Piero Di Trapano il calciatore della porta accanto

Piero Di Trapano il calciatore della porta accanto

24 Gennaio 2021 1 Di Emilio Andreoli

A Latina lo sport ha sempre dato delle belle soddisfazioni e ha prodotto anche grandi campioni, nel basket, nella pallavolo, nel canottaggio, nella scherma e addirittura nell’alpinismo con lo sfortunato Daniele Nardi, diventato, dove montagne non ce ne sono, uno dei più apprezzati alpinisti mondiali. Ma nello sport più amato? Nel calcio purtroppo una serie infinita di fallimenti, ma i tifosi, quelli veri, rimangono attaccati alla maglia neroazzurra, anche se ormai vivono di ricordi pure loro. In tutti questi dolori, alternati da momenti di gioia, c’è anche un lato poetico, quello legato ad alcuni giocatori che sono rimasti nel cuore di tutti, tra questi Piero Di Trapano, considerato un vero e proprio simbolo del calcio neroazzurro. Di lui cercherò di raccontarvi  più il lato umano  che quello tecnico.

 

Lo stadio di calcio del Latina iniziai a frequentarlo da ragazzino nei primi anni settanta, quando scavalcavo insieme ai miei amici il muro di cinta, che ora non esiste più, per andare a vedere la partita sul prato, lato via del Lido. A quei tempi la paghetta domenicale era di poche centinaia di lire, quindi, o stadio o cinema dei preti. Siccome al cinema era impossibile eludere il controllo della maschera, allo stadio era tutto più semplice. Quindi la domenica prima la partita e poi al cinema.

A quei tempi il mio idolo era Luciano Melloni, il regista della squadra. Un grande calciatore di rara eleganza sia dentro che fuori dal campo. Fu corteggiato anche dai club di serie A, ma la dirigenza del Latina non volle mai cederlo. Per vedere giocare un altro al suo livello bisognerà attendere i primi anni ottanta, quando un ragazzo con un gran fisico e il tocco alla Melloni approdò nella squadra del Latina. Quel ragazzo si chiamava Piero Di Trapano.

Piero Di Trapano, un setino innamorato di Latina

Piero Di Trapano nasce a Sezze il 22 luglio del 1962, già da bambino dimostra qualità calcistiche notevoli. Cresce nelle giovanili del Terracina, ma ben presto viene notato dai club di serie A e B. Ha solo diciassette anni quando debutta con la Pistoiese in serie B. Il ragazzo promette bene, ma lui soffre di nostalgia e quando il mister del Latina Giancarlo Sibilia lo vuole a tutti i costi a lui non sembra vero di tornare a casa, nonostante il Latina militi solo in serie D.

Da quel 1 luglio del 1983 per Piero, il Latina è stato solo amore. In quell’anno con il suo contributo la squadra guadagna la promozione in serie C, perché Piero è di un’altra categoria. Un centrocampista con le sue caratteristiche non ce ne sono in giro. Ma non voglio farvi perdere nel mondo del calcio, soprattutto a chi non lo ama o non lo conosce affatto. Perché Piero è stato molto di più di un calciatore, è stato l’amico che tutti vorrebbero avere per le grandi qualità umane che aveva.

Piero Di Trapano in un’azione di gioco con la maglia del Latina

I racconti degli amici e del mister Giancarlo Sibilia

Devo ammettere che era da tempo che avrei voluto raccontare di Piero Di Trapano, che conoscevo personalmente, perché oltre a vederlo allo stadio, lo incontravo in giro per la città, spesso al Bar Di Russo. Avevamo un paio di anni di differenza, lui era più giovane di me. Ci salutavamo sempre, qualche volta avevamo chiacchierato, ma nulla di più. Poi qualche settimana fa, per caso ho incontrato al mercato coperto Mario Somma, ex giocatore del Genova ed ex allenatore del Latina, che mi ha incitato a scrivere di Piero e quindi mi sono messo alla ricerca dei suoi amici.

Piero Di Trapano in piedi, terzo da dx, nella formazione titolare del Latina nella stagione 1983/84 serie C2

Il primo che ho contattato è stato un amico comune, Grazio Vegliante che mi ha messo poi in contatto con altri amici:

Grazio raccontami di Piero

Piero per me era un grande amico, una persona direi di altri tempi, corretto, leale, ingenuo a volte, timido, Piero era uno che sapeva ancora arrossire, umile e rispettoso. Già da ragazzo avrebbe potuto vantarsi, e guardare tutti con distacco, visto la carriera che stava facendo, invece era uno “tranquillo”, piedi per terra, attaccato alle cose vere. Amava il calcio, non si gioca fino a 40 anni se non lo ami, era rimasto un tifoso del Latina, abbiamo visto interi campionati insieme, quei campionati piccoli come quello attuale, ed era, come me, un gran tifoso dell’Inter. Per molti anni abbiamo condiviso le serate davanti alla tv, a casa mia, a vedere l’Inter , un piatto di pasta e via. Due giorni dopo l’ultima partita, vista insieme, ci siamo incontrati al solito “Baretto” e mi ha confidato dei forti dolori al ventre, io l’ho preso in giro perché due sere prima ci eravamo mangiati quasi mezzo chilo di carbonara in due. Dopo pochi giorni è entrato d’urgenza al Gemelli e non ne è più uscito. Era ironico, ti prendeva in giro ma col suo sorriso bonario e sincero, e non era possibile arrabbiarsi con lui. Piero è stato un grande, un grande amico, un grande uomo e un grande calciatore

