
Latina, la città distante e il virus che esce di notte
22 Maggio 2020Ci è preso lo sconforto. La vita è fatta di file, di gente che non sa tanto bene “come andare”, che il dove andare non è più un problema per la voglia di muoverci per muoverci. I bimbi sono i meno stralunati, loro fanno esperienza di tutto, ricordano e crescono, crescono ricordando. I grandi, invece, cercano di riprodurre le felicità che hanno trovato. I bar sono club di uomini mascherate. La maschera è ingiusta verso i belli, che non vorrebbero nascondesi, sacrosanta per i brutti che si sentono più eguali. Si accennano strette di mano abortite con gomiti che si sfiorano in un gesticolare più da pennuto dei cartoon che da umano.
La gente è tornata ma diradata, distanziata. La barista acuta dice : “beh, qui nel centro storico siamo in “look down” da anni”. ha ragione, forse è stata proprio ideata con il “look down” di serie Latina. Costruita con le distanze sociali dentro. La gente si saluta ma non si riconosce, i politicamente corretti con modelli Mulino Bianco, sfoggiano bici, monopattini d’ordinanza fanno del centro un palcoscenico per indossare anche un dramma.
Si commenta la scelta pedagogica dei sindaci che hanno deciso che a mezzanotte e mezzo si torna a casa, per quelli come me sembra di sentire mamma (papà non osava mettere bocca) che concedeva la televisione fino alla fine di carosello… alle 21 tutti a nanna. Soprattutto i ragazzi che sono figli del loro tempo che li fa ardimentosi, immortali.
Tutto giusto, anche la paura è santa perché salva dalla temeraria incoscienza, ma? Sarebbe bello ricordare l’eccezionalità di una città intera che senza soldati armati, senza cacciatori di taglie è stata a casa, con dentro la paura di oggi per il male, ma anche di domani per il pane. Ora? Ora serve la coscienza non il tormento: se il male c’è non ha l’orologio, se il male è non preferisce chi si assembra col fresco da chi lo fa con il caldo. Il virus non discrimina tra pranzo e cena. Non è come la Befana che vien di notte con le scarpe tutte rotte.
Vedete la maschera che indossiamo a volte ci fa riproduttori irrazionali di paura, e non guardie razionali del pericolo.
La gente passa davanti l’edicola legge in fretta le locandine, sa che è sola in un chiacchiericcio di fondo su cose che non servono. Non ci si ammala per una birra oltretempo, non ci si salva per una dormita anticipata, ma si combatte nella responsabilità per tutta una giornata.
Sera sulla via Karl Johann, Edvard Munch (1892)