Enzo Pacchiarotti e quel panino che sapeva di poesia

Enzo Pacchiarotti e quel panino che sapeva di poesia

12 Luglio 2020 2 Di Emilio Andreoli

A Latina molte attività storiche che oggi non esistono più, sono rimaste nel cuore della gente. Lo sono rimaste perché dentro quelle botteghe, c’erano delle persone che si sono fatte amare per la loro passione nel fare le cose. E allora io vi voglio raccontare di un grande personaggio, che per fare le cose ci metteva anima e cuore. Il suo nome era Enzo Pacchiarotti, il poeta del panino…

 

Enzo Pacchiarotti si può dire che è stato il Mc di Latina, quando dalle nostre parti il Mc non era neanche un’idea. Nel 1970 Enzo ebbe l’intuizione di attrezzarsi e fare i panini su una fornacella, nel suo negozio in via Duca del Mare. Lo ricordo bene quel luogo, faceva parte del tour quotidiano, di quando ero ragazzo, insieme ai miei amici.

 

Certo per farsi fare un panino bisognava attendere il proprio turno, ma fare la fila da lui era un piacere, sia per la sua simpatia che per l’olfatto. Se chiudo gli occhi, avverto ancora quell’odore di carne arrostita e salse di tutti i tipi, che arrivavano da tutte le parti del mondo.

Interno norcineria salsamenteria Pacchiarotti

In quel panino Enzo ci metteva anima, cuore e anche poesia. Per noi ragazzi di allora, fino ai ragazzi degli anni ottanta, è stato il nostro punto di riferimento per lo spuntino, che non era necessariamente il panino con la salsiccia o con il wurstel. Aveva infatti inventato i “cazzetti d’angelo” che erano dei filetti di maiale avvolti in una rete, conditi con senape e una foglia d’alloro.

 

Mentre sto scrivendo di Pacchiarotti, giuro che fra un po’ svengo dalla fame, che non è semplice fame, ma è il ricordo di tutto quel bendidìo che mi sta provocando un senso di vuoto nello stomaco. Ma anche un senso di vuoto assoluto che avverto ogni giorno girando per la città, senza più i miei punti di riferimento. Adesso tutto è cambiato si parla solo di numeri, e quindi la qualità se ne è andata al diavolo e la vecchia Latina è sparita. Un bene, un male? Il mondo va così e non ci resta che accettare questa realtà.

 

Ma torniamo a Enzo Pacchiarotti e a quei panini che sapevano di poesia. Sì perché lui aveva l’abitudine di scrivere pensieri su una lavagnetta che esponeva fuori sul marciapiede, davanti al suo negozio. Una di queste recita fedelmente così:

 

Se tenghi un po’ de fame aretratella

Se tenghi un friccichetto d’acqua in gola

Se come dir si voglia ciai appetito

Oppure fa solo uno spuntino

La miglior cosa ar monno è sto PANINO

È bono, caldo e bello

È succulento e te rimanna a casa più contento

Dentro c’è tutto sano e genuino

Che te fa dì che splendido Panino

Tant’anni fa er Pacchia l’ha inventato

E ar monno non c’è nessuno che l’ha fregato

Tanti l’hanno cercato de scopiazza’

Ma er Pacchia è bono e resta sempre qua

Con il wurstel e condimento

Io vi faccio un complimento e ve lo vendo a solo £2.500

 

Ma chi era e da dove veniva Enzo Pacchiarotti?

Enzo Pacchiarotti nasce il 23 ottobre del 1933 a Velletri. A dodici anni, per fare esperienza, va a lavorare a Roma come garzone. In un locale nei pressi di piazza Bologna apprende la raffinatezza, ma poi va a lavorare a Trastevere, dove mette da parte la raffinatezza per un pubblico più popolare. E così la sua formazione è completa.

Dopo questa esperienza torna a Velletri, ma lavorare con il padre è impossibile per i vari conflitti generazionali. Il padre vorrebbe fargli aprire una macelleria, ma lui ha altre idee e si trasferisce a Latina nel 1957 a ventiquattro anni. Apre così una norcineria e salsamenteria insieme ai fratelli Tonino e Franco, quest’ultimo però nel 1963 prese un’altra strada. Inizialmente tratta solo prodotti suini e salse provenienti da tutto il mondo.

Enzo Pacchiarotti

I dipendenti della Sip, che lavorano accanto al suo negozio, iniziano a farsi preparare i panini da lui e dal fratello Tonino. Nel 1970 il primo esperimento, inizia a fare i panini per tutti. Successivamente in un viaggio in Germania gli viene l’idea dei wurstel, li condisce con delle salse di cui non rivela nulla e li mette su una griglia.

Il gioco è fatto, la gente che passeggia non può che accorrere verso quel profumo invitante che fa venire l’acquolina in bocca, e ti porta direttamente nel suo negozio. Tra l’altro è un intrattenitore eccezionale, sembra nato per la gente. Una di quelle persone amabili, con cui parleresti per un’intera giornata.

I suoi slogan preferiti sono:

Fidarsi è bene, ma Pacchiarotti è meglio

Oppure:

Sono caldi sono cotti salsicciotti Pacchiarotti

 

il mio incontro con il figlio Egisto

Ero al mercato coperto un paio di settimane fa, e il mio amico Mario Somma, ex calciatore ora commentatore sportivo, mi ha detto:

Emi’, lo sai di chi è figlio lui?” Indicandomi la persona.

Il padre era il Mc di Latina” Ha proseguito, e io prontamente ho risposto:

Il figlio di Pacchiarotti?” e Mario ha annuito.

Per uno come me che va sempre a caccia di storie non mi è sembrato vero. Gli ho detto subito di non allontanarsi che volevo parlargli. Pagata la spesa ho fatto due chiacchiere con lui e poi ci siamo incontrati qualche giorno dopo:

 

Mio padre ha amato profondamente il suo lavoro, per lui la qualità dei prodotti che vendeva era fondamentale. La carne l’andava a scegliere lui stesso con grande pignoleria. Ma era anche un appassionato di libri, leggeva tantissimo e amava le poesie, e ne scrisse diverse nei pochi ritagli di tempo che il lavoro gli consentiva. A noi quattro figli ci sconsigliò vivamente di non proseguire con l’attività, perché diceva che quel lavoro era molto sacrificante e ti lasciava poco tempo, quindi meglio studiare e seguire altri percorsi

Ma il segreto di quelle salsicce così buone qual’era” Gli domando.

Lui non lo diceva mai, come fossero degli ingredienti segreti. Ma io li voglio svelare in suo onore: sale, pepe, vino e aglio, su richiesta, peperoncino con finocchietto selvatico. Lo so, ti sembrerà strano, come lo è sembrato pure a me, l’ingrediente magico era la carne buona. Eppure, quando lui preparava gli ingredienti sembrava che stesse preparando l’elisir di lunga vita. A me piace pensare che lui avesse un ingrediente segreto che si è portato nella tomba, ma forse il vero ingrediente magico era l’amore e la passione con cui preparava ogni singola cosa che faceva.”

 

Il negozio Pacchiarotti chiuse nel 1996, e Enzo dedicò il resto della sua vita alla famiglia, alla lettura, la poesia e alla sua Roma, di cui era tifosissimo. Morì il 5 aprile del 2014 mentre dormiva. Mi piacerebbe una targa fuori quel negozio con su scritto: qui c’era Pacchiarotti che con i suoi panini ci ha reso tutti un po’ più felici. Anche questa è storia.

 

Ringrazio Egisto Pacchiarotti per la sua cortese disponibilità e Mario Somma per avermi fatto da gancio.