Il Regio Istituto Tecnico “Vittorio Veneto”, storia della prima scuola superiore di Littoria

Il Regio Istituto Tecnico “Vittorio Veneto”, storia della prima scuola superiore di Littoria

28 Novembre 2021 1 Di Emilio Andreoli

È il 18 dicembre del 1936, Littoria è tutta in agitazione, sta per arrivare il Capo del Governo Benito Mussolini, accompagnato da alcuni ministri, e si sa che quando arriva lui non si possono avere distrazioni. Fa freddo, ma il tempo è buono ed è già qualcosa. Littoria è stata inaugurata da quattro anni, sempre lo stesso giorno, e sta emettendo i primi vagiti. Dal 1934, e sempre il 18 dicembre, è anche capoluogo di provincia. Ma la nuova città necessita di molte cose, almeno di un tribunale e di una scuola superiore, perché gli studenti sono costretti ad arrivare fino a Velletri ogni mattina. Sono le 11:00, da lontano si vede un folto gruppo di persone che dal tribunale, appena inaugurato, marcia a passo svelto verso la nuova scuola. Al centro c’è il Duce che ha fretta di tornare a Roma. Taglia il nastro, fa un giro per la scuola, si sofferma nell’aula magna, guarda i murales che l’adornano e brontola qualcosa, ma non ha tempo per discutere. Nasce così il Regio Istituto “Vittorio Veneto” di Littoria.

18 dicembre 1936, il Duce taglia il nastro e inaugura il Regio Istituto Tecnico Vittorio Veneto

A Latina ci sono luoghi che raccontano una parte importante della nostra vita, i luoghi dell’adolescenza e della giovinezza. Luoghi che conservano l’anima di chi li ha vissuti. Potrebbero essere i bar, le vie, i portici, ma soprattutto le scuole… A volte basta fermarsi su una panchina e saper ascoltare i propri ricordi. Provate a chiudere gli occhi e sentirete il vociare degli amici di quel tempo, e non è nostalgia ma rivivere attimi della nostra beata gioventù. Ho nominato le scuole perché appartengono al periodo più bello della nostra vita, quello della leggerezza. Sono cose che vi ho già scritto, ma preferisco ribadirle per non dimenticarle.

Chi come me è nato tra la fine degli anni cinquanta e inizi sessanta ha potuto beneficiare di un’ampia scelta. Oltre al ragioneria, geometri, liceo classico e magistrale, già erano nati altri istituti con indirizzi diversi: liceo scientifico, liceo linguistico, l’istituto tecnico industriale, quello professionale, il segretaria d’azienda e l’istituto agrario. Sono convinto che ognuno mantiene nel cuore il ricordo della propria scuola. Io l’Istituto Tecnico Industriale Galileo Galilei”, scuola prevalentemente maschile. Per vedere le ragazze dovevamo svegliarci la mattina presto e andare davanti alle altre scuole, spesso in Viale Mazzini, davanti al classico e al ragioneria.

Passare davanti al Vittorio Veneto mi fa ancora effetto, mi riporta indietro nel tempo. E poi è così maestoso, sicuramente l’edificio scolastico più bello di Latina. Immagino i primi studenti degli anni trenta che fecero ingresso lì dentro, chissà la contentezza. Fino ad allora avevano fatto i pendolari a Velletri, unico luogo più vicino con le scuole superiori. Ma veniamo alla sua storia.

