Covid-19/Un mese di redenzione con il nuovo DPCM: facciamo la cosa giusta

Covid-19/Un mese di redenzione con il nuovo DPCM: facciamo la cosa giusta

4 Novembre 2020 0 Di Glenda Castrucci

Il nuovo Decreto Conte ci ha portati indietro in primavera, seppure con qualche libertà in più.
C’era da aspettarselo, ma si poteva evitare. Se Stato e cittadini fossero stati onesti e sinceri l’uno con gli altri, non dico che il virus sarebbe sparito così come si è materializzato, ma sicuramente sarebbe stato meno cattivo. É vergognoso pensare che gli uomini si comportino bene solo se sotto minaccia perché incapaci di sfruttare il buon senso, ed è vergognoso pensare che lo Stato minacci ma non agisca. Durante il primo lockdown l’Italia si è divisa in due gruppi: quelli che uscivano lo stesso perché “tanto le forze dell’ordine non ci sono”, e quelli che non uscivano perché “sennò mi fanno la multa”. Siamo stati in pochi a rimanere tappati in casa per paura e per rispetto, quindi c’è ben poco da lamentarsi se le cose non sono andate come tutti avevamo sperato.
Abbiamo davanti a noi un mese con il coprifuoco alle 22 (che è molto meglio di quello ipotizzato alle 18), un mese di chiusura anticipata di ristoranti e bar (mi auguro per loro che dal 3 dicembre tornino a lavorare come prima), un mese di blocchi regionali. Un mese per scacciare il mostro. Un mese per far capire agli ignoranti che tutto questo è reale, che ci credano o no, e che la mascherina va indossata e gli assembramenti evitati: perché i medici e gli infermieri stanno svolgendo il proprio lavoro, ma sono umani come tutti voi, e non meritano di diventare i vostri schiavi. Un mese di restrizioni scolastiche, e ancora una volta viene penalizzata l’istruzione in un paese che di istruzione ne ha bisogno come il pane. Un mese per redimersi dalla colpa di aver sbagliato, noi e loro. Un mese e poi possiamo addobbare l’albero di Natale, che un po’ di gioia e di leggerezza fan bene a tutti dopo quest’anno da cancellare.

Io spero perché la speranza è l’ultima a morire, ma temo perché chi di speranza vive disperato muore, che il 3 dicembre potremmo tornare tutti a sorridere, che al mattino i risvegli siano più raggianti ed il sonno nelle notti più sereno. Spero che questa volta tutti si impegnino combattendo su fronte comune, con forza d’animo e onestà, perché la furbizia non ha giovato prima e non gioverà nemmeno oggi. Spero in uno Stato più sincero, più concreto e più riflessivo. Spero in una tavolata rossa illuminata da candele, con mia nonna e i miei cari tutti intorno, a festeggiare in allegria la Vigilia di Natale.

Facciamo quest’ultimo sforzo, impegniamoci a rispettare le regole sebbene sia una gran rottura, e torniamo a vivere e a respirare come un anno fa.