Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: siamo forti, siamo donne

25 Novembre 2020 0 Di Glenda Castrucci

Si celebra oggi, 25 novembre 2020, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Da piccole ci insegnano a non dare confidenza agli sconosciuti, a non accettare caramelle dagli estranei, a non allontanarci troppo da mamma e papà quando siamo a passeggiare. Cresciamo, e ci pregano di non camminare da sole di notte, perché non si sa mai chi potremmo incontrare nel nostro cammino. Da grandi ci implorano di denunciare chi ci fa del male, di non avere paura e di avere fiducia nelle istituzioni, perché loro possono aiutarci e tenerci al sicuro. Viviamo in un ciclo continuo di raccomandazioni e di avvertimenti, perché la violenza sulle donne è cosa certa, che non smette e, forse, non smetterà mai di capitare.

Si comincia con una spinta, con uno schiaffo, e magari si pensa “ho esagerato, me lo merito”. Poi si passa alle percosse, quelle pesanti, che ti mandano in ospedale, e allora “sono caduta dalle scale”, “ho inciampato, sono una persona distratta”. Quando si entra nel loop e il nostro uomo, compagno, marito, fidanzato, ci promette che quella sarà l’ultima volta, che non sa cosa gli è preso, che è nervoso e stressato per il lavoro, che ci chiede scusa e ci implora di perdonarlo, arriva il “mi ha promesso che adesso basta, merita un’altra possibilità”. E così non se ne esce più. Non si finisce mai.

Chi è “fortunata”, invece di calci e pugni, è vittima “solo” di brutte parole, di vessazioni, di aggressività labiale, ma la violenza psicologica è pur sempre violenza, e ferisce tanto quanto una mano sul viso.

Le donne vittime di uomini cattivi non vedono l’ora che il marito vada al lavoro, che esca con i suoi amici, che la mandi da sola a fare la spesa, per respirare un po’, per stare tranquille. Spesso arrivano anche dei figli, con la speranza che magari davanti a loro le cose cambino, e invece niente anzi è ancora peggio.
La pandemia ci ha costretto a stare chiusi dentro casa, ha costretto queste donne a stare 24 ore al giorno tra le mura di una casa che si è trasformata in un inferno, lasciandole incatenate al proprio carnefice. Durante il lockdown il numero delle donne vittime di abusi e violenze è aumentato in maniera esponenziale. Di buono c’è che qualcuno lo aveva previsto, e ha avuto la decenza e la coscienza di fornire strumenti utili per denunciare gli accadimenti. Ma non è abbastanza. Nessuno li ferma questi uomini non uomini. Perché poi alla fine dei conti chi picchia una donna che uomo è? Chi uccide una donna che uomo è? Solamente una bestia infame.

Penso a quando andavo a scuola e le maestre insegnavano ai bambini che “una donna non si tocca nemmeno con un fiore”, e penso a quante altre maestre oggi lo insegnano alle nuove generazioni.
Sostengo fortemente il pensiero di alcuni psicologi e psichiatri, che con le loro teorie ravvisano che bisogna stare attenti ai segnali negativi sin da quando si è piccoli, perché se le stranezze non vengono tenute sotto controllo possono sfociare in situazioni più gravi. La mia professoressa di Criminologia diceva che “se c’è qualcosa che non va te ne accorgi subito”, e credo proprio che sia vero. La cattiveria non la domini, puoi solamente rinchiuderla in una scatola e bruciarla.

Il mio pensiero oggi va a tutte le donne vittime di abusi, di violente psicologiche e fisiche, e a tutte coloro che non ci sono più. A tutte le fidanzate storpiate in viso dall’acido, a tutte le ex mogli aggredite, a tutte le compagne massacrate.

Stiamo attente sempre, fidiamoci sì ma poco alla volta, guardiamoci intorno e troviamo il coraggio di denunciare chi ci fa del male. Siamo donne, più forti di noi non c’è nessuno.