Formazione titolare stagione 1990-91 serie C2 Piero Di Trapano in piedi terzo da dx

Vado al “Baretto” di via Ferrucci, come mi suggerisce Grazio e incontro Salvatore, a cui appena accenno il nome di Piero si emoziona e mi inizia a raccontare.

Piero veniva quasi ogni pomeriggio, qui al bar, dopo gli allenamenti. Lo avevo conosciuto perché andavo sempre in curva a vederlo giocare ed era l’idolo di tutti noi tifosi, perché si fermava e aveva parole per tutti, per cui diventammo amici. A lui piaceva giocare a carte ed era il momento che ci divertivamo di più, perché non voleva mai perdere. Andammo anche in vacanza insieme, in Kenya. Ricordo che quando la mattina facevamo la passeggiata in spiaggia, appena vedeva dei bambini giocare a pallone si metteva a giocare con loro, e dava spettacolo. I bambini restavano incantati a guardarlo. In dieci giorni divenne un idolo anche per loro

Nel frattempo è arrivato un altro amico, Daniele, e anche lui si emoziona nel ricordare Piero:

La cosa più bella era quando perdeva a giocare a carte, si arrabbiava tantissimo, ma sempre con educazione. Era una goduria fargli pagare il caffè, perché poi iniziavano gli sfottò. Gli dicevamo che si vedeva che era sezzese, e lui ci rideva su e mi diceva: “ma perché tu dove sei nato?” ovviamente sapeva che ero nato anch’io a Sezze e quindi finiva con una risata

Piero Di Trapano con la maglia del Frosinone, dall’espressione non sembra molto contento

Un altro suo grande amico è stato Gianni Molon che contatto al telefono:

Dopo che Piero smise di giocare facemmo un’associazione sportiva l’ASD Pro Latina calcio, avrebbe dovuto diventare un grande centro sportivo con una scuola calcio seguita da Piero e Luciano Melloni, i più talentuosi calciatori della storia del Latina calcio. Poi purtroppo una mattina lo accompagnai dal medico, suo ex compagno di squadra, Damiano Coletta. Gli fece fare una tac e il responso fu terribile, aveva pochi giorni di vita. Piero aveva una grande capacità, sapeva trattare con i bambini a cui insegnava il calcio, una pazienza infinita, quella che gli mancava con gli adulti, anche se tutti gli volevano bene. Solo lui è potuto andare a giocare con il Frosinone ed essere perdonato. La sua maglia, numero otto, è esposta allo stadio Francioni, in ricordo di un grande campione indimenticato dalla tifoseria neroazzurra

Una delle ultime immagini di Piero Di Trapano in veste di allenatore

Erasmo Di Russo mi conferma quanto detto dagli altri amici. Piero ha frequentato molto il suo bar e ne conserva un bel ricordo. L’ultimo che incontro telefonicamente è il mister Giancarlo Sibilia che ha il record di panchine nel latina calcio, trecentosessantanove.

Mister perché Piero con le sue grandi dote non è andato a giocare in serie A?

 “Perché Piero era attaccato a Latina e alla sua famiglia. Pensa che con lui mi scontrai subito perché non veniva nei ritiri che facevamo con la squadra. Poi però tra noi le cose migliorarono e divenne un rapporto stupendo. Lo portai anche in altre squadre che allenavo, ma dovevano sempre essere vicino a Latina, la squadra più lontana in cui giocò fu il Teramo.

A quale giocatore di serie A lo accomuneresti?

“Senza dubbio a Pirlo, per visione di gioco e per la qualità dei piedi. Piero era da serie A, un centrocampista perfetto, ma è stata una sua scelta fermarsi nella sua città e non andare oltre. È stato un leader silenzioso, un professionista esemplare anche quando scelse di andare a giocare nel Frosinone. Pure io avevo il contratto firmato per andare ad allenare i ciociari, ma il giorno prima rinunciai, non ce la feci”

Chi sono stati secondo te i giocatori simbolo del Latina

“Sicuramente Luciano Melloni, Piero Di Trapano e aggiungerei Gianfranco Mannarelli”  

 

Piero morì il 23 marzo del 2009, ma quando passo davanti al Bar Di Russo mi pare ancora di vederlo con la sua postura da calciatore, insieme a Massimetto Gianolla e il capo tifoso Ughetto Masullo che discutono dopo la loro partita a carte. Sono convinto che adesso stanno di nuovo insieme a prendersi in giro lassù.

Foto dall’archivio del gruppo Facebook “Storia del calcio laziale”