Congresso del sindacato finanzieri e l’inviato Facilepenna

Congresso del sindacato finanzieri e l’inviato Facilepenna

15 Dicembre 2020 0 Di Fatto a Latina

Avvertenza per i lettori: articolo inadatto a chi non comprende i concetti di ironia e partecipazione democratica

 

Qualche tempo fa, come raccontai su questo giornale, mi capitò di ritrovarmi infiltrato in una manifestazione a Piazza di Monte Citorio. Era la manifestazione delle associazioni sindacali costituite dai militari italiani dopo la storica sentenza 120/2018 della Corte Costituzionale.

In quell’occasione, un centinaio tra carabinieri, finanzieri, marinai, avieri e soldati – sfidando una bufera di pioggia e le “veline minacciose” di qualche figlioccio di Bava Beccaris – manifestarono perché i parlamentari modificassero la legge che stanno per approvare sulla regolamentazione delle associazioni di categoria.

Da quello che ho potuto capire, i militi-sindacalisti sentono verso la legge in parola lo stesso afflato che un tifoso laziale può provare quando ascolta le note di Grazie Roma.

Allora, nonostante il mio magnifico travisamento, venni scoperto subito dai finanzieri del SILF, una delle sigle maggiormente rappresentative della GDF.

Non mi presero a legnate come avrebbe fatto, probabilmente e pure giustamente, il servizio d’ordine della FIOM, ma vollero anzi spiegarmi le loro motivazioni e mi invitarono al loro Primo Congresso Nazionale.

L’evento si è tenuto solo in via telematica tra l’11 ed il 12 dicembre ma vi assicuro che il I Congresso Nazionale del SILF non ha avuto nulla da invidiare ai congressi di partito e sindacato che ho visto dal vivo in passato.

Collegati con webcam e microfoni dalle loro abitazioni (a me hanno dato un codice e l’ho seguito da casa mia fumando Nostrano del Brenta e bevendo Lagavulin-16 Anni) c’erano circa cento delegati, frutto delle votazioni prodotte da decine e decine di congressi locali, provinciali e regionali

ed in rappresentanza di migliaia di iscritti (spalmati da Canicattì a Bolzano).

I tempi del Congresso sono stati, come nella migliore tradizione, biblici: venerdì 11 dalle  14  alle 19. Sabato 12 dalle 9 alle 20.45.

Esclusa la pausa-pranzo del sabato, ho contato tre pause-caffè di dieci minuti ognuna. Una cosa sovrumana. Questi sono stati incollati col sedere sulle loro poltrone a discutere e baccagliare per tutto il fine settimana.

E nessuno il pagava. Aggratisse. Usando quindi il loro tempo libero.

In un paio di casi qualcuno ha lasciato il suo microfono aperto ed ho sentito distintamente mogli sacramentare contro divinità ormai estinte e minacciare separazioni immediate. Una volta, anche il tecnico della piattaforma che gestiva i collegamenti lo ha fatto e tutti hanno scoperto che ha un’amica bella bionda cui confida i propri tormenti lavorativi e fisici.

Spero lo abbia consolato adeguatamente dell’indubbio stress cui è stato sottoposto, perché cento persone infervorate da gestire a distanza non sono uno scherzo.

Nel rispetto di ogni vera contesa congressuale, si sono contrapposte due tesi con propri documenti ed emendamenti da far votare ai delegati nazionali (dopo che erano stati presentati e discussi da tutti gli iscritti!) Uno dei punti su cui più si è acuito il confronto è stato il rapporto tra status militare e sindacalizzazione.

Tutti sono, ovvio, a favore della sindacalizzazione ma vista la (a loro dire) pessima legge che sta per essere approvata, ci si divide su come possa essere invertito il corso degli eventi.

 

La prima tesi, se ho ben capito diceva: “lottiamo subito con quello che abbiamo per allargare le maglie delle limitazioni che ci impongono e poi il da farsi in futuro si vedrà (intanto caso per caso agiamo nei tribunali se sarà necessario)”.

La seconda, invece: “sì, lottiamo con quello che abbiamo ma dato che la politica ha, nei fatti, detto che militarità e sindacati veri sono incompatibili, allora chiediamo di togliere a noi della GDF le stellette, tanto sono gli stessi politici che ci dicono da anni che siamo una polizia economico- finanziaria e, quindi, noi gli rammentiamo che possiamo funzionare benissimo come la Polizia di Stato.”.

Nel lungo dibattito ne sento di tutti i colori. C’è il vecchio eroe delle battaglie passate che si commuove ricordando chi non c’è più. C’è quello che cita Catone l’Uticense. Un altro, che somiglia a Pannofino, richiama l’intervento inziale di un avvocato della CGIL dicendo che è stato un contributo fondamentale, ma poi ammette di non ricordare cosa era davvero fondamentale “ha fatto un certo ..boh non ricordo” .

C’è persino chi accusa altri delegati di “estremismo”. Sobbalzo sulla sedia e mi cade il sigaro sul tappeto nuovo: Estremismo? Tra questi? Brutti scherzi fa la polemica…ma ci sta tutto in un congresso sindacale, tanto poi si ragiona e ci si rappacifica.

Uno dei più giovani, subito dopo, per sdrammatizzare ricorda la summa divisio tra massimalisti e riformisti ed io, socialista liberale, potessi lo abbraccerei.

C’è chi parla in tuta adidas ma sembra un avvocato per la perizia dei termini giuridici che adopera. C’è chi cuce, strappa e poi ricuce i rapporti via filo, mentre gli altri continuano a sfidarsi nell’agone dialettico.

Un toscano giustifica il suo cambio di posizione da una tesi all’altra: “dobbiamo capire che noi siamo anti-ciclici perché vogliamo costruire un sindacato in un periodo storico in cui le persone fuggono da partiti e sindacati.”

Un delegato elegantissimo e con accento napoletano diventa immaginifico: “ma vedrete che prima o poi saranno gli stati maggiori che ci toglieranno le stellette, non ci poniamo ora il problema!”

Alla fine, secondo l’intuizione di qualche vecchio volpone di fatti politici, si arriva ad un documento e direttivo unitario. Documento bello, articolato e serio. Nulla di sovversivo, anzi.

Il giorno seguente il Direttivo Nazionale eleggerà il Segretario Generale Nazionale.

Mi pare che questi vogliano costruire e non distruggere. Mi pare che amino la loro istituzione e la vogliano solo migliore e moderna. Commuovono pure un po' per il loro impegno ed i loro sogni.

Secondo me, legge o non legge, arriveranno a Roma, malgrado voi …. Li ringrazio perché, per qualche ora, mi sono sentito dalla parte giusta, da impenitente estremista

anti-ciclico quale sono sempre stato.

Davide Facilepenna