La lezione di Lucignolo

La lezione di Lucignolo

24 Giugno 2021 0 Di Lidano Grassucci

Di tanto in tanto dobbiamo saper leggere, ma non le sacre scritture o la letteratura russa ma noi, noi stessi. Vi parrà fuori luogo quello che dico, tipo mangiare l’avocado con la matriciana, ma ha un senso anche l’assurdo.

Mi guardo allo specchio e mi ritrovo, a dire il vero dovevo guardarmi anche ieri, ma ieri non ci avevo fatto caso, mi ero distratto da me stesso. Avevo riempito di altro questo semplice appuntamento, avevo pensato a che fare, a che dire, a come tormentare il mondo per alienarmi da me. Ciascuno a questo mondo si aspetta qualche cosa, prenota attenzioni che poi pretende, prescindendo dall’attenzionante. Pretende cose coerenti con una ragione che è falsa sempre alle emozioni, ed entri in questa spirale sentendoti come stordito, come in una dimensione che davanti allo specchio non ci sei.

Sono, siamo, destinati a stare qui davanti a questo specchio ma possiamo farlo per noi, e allora dobbiamo gestire e sentire il nostro silenzio, o farci progetti straordinari per stordirci della banalità quotidiana, che poi tanto banale non è già così come è.

Oggi lo specchio mi riportava facendomi leggere una libertà che resta pulita anche dal dovere di essere liberi. Una sensazione di me che non ho timore di toccarmi i capelli come facevo da bimbo, come faccio da uomo, per uscire da ogni cosa dalla via principale e dalla via traversa. Ora io davanti a me non sono sbagliato non sono giusto, sono. Ero in questa mia umana contraddizione che non voglio, non posso, non debbo aggiungere o togliere, ma seguire.

Ci sono saggi che saggiamente mi spiegano il meglio, malandrini che mi invitano al malamente. Sono Lucignolo, non Pinocchio, non la fata Turchina, non Mangiafuoco ma solo Lucignolo, con il suo avere la fantasia del gioco, la voglia di essere senza dover mostrare, dimostrare.

Lucignolo non pentito anche quando paga facendosi ciuco il suo gioco ed è più vivo dei bari, il gatto e la volpe, della troppo buona fata, ma anche della non accettazione di PInocchio di voler essere altro dal burattino che è, ma quando sarà bambino un poco gli mancherà l’essere stato burattino.

Dobbiamo riuscire a guardarci allo specchio dentro e a sentire le cose senza diventare monadi incapace di cute con fiori. Uno strano equilibrio in cui c’è sempre la possibilità di farsi male ma rischiando di star bene con se stessi.

E l’avocado con la matriciana? Bisogna rischiare il rigetto per scommettere su una cosa nuova e non ripetere la vecchia, se nella vita sei stato soldato l’anarchia diventa un ordine, se sei stato anarchico diventi un soldato insubordinato, ma…

ma se sei uomo, donna, vita trovi lo straordinario equilibrio di contraddirti, di non assomigliare a nessuno e per questo sei alla pari di ciascuno.

Mi guardo, mi riconosco, mi rado per essere e vado, vado, come sarà senza saperlo prima.

E la mia strada non era in una buca, profonda, in un eremo ma in un libro in cui nessuno era soddisfatto di se, tranne Lucignolo che stamane è apparso nel mio specchio.