Latina: l’assassinio del teatro e il fastidio dei guitti ai “regolatori”

Latina: l’assassinio del teatro e il fastidio dei guitti ai “regolatori”

21 Agosto 2020 1 Di Lidano Grassucci

Nino Corona pensò che una città per essere tale aveva bisogno urgente, impellente di un teatro. Fu deriso, ma a che serve “sprecare” spazio alle case con un teatro che è sì una “casa” ma prevede che dentro ci si muovano persone, guardino persone e si coltivi il pensiero storto.

Finito il teatro comunale, decisero di “nasconderlo” mettendoci dentro non scuole di recitazione o di danza ma gli uffici del Comune. Come se a La Scala avessero deciso di metterci l’anagrafe. Al teatro non ci ha mai creduto nessuno qui va di moda non la commedia, ma l’urbanistica. Qui non si recita si cementifica, pure il capo è stato trasformato in un palazzo (Palazzo M). Chiunque arriva qui lo “palazzinano”.

Il teatro è stato mimetizzato da uno degli edifici del Comune, tra tanti, dava fastidio e lo hanno chiuso, sono sei anni. Lo hanno assassinato, ma chi è l’assassino? Povero Coletta, non possiamo dare la colpa a lui, fa il sindaco ma mica sa perché. I collaboratori? Ma cosa vuoi che sia un teatro luogo senza regole per loro che sono regole, e regole delle regole. I regolatori odiano le non regole del teatro e considerano Don Chisciotte uno da ricovero.

Che regola ha la lirica? Goldoni con ‘sta storia di Arlecchino che regola segue? E, diciamolo, gli attori mica so gente normale sono il contrario del “regolato” sono “irregolari”.  Le opposizioni? Fanno come fece Stalin con il Papa: ma quanti carrarmato ha questo Papa?” “Nessuno compagno Stalin”. Infatti non aveva i carri armati ma le anime e un Papa lo ha sconfitto. Parafrasando: ma quanti voti ha sto teatro? Neanche uno...

Tutti noi, siamo gli assassini del teatro, perché a noi i “matti”, i “trasgressivi”, gli “istrioni” non ci piacciono. Il teatro è chiuso per le prescrizioni dei vigili, l’unico caso nel mondo di teatro chiuso per un certificato. Come se l’esistenza di un bimbo fosse negata perché non ha il certificato di nascita ed è lì che sgambetta e vive.

Come ogni assassinio è una vicenda brutta, una vicenda a cui non frega nulla a nessuno perché contano i palazzi, non  contano le cose che fanno gli umani nei palazzi e gli umani stessi sono non esseri viventi, ma palazzi prossimo.

Qui hanno fatto diventare un palazzo un dittatore, a cosa vuoi che serva un teatro con guitti, donne che si mostrano, e pensieri storti.

Coletta? Ha l’attenuante di non sapere, ma gli altri sanno quello che non vogliono una città che pensa nelle piazze e nelle case.