Scolaresca nel cortile interno del Vittorio Veneto

Il “Vittorio Veneto”, nascita di una scuola

Della nostra città, che è unica, ho avuto la possibilità di scrivere del primo bar, del primo ristorante, del primo pasticcere, del primo medico… piano piano tenterò di scrivere del primo di ogni tutto. Oggi vi racconterò della prima scuola superiore, anche se quella di Piazza Dante, è stata la prima in assoluto, nata nel 1932, ma solo per i bimbi delle elementari. Per le superiori bisognerà attendere altri quattro anni. Il 18 dicembre del 1936 si inaugura la scuola per ragionieri e geometri, il Regio Istituto Tecnico “Vittorio Veneto”. Ma non saranno solo i futuri ragionieri e geometri a studiare in quella scuola, come testimonia un alunno che nel 1939 entrò in quell’istituto come studente, Alvaro Morganti classe 1928:

Avevo finito le elementari quando iniziai il Ginnasio, perché le scuole medie non erano ancora state istituite. Tutte le mattine partivo in bicicletta da Borgo Bainsizza. Eravamo ospiti del Vittorio Veneto, come lo erano le magistrali, l’anno successivo arrivarono anche le scuole di avviamento, che oggi chiamiamo medie. Feci lì cinque anni di ginnasio e tre di liceo classico. La mia prima classe ricordo che era mista, poi gli studenti raddoppiarono e ci separarono, fecero una classe maschile e una femminile

L’affresco completo del Vittorio Veneto me lo da la ex prof Enrica Fiorletta. Da diversi anni ricopre la carica di Presidente dell’Associazione CulturaleVittorio Veneto”. Anche lei ha frequentato quell’istituto come studentessa del liceo classico, e poi come professoressa al ragioneria di Discipline Giuridiche ed Economiche:

Solo dopo qualche anno dalla suo inaugurazione il Vittorio Veneto divenne del tutto autonomo, perché i primi anni gli esami di maturità si facevano solo a Velletri. Poi iniziarono ad arrivare le iscrizioni da tutta la provincia, c’erano studenti che addirittura venivano da Formia. Negli anni cinquanta l’esplosione demografica della città mise in crisi l’istituto, vennero utilizzati pure i corridoi per far posto alle nuove classi. Ricordo che alcune confinavano con quelli del ragioneria, e noi studenti facevamo dei piccoli buchi per chiacchierare, anche se tra le due scuole c’era grande rivalità, ma alla fine eravamo tutti amici perché a Latina ci conoscevamo un po’ tutti

Quando il Vittorio Veneto rimase solo scuola per ragionieri?

 Il liceo classico si trasferì al Palazzo M nel 1958/1959, come anche le medie e le magistrali, mentre i geometri andarono via nel 1972. C’è da dire inoltre che tutti gli istituti di ragioneria della provincia nacquero come sedi distaccate del Vittorio Veneto

Oltre lo studio quali erano i momenti conviviali più belli tra voi studenti?

 Sicuramente le feste che si organizzavano cento giorni prima della maturità, in genere andavamo a ballare nella Casa del Contadino, ma quella più coinvolgente era la festa della matricola che si faceva tra marzo e aprile. Era per i ragazzi maturandi che si iscrivevano all’università. C’era una grande partecipazione cittadina, si girava per i negozi e si faceva la questua, devo dire che tutti contribuivano. E poi si sfilava per le vie della città, come una sorta di carnevale e i cittadini applaudivano al passaggio degli studenti. Poi la vera festa si faceva la sera, sempre alla Casa del Contadino che era uno dei pochi luoghi più ampi per poter accogliere tutti noi studenti

18 marzo 1954, festa della matricola tra le vie di Latina

Era una bella tradizione, perché oggi non si fa più?

 Allora c’erano anche alcuni professori che ci appoggiavano per continuare la tradizione. Oggi credo manchi quello spirito per organizzare un evento del genere, oltre che un luogo simbolo come lo era per noi ragazzi la Casa del Contadino

Enrica cosa mi dice di questa fondazione di cui lei è presidente?

