Popolizio narra la caduta di Troia mentre Latina è vittima d’inganno
21 Luglio 2021All’Arena del Museo Cambellotti è andato di scena Massimo Popolizio, che ha narrato “La caduta di Troia” dal secondo libro dell’Eneide.
Voce stupenda e coinvolgente che, accompagnata dai suoni orientaleggianti di tre musici, ha fatto rivivere Enea ed il suo racconto dell’inganno equino con cui gli Achei entrarono in Ilio e la distrussero. Quindi ha raccontato i tempi dell’inganno e della distruzione, temi eterni come detto dallo stesso attore genovese. Magari è lo stesso inganno che ieri sera ha colto lo spettatore che ha avuto il coraggio (ben ripagato) di affrontare un testo impegnativo in una calda serata di luglio.
Inganno di trovarsi in una Città dove è tornato il Teatro (lodevole iniziativa la rassegna Milagro e merito, comunque, a chi l’ha organizzata e ideata). Poi però lo spettator cortese si è ricordato di essere passato, per arrivare all’Arena, di fronte al D’Annunzio che è ancora, tristemente, serrato. Ma non chiede più il motivo della serrata, perché tanto sa che gli sarà risposto che a breve il Teatro Comunale riaprirà e cha lui si lamenta a sproposito perché non comprende le dinamiche amministrative ed i problemi della burocrazia.
Inganno di vivere in un posto in cui il cambio di amministrazione ha portato, almeno, un miglioramento dei servizi minimi al cittadino. Solo che lo spettatore, una volta uscito dal Cambellotti, ha rivisto, come ogni Estate, i soliti sacchi della spazzatura ammassati nei punti di raccolta, mentre le scarpe gli si appiccicavano a terra per i liquami sparsi ovunque da pedoni e cani.
Ma non chiede nemmeno questo, perché sa che gli diranno che è colpa del cittadino incivile, oppure della società che gestisce il servizio o della Regione che non paga abbastanza la società che gestisce il servizio. Inganno che le inchieste giudiziarie degli anni passati abbiano risolto il problema dei rapporti impropri tra politica, imprenditori, professionisti e criminalità. Il malcapitato ha aperto il giornale di oggi ed ha letto che i capi o capetti dei partiti politici (di tutti i colori) sono coinvolti in nuove inchieste giudiziarie e che la città, al di là della conferma delle ipotesi delittuose, pare sia sempre in balia di “faccendieri de provincia senza arte nè parte” attraverso i quali bisogna passare per trovare lavoro, essere eletti o avere un appalto.
Come diavolo è possibile che politici navigati ed imprenditori di successo si continuino a rivolgere a certi personaggi?
Vorrebbe chiedere almeno questo. Vorrebbe chiedere conto degli aspetti politici di queste brutte storie ma ci rinuncia, perché tanto gli si dirà di avere fiducia nella magistratura ed attendere le sentenze (che vanno sempre rispettate ovvio).
Per carità nell’inganno si può pure vivere però, prima o poi, esperienza e storia ci dicono, arriva la realtà a batter cassa.
Per Troia la realtà è stata la distruzione, perché l’immane Cavallo non era un dono ma una macchina di morte.
Chissà se almeno dopo la fine della campagna elettorale (regno dell’inganno supremo) la classe dirigente tutta di questa Città (politici di maggioranza e opposizione, imprenditori, dirigenti pubblici, sindacati) vorrà farsi Omero ed
ascoltare una volta tanto i Laocoonte che lanciano frecce sulla macchina di morte, invece di lasciare che siano stritolati da Porcete e Caribea.
Davide FacilePenna