Lauro Marchetti, l’uomo di Ninfa

Lauro Marchetti, l’uomo di Ninfa

21 Novembre 2021 3 Di Emilio Andreoli
  1. C’era una volta una bellissima principessa di nome Ninfa che viveva in un castello circondato da piante e fiori, ma al di là di quella rigogliosa vegetazione regnava la palude infestata dalla malaria. Il papà di Ninfa decise di sconfiggerla per rendere quelle terre fertili, e allora chiese aiuto a due re confinanti, Martino e Moro. Disse loro che chi fosse riuscito a prosciugare la palude, avrebbe avuto sua figlia in sposa. Martino, dolce e buono, ce la mise tutta ingegnandosi per far defluire l’acqua, ma non vi riuscì. L’astuto Moro aspettò l’ultimo giorno e con un incantesimo prosciugò la palude. Ninfa, perdutamente innamorata di Martino, per non sposare Moro, si gettò nelle acque del lago e scomparve per sempre. C’è chi giura di aver visto la sua immagine riflessa nelle acque di quel lago e ancora oggi il fantasma di Ninfa si aggira, come un’anima in pena, nei giardini che portano il suo nome.

 

Vi ho appena accennato la leggenda di Ninfa, che io trovo terribilmente moderna. Quando in questi giorni me la sono riletta mi è venuta in mente la storia recente della ragazza pakistana, Saman Abbas, scomparsa e probabilmente uccisa dai genitori, perché volevano imporle un marito di loro piacimento, ma lei era innamorata di un altro ragazzo e non voleva cedere a quell’orribile sopruso. Una storia reale dal romanticismo letale. Forse la leggenda della Maga Circe rende un po’ di giustizia a Ninfa e a Saman.

A parte le leggende, Ninfa emana un fascino straordinario e io voglio raccontarvi dell’artefice di tanta bellezza, l’uomo che ha avuto cura di lei, e che l’ha portata in cima al mondo per la bellezza dei suoi giardini, lui si chiama Lauro Marchetti e vive proprio in una casa tra i ruderi di Ninfa. Qualche giorno fa ho avuto l’immenso piacere di incontrarlo e farmi raccontare un po’ della sua vita.

I ruderi della città di Ninfa, comune di Cisterna, provincia di Latina

È capitato per caso di conoscere Lauro, avevo accompagnato questa estate la mia amica Emanuela Gasbarroni per un convegno sul clima, all’interno dei giardini di Ninfa. In quell’occasione me lo ha presentato. Avevo sempre sentito parlare di lui e del suo grande impegno per quel luogo incantevole e incantato che lui custodisce sapientemente, ma di persona non lo avevo mai conosciuto. Non potevo lasciarmi sfuggire un’opportunità così ghiotta, a me che piacciono le storie umane del mio territorio.

L’incontro con Lauro Marchetti

È mezza mattina quando arrivo a Ninfa, c’è un bellissimo sole dopo le piogge del giorno precedente. Mi apre il cancello un gentile signore originario dello Sri Lanka di nome Seneca. Mi fa parcheggiare l’auto e mi da l’indicazione di come arrivare all’abitazione di Lauro. Mi avvio sulla stradina di brecciolino, non c’è nessuno perché Ninfa in questo periodo è aperto solo per le visite prenotate. L’autunno la sta dipingendo di nuovi colori e io mi sento privilegiato mentre godo lo spettacolo in solitudine. Avverto solo il rumore dei miei passi, mi guardo attorno e ogni tanto mi fermo ad ascoltare il silenzio della natura.

Riprendo il cammino e un centinaio di metri dopo, mi incanto a guardare l’acqua della sorgente, il suo fragore sembra una sinfonia. Se penso che qualche giorno prima ero in una corsia del pronto soccorso mi sembra di rinascere, la mia passeggiata odora di vita. Arrivo a destinazione in mezzo ai ruderi dell’antica città di Ninfa, Lauro mi accoglie sull’uscio della sua abitazione con un sorriso, il suo volto è il ritratto della serenità fatta uomo, una rarità ai tempi d’oggi. Vede che guardo incantato la torre sopra le nostre teste, e dopo i saluti esordisce:

In quella torre al primo piano vive il barbagianni e nell’ultimo il falco

Ci sono persone con le quali riesci subito ad entrare in empatia e la confidenza diviene una naturale conseguenza. Dopo un breve colloquio per conoscerci meglio, ma anche per spiegare quello che sto cercando di realizzare con i miei racconti per la città, mi fa accomodare nel suo accogliente salotto dove iniziamo la conversazione.

Dove sei nato Lauro?

Sono nato a Latina il 30 aprile del 1949, ma tengo a precisare che sono stato concepito a Imola, in Emilia Romagna, terra dei miei genitori. Sono l’ultimo di sei figli, arrivato dopo quattordici anni dalla penultima. Mio papà Sante, era amministratore generale della famiglia nobiliare dei Caetani, nominato cavaliere del lavoro direttamente da Benito Mussolini, mia mamma, Domenica invece, badava a tutta la famiglia

Mi hai detto che tuo padre era amministratore dei Caetani, ma come inizia la tua storia con loro?

