
Covid 19/ “Attenti le guardie”, quel grido che ri…suona male
27 Aprile 2020“Esso la guardia, esso la guardia”, era il grido di noi bambini nel parco pubblico per “evitare le multe”. Eravamo bambini, forse anche eccessivamente vivace, e un “buon governo” non ci poteva fare certo del male. Quel grido non l’ho sentito più da tempo le guardie sono diventate polizia locale, paiono rambo che neanche quelli del Col Moschin reggono la presenza. La moto, se c’era una Guzzi monocilindrica che si annunciava come facevano i tamburi delle guardie del papa a caccia dei briganti. E noi non siamo più bambini ma cittadini, e anche i bambini sono più ordinati nonostante tutto.
Mi chiama un mio amico, uno di quelli dell’infanzia, e in questi giorni le cose tornano per la lentezza del mondo che ti riporta nel tuo mondo. “Ohi, Lidano ma lo sai che oggi ho risentito il nostro allarme “ecco le guardie”
La cosa non è banale, si è tornati a dove stavamo con uno Stato che non ci ferma se facciamo male, ma ci punisce perchè non comprendiamo il bene. Lo stato si fa pedagogico quando avevamo fatto tanto per farlo “autorevole”, “partecipato”, “consapevole”. Per il nostro bene la guardia ci tagliava il pallone, salvando così le aiuole del parco e le nostre ginocchia, ma nella “virtù ripristinata” spariva la felicità vissuta, sentita. Naturalmente l’unico che perdeva era il pallone ridotto a cuoio o plastica morta, inutile. Crescendo non siamo diventato meglio, ma abbiamo scritto sui muri “una risata vi seppellirà”, e visto che c’eravamo non abbiamo scritto “rivogliamo il pallone” ma “vogliamo la luna”. Ora, per la salute, non solo ci hanno tolto il pallone ma chiuso anche il parco.
Tutto si fa per il bene pubblico, ed in Italia da due mesi 60 milioni di persone stanno a casa senza manco reclamando, talvolta cantando
Tanto pe’ cantà
Pe’ fa quarche cosa
Non è gnente de straordinario
È robba der paese nostro
Che se po’ cantà pure senza voce
Basta ‘a salute
Quanno c’è ‘a salute c’è tutto
Basta ‘a salute e un par de scarpe nove
Poi girà tutto er monno
E m’a accompagno da me
Ecco la salute e cantiamo, dai balconi, ma resta quel grido nella mia testa “sso le guardie” allora era “peccato” giocare a pallone, ora “uscire” ed il signore ci ha fatto le gambe per muoverci. Tutto ha una ragione, ma mi posso permettere una preoccupazione, perchè quella felicità mancata l’abbiamo pagata cara, quella educazione non l’abbiamo capita e comunque rifiutata. Vorremmo uno Stato utile, ma non maestro, uno Stato convincente e non le sue guardie efficienti.
Mi scuserete ma vengo da quelli della rivolta e cercavo di salvare il pallone