Angeli custodi da custodire

Angeli custodi da custodire

14 Maggio 2021 0 Di Lidano Grassucci

Se si vogliono tenere insieme polarità distinte come parola e silenzio, manifestazione e invisibile, l’angelo è la figura necessaria di questa rappresentazione

Massimo Cacciari

 

Angoli, angoli. L’anima dell’uomo è un mistero per se stesso. Si guardò allo specchio, si ritrovò con il suo volto che la guardava, sapeva che quello che vedeva non era la vista degli altri. Uno specchio antico lo aveva visto bimbo, uno specchio che il tempo aveva macchiato e faceva all’immagine bimba le bolle. Si guardava per cercare di capire come era, come era diventato. Si trovava divertente nel corso del gioco di questa vita, si era vestito del brillante di stare con la gente. Ma forse era altro tempo, angoli da dove guardare. Quasi sempre dagli angoli si vedono i demoni che investono gli astanti, neri e deliranti, fanno paura.

Quando sei in questo assurdo sguardo a te stesso devi credere negli angeli. Gli angeli non ci sono, va da se, gli angeli ci necessitano ma non possono stare qui, o stare da qualche altra parte, non ci sono e basta. Ma ci devi credere. Del resto dei demoni sei certo e hai la prova dello specchio quello con le bolle del tempo.

Per gli angeli devi qualcosa in più, devi fare un pensiero diverso, non maldestro, ma sicuro mancino. Il rumore è attutito dal cielo plumbeo di un maggio poco clemente, troppo distratto questo maggio.

Angoli, angoli con gli specchi dentro. Avevo paura da bambino, ero timido, ero chiuso, era timoroso anche del vento, che dico anche della brezza e al sole stringevo gli occhi, mi chiudevo con la chiave della mia testa che era un girare con le dita i capelli davanti, con ossessione quasi e tornavo in me, senza bisogno della scena. Allora decisero di “salvarmi” e mi spiegarono gli angeli. Mi raccontarono millanta storie perché sapevano che di quelle avevo fame, più del pane magro come ero, che mangiare mi veniva a fatica.

L’angelo custode. Fu una congiura perché anche a scuola il maestro mi parlò della stessa cosa. Tutti mi parlavano di una cosa che, oggettivamente, non c’era non poteva essere.

Le cose però ti rimangono dentro, come il bisogno del santo Graal, come la necessità che non sia tutto qua questo mondo. Sarebbe triste.

L’angelo lo accantonai restando in vita senza “custode” della custodita anima. Lo misi da parte. Ogni tanto spuntava per la mia curiosità razionalmente filosofica

L’angelo è metafora della capacità della mente di uscire dal cerchio chiuso del nostro orizzonte tridimensionale. L’angelo è rappresentazione. La sua funzione non è tanto quella di rivelare all’uomo ciò che è nascosto, di manifestare l’inattingibile, ma piuttosto di indicare l’inattingibile, di custodirlo

Massimo Cacciari

Uscire dal nostro orizzonte chiuso… io sono in un angolo per avere due lati chiusi e controllare l’unico aperto e l’angelo di lì passa. Aspetta, mi dico, non esiste come fa a passare?

“Se io fossi un angelo, non starei mai nelle processioni
nelle scatole dei presepi
Starei seduto fumando una Marlboro
al dolce fresco delle siepi.”

Lucio Dalla

Il volto mio allo specchio, l’angolo, e questo sentire il parlare fitto del silenzio. Ora ho la mia letterina, si l’angelo c’è a custodire non la malinconia, non il chiudere noi in noi stessi ma a far sentire l’io in grado di volare, di starci. Questo specchio ha meno bolle, questo angolo non ha pareti, ed io non mi sento l’affanno di non capire un intorno. Mi pare mi abbia sfiorato la mano, mi abbia sorriso, mi abbia salutato guardandomi in viso. Sono uno che non crede quasi a niente, smaliziato di ogni cosa già vissuta. Ma questa, parole di saggi vecchi che spiegandomi la ciliegia e la nespola, i fichi e le zucche per far bicchieri mi dicevano che li avevano visti, visti veri e anche toccati, ora ho capito cosa mi hanno insegnato gli angeli vengono tra la gente, ti sfiorano la mano, e si fanno anche parlare raccontandoti anche i loro guai come avessero bisogno di scoprire te quanto tu di farlo con loro. Angeli custodi da custodire.

Con rose di Normandia
O con fiori di ferrovia
Aggancia quel bell’angelo
Prima che voli via
Però madre che spavento
Però madre che tormento
Sognare nudi e crudi
In mezzo a questo via vai
Ivano Fossati 
Nella foto: San Matteo e l’angelo, Caravaggio