Buon Natale dal secolo scorso

Buon Natale dal secolo scorso

20 Dicembre 2020 0 Di Emilio Andreoli

Approfitto di queste colonne per fare gli auguri di buon Natale e buone feste a tutti voi che mi leggete. Certo questo Natale non sarà quello a cui eravamo abituati. Io che sono nato nel secolo scorso non avrei mai immaginato di passare il sessantunesimo natale chiuso in casa. Però bisogna essere positivi e guardare sempre il bicchiere mezzo pieno. Io, come tutti, in questo terribile 2020 ho avuto i miei momenti negativi, ho chiuso il mio negozio dopo oltre cinquant’anni, e non è stata psicologicamente una passeggiata. Però ho avuto anche dei momenti positivi, quelli di riprendere in mano il tempo perduto,  sia con la famiglia che con la mia passione, la scrittura. Ma non vi voglio annoiare e allora cercherò, a chi ha vissuto il Novecento come me, o a chi è nato negli anni 2000 come mia figlia, di farvi passeggiare indietro nel tempo, per farvi assaporare e conoscere qualche natale del secolo scorso.

 

Per Latina ho incontrato tante persone, ma anche sui social, che mi hanno fatto i complimenti per il lavoro che sto svolgendo per la ricostruzione storica dei personaggi, dei luoghi e dei periodi del nostro vissuto, Questo incitamento, in un momento così complicato, mi ha tanto aiutato ad andare avanti per il mio progetto, quello di realizzare un libro sui miei racconti. Sicuramente il progetto vedrà la luce il prossimo anno, anche perché in questo che sta per terminare non mi sembrava proprio il caso di pubblicarlo. I miei sono di origini campane e un po’ di scaramanzia mi è rimasta attaccata addosso.

Il Natale del novecento

I miei primi ricordi che ho del natale sono di un abete con palline rosse e lucine a intermittenza. Stava davanti l’hotel Europa, di fronte dove sono nato e cresciuto fino all’età di nove anni. Ricordo anche di un babbo natale che mio padre aveva nel suo negozio proprio lì sotto l’albergo. Credo fosse fatto di gesso ed era più alto di me, aveva un sacco dietro la schiena dove mio papà metteva dei pacchetti colorati. Sotto la barba bianca aveva un viso dolcissimo. L’immagine di quel babbo natale la porto sempre con me, con lui ogni anno che passava confrontavo la mia altezza.

L’abete davanti l’hotel Europa. ogni anno diventava un bellissimo albero di natale.

Nell’ottobre del 1968 ci trasferimmo ad abitare in Corso della Repubblica, e il 24 novembre mio padre inaugurò il negozio sotto i portici. Ricordo tutti i babbi natale sui prodotti esposti, ma quell’anno non furono delle feste spensierate e gioiose per la mia famiglia, perché due giorni dopo l’inaugurazione del negozio mio nonno morì.

Novembre 1968, interno negozio Andreoli hi-fi. Le ragazze sedute sono le sorelle Francesca e Angela Caon, e i babbi natale sui prodotti esposti.

Comunque il giorno che ho amato di più delle feste natalizie è stato quello dell’epifania, perché prima Babbo Natale a noi bambini non portava nulla, nessun dono. La regina era lei, la Befana, e il 6 gennaio per noi era pura felicità. Pista Polycar, macchinine Politoys, indiani e soldatini, questi erano i regali più ambiti di noi maschietti, mentre per le femminucce sicuramente la bambolina Barbie con tutti i suoi accessori, il suo ragazzo Ken e l’altra bambolina Skipper.

Latina piano piano si accendeva e ogni anno che passava le luminarie erano sempre maggiori. A Natale tutte le vie, negli anni settanta, erano illuminate a festa. Via Emanuele Filiberto, Corso Matteotti, Corso della Repubblica, via Diaz, via Duca del Mare, via Eugenio di Savoia, ma anche le vie meno principali del centro erano rallegrate con le lucine natalizie.

Nel periodo dell’adolescenza, per me il natale era lavorare, perché mio padre puntualmente mi infilava nel negozio e se mi allontanavo erano guai. I negozi erano addobbati e sbrilluccicanti, tappeti rossi lungo tutti i portici. Nel mese di dicembre, fino al 6 gennaio, lunghe file per comprare i regali che Babbo Natale e la Befana avrebbero portato a destinazione. C’è da considerare che dicembre valeva tre mesi di lavoro. Mio padre ogni natale chiamava il suo caro amico Aldo, maresciallo di polizia in pensione, che si metteva alla porta e controllava il flusso dei clienti, e a volte era costretto a chiudere a chiave per far smaltire la calca.

Con la legge del 5 marzo del 1977, sotto il governo Andreotti, vennero abolite ben sette festività, così avvenne il befanicidio e tolsero ai bambini la festa più amata. Ci fu quindi la consacrazione ufficiale e definitiva di Babbo Natale. Alla Standa, negli anni settanta, arrivò quello in carne e ossa per la felicità di tutti i bambini che facevano la fila per una foto.

Babbo Natale della Standa. Foto dall’archivio del gruppo fb “Sei di Latina se la ami” tratta da un post di Alessandro Di Marco

Latina splendeva di luce vera in quegli anni, l’economia girava e il natale era natale. Era il 1982 e ricordo il natale dei primi computer, il Commodore 64 e il Vic 20 e quello dei primi videogiochi della Mattel, ”l’Intellivision”, e quelli dell’Atari. Vendite irripetibili, come quelle degli anni novanta del “Canta tu” di Fiorello e dei cellulari, Micro Tac e Star Tac, della Motorola.

Il Natale degli anni 2000

Quando arrivarono gli anni 2000 eravamo tutti speranzosi e curiosi del nuovo millennio. I primi due anni non erano poi stati così male, il trend di crescita almeno nel mio settore era rimasto costante con l’uscita dei nuovi televisori a schermo piatto, ma Latina si stava spegnendo. La chiusura della Standa stava segnando il passo ad un ineluttabile destino. I bambini rimasero orfani di quel Babbo Natale tanto amato.

Poi è storia recente, le luminarie per le vie negli ultimi quindici anni le abbiamo pagate noi commercianti, finché abbiamo potuto, ma la crisi economica ha tolto luci e tappeti rossi. Quest’anno il comune ha messo delle bellissime luminarie nelle piazze, però rimane il buio nelle vie dello shopping e i negozianti, a cui non pensa nessuno, combattono una lotta contro un nemico invisibile che sembra invincibile.

È vero, ci sono le file per entrare in alcuni negozi, ma perché bisogna entrare uno alla volta, e allora ripenso a quelle feste di natale del secolo scorso, alla Befana e a quel Babbo Natale della Standa, ormai solo nei miei ricordi… insomma, tutta un’altra storia.

Buon Natale e buone festività a tutti, nella speranza di un Natale migliore per l’anno che verrà. 

Foto di copertina tratta dalla commedia “Natale in casa Cupiello” di Edoardo De Filippo