 Tutto ebbe inizio a Tor Tre Ponti dove vivevamo. Venni investito da un’auto mentre attraversavo la strada, avevo sei anni. L’auto era guidata dal marito di una sorella di Domenico Pettinicchio, quello delle mozzarelle. Avevo una gamba spappolata. Quando Roffredo Caetani e la moglie Marguerite seppero del mio incidente, vennero a farmi visita. Da premettere che loro avevano due figli, Lelia e Camillo che però era morto in guerra. La mia fiaba inizia proprio da quel giorno. Marguerite vedendo le mie condizioni disse a mia mamma che avrebbero pensato loro a farmi operare dal miglior chirurgo in una famosa clinica romana. Mia mamma le chiese: “Perché fate tutto questo per noi?” Lei rispose che erano interessati a me. Mia mamma in quel momento rimase perplessa, ma poi pensò alla mia salute, se fossi stato operato dalle nostre parti sicuramente sarei rimasto invalido a una gamba

Caspita che tipo risoluto Marguerite

Sì, una donna straordinaria, proveniva da una ricchissima famiglia americana. Pensa che Giuseppe Ungaretti la definì la donna più intelligente che avesse mai conosciuto

Lelia Caetani (1913-1977) riposa nella cappella di famiglia nel cimitero del Verano a Roma

Bella questa storia, dimmi cosa accadde poi

Un giorno venne a trovarmi a casa Lelia Caetani per sincerarsi delle mie condizioni di salute. Lei era sposata, ma non aveva figli. Mi trovò a disegnare fiori, piante e volatili: “Se vieni da me ti insegno a dosare i colori” e io le risposi: “Va bene, ma dove?”,Dove crescono fiori, piante e tante specie di volatili, si chiama  Ninfa”. Quando arrivai lì rimasi incantato, quella fu la scintilla, vidi il paradiso”

 Voleva adottarti?

Venni adottato non ufficialmente. Lelia, principessa di Teano e il marito, Hubert Howard, ufficiale dell’intelligence inglese, divennero i miei precettori. Si occuparono della mia istruzione. Dopo aver frequentato ragioneria al Vittorio Veneto, feci  dei corsi altamente professionali  per la cura dei giardini, in Francia e in Inghilterra. Lelia e Hubert mi portarono a vedere i più bei giardini del mondo, anche privati, solo con loro avrei potuto accedervi. Anche quando andavo in crisi di ispirazione Lelia mi mandava all’estero per ritrovarmi

Come nasce il Giardino di Ninfa?

 Il Giardino di Ninfa nasce dal sentimento e dall’anima di un’artista, perché Lelia Caetani era una pittrice e quel giardino è l’espressione migliore dell’animo umano. Lelia era una donna di una sensibilità unica, lei mi ha insegnato l’accostamento dei colori e l’equilibrio cromatico, e tutto ciò si può vedere a Ninfa in primavera fino alla fine dell’estate, anche se è uno spettacolo pure in autunno

Ora parliamo un po’ di te, cosa hai ereditato da Lelia?

 Quando Lelia ormai malata mi volle vedere per l’ultima volta, mi diede sette bulbi di bucaneve indicandomi il luogo dove piantarli. Con quel gesto mi lasciò l’eredità spirituale di Ninfa. Morì l’11 gennaio del 1977, sul testamento scrisse che avrei potuto abitare tutta la vita a Ninfa prendendomene cura. Io da quel giorno ho dedicato tutta la mia vita a questo luogo, immaginando quello che avrebbe fatto lei. È stata la mia grande ispiratrice. L’anno successivo la sua morte, il marito realizzò la fondazione Roffredo Caetani e mi nominò segretario generale, lo sono stato fino al 2019 e ora ne sono soprintendente

Il Principe e la Principessa, Carlo e Diana, avevano una predilezione speciale per Ninfa

La chiacchierata continua all’esterno, mi spiega di alcune piante e della loro provenienza, perché nel Giardino di Ninfa molte provengono da altri continenti, e grazie al nostro clima si adattano perfettamente all’ambiente. Insomma Latina è accogliente anche nella flora. Poi mi mostra un gazebo con il tetto di paglia:

Sophia Loren e Lauro Marchetti a Ninfa (2001)

Qui sono venuti ad ispirarsi tutti i più grandi scrittori del Novecento, come Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e tanti altri. Ma non solo scrittori, sono venute anche molte personalità, attori, capi di stato, i reali del Belgio, Carlo e Diana. Quando smisi di andare all’estero, iniziarono a venire dagli altri giardini a guardare il nostro: da Sidney, Londra, Zurigo, San Pietroburgo, California… Con il Giardino di Ninfa abbiamo cercato di ricreare l’Eden, non riusciremo mai a tanto, però vogliamo arrivarci molto vicini

Anche Audrey Hepburn a Ninfa

Insomma, abbiamo il paradiso a due passi, ma Latina sembra essere distante anni luce. Eppure non sarebbe difficile mettere delle navette da Piazza del Popolo che portano a Ninfa, abbiamo tanti studenti universitari che vengono da tutta Italia, facciamogli conoscere le nostre bellezze. La mia visita a Ninfa si conclude con le parole di Lauro:

Il mio compito è stato, e lo è ancora, quello di trasmettere la conoscenza e l’amore verso Ninfa, il genius locis, ovvero, lo spirito del luogo

Io direi che Lauro ci è riuscito alla grande e se ne sono accorti anche al New York Times, che hanno valutato il Giardino di Ninfa tra i più belli del mondo. Di una cosa sono rammaricato, non aver visto l’immagine riflessa sul lago della bellissima Ninfa, ma tornerò e chissà… Ringrazio Lauro per le emozioni trasmesse, sperando a mia volta di trasmetterle a chi mi leggerà.