L’ultimo pranzo: l’oblio della zona rossa e la “vergogna” di mangiare. “Togli un posto a tavola altrimenti ti ammali anche tu”
23 Dicembre 2020Eppure cantavamo
Aggiungi un posto a tavola
che c’è un amico in più
se sposti un po’ la seggiola
stai comodo anche tu,
gli amici a questo servono
a stare in compagnia,
sorridi al nuovo ospite
non farlo andare via
dividi il companatico
raddoppia l’allegria
Johnny Dorelli (Trovajoli, Fiastri, Garinei, Giovannini – 1974)
Ma che sapore ha questa pasta al pomodoro? Arriva una puttanesca in piatti fondi, fondi, ma quando la rivedrò. Sono nato conoscendo il mondo in un ristorante che mi ci portò papà: da Battocchio a Sezze. Il ristoratore era amico di papà e avevano lavorato insieme a Milano e per questo la prima cosa che mi diedero da mangiare, al ristorante, fu una cotoletta alla milanese. Per me un viaggio non esotico, di più. Milano divenne la mia città elettiva ed ero già perso a Bassiano. Ma allora sapevo che avrei mangiato tante cose al ristorante, per mille e mille volte, non avemmo mai il senso della fine. Il ristorante era un conquista per sempre. Invece? Invece da domani questo sarà clandestino, questo sarà come l’acquavite ai tempi del proibizionismo quando il vino da “divino” divenne “criminale”, e anche il sangue di Cristo faceva male ed ora tocca al pane che del Cristo è corpo.
Non l’avrei mai detto, non lo ricorderò mai, la gente non ha certezza che la conquista del ristorante sarà domani, o dopo, o poco più più nel calendario.
Dio mio è l’ultimo pasto che si fa collettivo poi mangiare sarà come andare al bagno, una cosa da non condividere perché potrà far male.
L’ultimo pasto, vedo i locali occupati, i tavoli apparecchiati, le tovaglie stropicciate ma non sono più cose scontate. E’ l’ultimo pranzo, nell’ultima cena poi ci fu tradimento e morte, in questo ultimo pranzo immagino il risorgere e ora sogno una sera con la luna e me che ordino “una cotoletta alla milanese”, sarebbe come ricominciare a non aver paura di mangiare, a non vergognarci di mangiare.