 L’associazione la fondò il preside Domenico Berardi quando andò in pensione. Aveva passato una vita al Vittorio Veneto, e quindi nacque da quell’amore profondo che nutriva verso l’istituto. Con l’associazione si organizzano incontri culturali e sociali, ma anche gite nei borghi d’Italia. Però il momento più emozionante è l’incontro annuale tra gli studenti diplomati trent’anni prima. Ogni anno facciamo una ricerca per raggiungerli tutti. Alcuni vivono anche all’estero, ma quando li chiamiamo sono felicissimi di partecipare. Abbiamo avuto persone arrivate dal Belgio, Germania, nord Italia, ma anche dal resto del mondo, magari da Latina qualcuno non viene. L’incontro avviene ovviamente al Vittorio Veneto, ad accoglierli nell’aula magna la musica del professore di lettere Piergiorgio Enzoli. Poi le proiezioni dirette dalle professoresse Patrizia Tarantino e Amalia Di Giacomo, dopodiché la premiazione con delle pergamene ricordo, consegnate dai loro ex professori. Ed infine la cena al Ritrovo di Borgo Carso, perché i proprietari sono stati anch’essi alunni dell’istituto

Raduno ex alunni e prof organizzato dall’Associazione Culturale Vittorio Veneto

Lei è da tanti anni presidente dell’associazione, prima di lei chi c’era?

 Prima di me il presidente è stato l’indimenticato professore Sabino Vona, a cui dobbiamo la riscoperta degli affreschi dell’aula magna, coperti con una pittura giallo ocra dalla censura del dopoguerra. Solo la sua determinazione permise di riportarli alla luce. Riuscì a trovare i fondi necessari per il recupero e dopo qualche anno il suo sogno si realizzò. Se oggi possiamo vedere quegli affreschi è grazie a Sabino

uno degli affreschi riscoperti dal prof Sabino Vona nella seconda metà degli anni ’90

Ricordo che per qualche anno l’istituto rimase chiuso per ammodernare gli impianti. Come reagiste?

 Sì per un paio di anni rimase chiuso, e la scuola venne trasferita in viale Le Corbusier, ex istituto per i geometri, ma noi ci battemmo strenuamente conoscendo i tempi della politica. Avevamo paura di perderlo per sempre, alla fine ce lo hanno riconsegnato per la felicità di tutti, anche dei cittadini credo

Io ho un amico che è stato studente per tanti anni nel vostro istituto, forse quindici, vediamo se è preparata?

Sicuramente parliamo di Stefano De Simone, un’istituzione per il Vittorio Veneto

La chiacchierata con la prof Enrica Fiorletta si conclude qui, non mi resta che telefonare al mio amico Stefano De Simone, uno dei mitici piazzaroli di Piazza della Libertà. Il suo punto di riferimento era sotto il portico, lato Bar Di Russo per intenderci, dove c’era il mobilificio Taloni.

Stefano De Simone terzo da sx, insieme ad alcuni dei suoi amici in Piazza della Libertà

Stefano, in che anno sei entrato al Vittorio Veneto?

E chi se lo ricorda, forse nel 1961. Iniziai con i geometri, ma poi andai con i ragionieri

E l’anno in cui sei uscito te lo ricordi almeno?

Era il 1976, non potrei dimenticarlo, presi l’agognato diploma. Avevo quasi trent’anni

Come mai tutto questo tempo?

“Sinceramente a me non importava nulla, lo facevo solo per mia mamma che ci teneva tantissimo a quel diploma. L’estate andavo a lavorare all’Hotel Bologna di Latina Scalo dove mi guadagnavo qualcosa per l’inverno e poi in autunno tornavo a scuola. Mi sono divertito tantissimo, ricordo che ebbi molti professori miei ex compagni di classe. Una prof mi disse: “Sai ora mi dovresti dare del lei” e io scoppiai a ridere

Sui muri del Polo, quell’estate del 1976,  apparve la scritta “W Stefano ragioniere”.

Ringrazio la mia amica e prof del Vittorio Veneto Giusi Caddeo per l’aggancio con Enrica Fiorletta.

Foto di copertina gentilmente concessa da Massimiliano Vittori