giro di Peppe” per sfuggire all’afa opprimente della città. Oggi al mare, nelle serate estive, regna la desolazione. Insomma un luogo che poteva essere, ma che non è mai diventato.

Era fine anni cinquanta, quando finalmente unirono Latina al lido. Perché prima, per andare al mare, si doveva passare per Borgo Sabotino o per Borgo Grappa. Latina Capo Portiere divenne così la strada più trafficata, e diede modo a tutti di raggiungere il mare in pochi minuti.

Il periodo estivo, da giugno a settembre, lo trascorrevo al lido, nella casa di famiglia dove conservo i ricordi più belli della mia vita, dall’infanzia alla giovinezza. Ma io vi racconterò il periodo a cavallo tra l’adolescenza e la mia gioventù. Solo un accenno a quelli dell’infanzia: mi viene in mente una spiaggia immensa, dove giocavo felice sulla sabbia. Mio nonno che mi attrezzava l’amo con l’esca, per pescare le marmorette e mia nonna Esterina, che mi preparava memorabili colazioni e merende di cui avverto ancora il sapore, come il pane bagnato con lo zucchero, pane abbrustolito con olio e sale, e uova fritte.

Certo il nostro lungomare non era stato costruito con molto criterio, e a vedersi non si poteva dire che fosse bello. Però giuro che a me piaceva lo stesso, perché era pieno di vita. Camping e alberghi sempre pieni, non c’era una casa che non fosse affittata. La giornata si svolgeva così: la mattina tutto mare, sole, e lunghe passeggiate. I punti di riferimento erano gli stabilimenti balneari degli alberghi, dove si cercavano gli approcci per nuovi amori e nuove amicizie.

I venditori ambulanti si contavano sulle dita di una mano. Ricordo nitidamente un signore con i capelli bianchi e sempre abbronzatissimo, con un gran vocione che dal bagnasciuga gridava:

nocciole nocciole, girandole, noccioline, cocco bello cocco fresco”.

Poi c’era Orazio il tellinaro, lui era molto anziano, piccolo di statura con un rastrello che era più grande di lui, che portava legato alla sua bicicletta, ogni tanto lo slegava e si metteva a pescare le telline. C’era anche la famiglia Persichino, loro vendevano il pesce, che trasportavano su un carrettino.

Capo Portiere Hotel Tirreno

La sera, il luogo più frequentato si chiamava “La Perla del Lazio” e l’estate tutti i ragazzi di Latina si trasferivano lì. Che poi non era altro che un pergolato di cannucce sulla spiaggia con un jukebox, tavolini e sedie. Il bar era dall’altra parte della strada, che il cameriere attraversava in continuazione con il vassoio pieno di bibite.

A una certa ora, qualcuno decideva di andare in discoteca e la più gettonata del lungomare, era il “Noa Noa”. Quelli un po’ più grandi partivano per il Circeo, dove andavano a ballare nel locale più famoso dell’epoca: “la Bussola”. I più fortunati invece, si allontanavano in spiaggia con le nuove conquiste estive, complice il buio della sera.

In quegli anni ebbi modo di conoscere tantissimi ragazzi e ragazze. Molti venivano dal veneto, perché qui avevano i parenti, ma anche da Roma, dopo che avevano costruito a metà degli anni ‘70 il “Villaggio Giornalisti”, dai Castelli Romani, da Napoli, e addirittura qualcuno pure dall’estero.

La sera, il tratto più frequentato andava dalle attuali giostre, fino ad arrivare alla pizzeria Mergellina. Il marciapiede era così affollato che a volte, per camminare un po’ più veloci, si doveva sconfinare sulla strada. Anche Foce Verde era bazzicata, ma dai meno giovani. Capo Portiere invece era il luogo più tranquillo, frequentato da turisti d’albergo, ma l’Hotel Tirreno, l’Hotel Miramare e l’Hotel Fogliano di giorno, sulla spiaggia, diventavano un vero e proprio carnaio. Quelli della Latina più agiata preferivano il Tirreno.

Capo Portiere baracche dei pescatori 1971

Capo Portiere era caratteristico, oltre alla presenza degli hotel, anche per le baracche dei pescatori sulla spiaggia, che vendevano principalmente telline e vongole. Le loro barche, tirate in secca la sera, coloravano il bagnasciuga. Le baracche erano sempre piene di clienti ed era un punto di riferimento per tutti.

Insomma il nostro lungomare era brutto, ma più che vivo. Poi ad un certo punto arrivarono le ruspe sulle baracche dei pescatori e sulla mitica Perla. I ragazzi così persero il loro punto di ritrovo. Credo che da allora cominciò il declino di Latina Lido. Un’altra grande mazzata per il turismo, fu la chiusura di Rio Martino, che ospitava duemila barche. Seguì la chiusura dei camping che ospitavano, in estate, cinquemila persone.

Il colpo di grazia, qualche anno fa, con il senso unico reso necessario per la realizzazione di una pista ciclo pedonale, disegnata dal famoso architetto Paolo Portoghesi, che non serve a nessuno, perché nasce e muore dopo due chilometri. Se vi capita di andare al lido di sera, vi renderete conto che è di una desolazione infinita. Marciapiedi e bar vuoti, i cartelli più diffusi sono: “vendesi” e “affittasi”, anche per le attività commerciali. Giusto qualche chiosco che organizza qualche serata danzante, ma sul più bello, costretti a spegnere la musica, forse perché i cormorani si sono lamentati e non riescono a dormire dopo la mezzanotte… manco fossimo a Montecatini terme.

Cosa servirebbe? Un potente defibrillatore, per riportarlo in vita, oppure non ci resterà che l’estrema unzione.