La giustizia se non è umana è un mostro senza testa

La giustizia se non è umana è un mostro senza testa

4 Agosto 2020 1 Di Lidano Grassucci

Il vero giusto è colui che si sente sempre a metà colpevole dei misfatti di tutti.

(Khalil Gibran)

 

Ci ho pensato tanto prima di scrivere questo pezzo, ma lo dovevo alla mia coscienza. Non amo i Savonarola, i 5 stelle e da bimbo, quando dovevamo scegliere, se essere guardie o ladri, io sceglievo i secondi puntualmente. Poi sapete sono erede di quelli che per i benpensanti erano i malfattori per gli ultimi i sacerdoti di una nuova umanità. Sto con Enzo Tortora, sto con i dubbi e difendo Caino per la libertà degli Abele di non trasformarsi in Caino.

Penso che la morale manifesta sia immoralità nascosta e la moralità l’hai dentro con te. L’altro giorno mi è giunta la notizia dell’arresto di Antonio Sciarretta di cui sono stato socio e direttore del giornale e della Tv di cui era parte, eravamo parte. Antonio ha 70 anni, non è un bambino. Non so che senso può avere la sua presenza in prigione, non so a che serve. La pena non deve mai essere… vendetta e rancore sociale. Ho letto cose brutte, di chi osannava e ora dimentica, in tanti lo chiamavano Antonio, oggi in troppi dicono “Antonio chi…” , io dico “ho conosciuto Antonio, e lo rivendico”

Sono garantista per tutti, amici ed avversari da sempre, perchè penso che la giustizia deve essere non rigorosa ma umana, perchè il rigore se non bagnato nell’umiltà della sofferenza può farsi cattivo ed è cattivo il male inutile, quello che non cambia le cose. Sono nato e cresciuto a Sezze e lì si dice: “Se era bono è gli nostro se è iscito malo è gli nostro uguale”. Si è amici sempre, nella buona e nella cattiva sorte e l’errore è di tutti, noi per primi.

Leggo, poi, sul giornale che Pino Simeone, consigliere regionale di Forza Italia,  è stato coinvolto su una storia di porti che risale a sei, dico sei anni fa, ma se quel che è accusato di aver fatto era male, perché si è taciuto per 6 anni. Se per sei anni non c’è stata lacrima perchè oggi l’accusa di aver procurato un pianto che nessuno, dico nessuno, ha visto?

E cosa è accaduto in questo tempo? Conosco Pino, non condivido le sue idee, ma è un gran lavoratore, uno scrupoloso e non capisco questo orologio che torna indietro, dopo sei anni se c’era del marcio avremmo sentito l’olezzo, invece qui ci dicono che puzza ma non sentiamo alcun odore. Qui su lui non si è pronunciato alcun giudice, ma l’accusa in ritardo è già condanna civile, mediatica, è già ricerca dell’untore. Perchè? Se fai politica devi aver barato, sei già colpevole, per definizione.

Essere giusti non è segnare il mondo con una striscia: buoni da un lato e cattivi dall’altro, ma è tener conto delle cose. E’ domandarsi: ma se ci fossi io, o fossi stato io al suo posto? Noi giornalisti facciamo rumore, è il nostro lavoro, ma dobbiamo avere la forza del dubbio e la virtù della umana comprensione e ricordare dell’umano che è negli altri e la vedetta uccide il vendicatore in una vita grama che è peggio che morire.

Un uomo a 70 anni fa il conto con la sua vita e risponde del male e del bene che ha fatto a se stesso, l’uomo agisce e risponde delle cose che fa ogni giorno, non alla storia.

La giustizia? Dovrebbe essere umana, ogni altro aggettivo che sostituisce l’umano è la descrizione di un mostro.