Guido Gavazzi il primo barbiere di Littoria e il figlio Luigi, barbiere di Latina

Guido Gavazzi il primo barbiere di Littoria e il figlio Luigi, barbiere di Latina

23 Gennaio 2022 0 Di Emilio Andreoli

In questi due anni di scrittura, tra queste colonne, ho cercato di unire Littoria con Latina, due nomi dello stesso luogo che tanto hanno diviso. In molti miei racconti c’è questo passaggio, perché le persone arrivate a Littoria sono le stesse che hanno fatto crescere Latina. Ritengo che questo legame sia necessario per sentirci appartenenti alla nostra unica città. La storia che sto per raccontarvi inizia proprio da Littoria, da Piazza del Littorio, oggi Piazza del Popolo. Siamo nel 1933, la città è solamente accennata, a parte il bar non c’è ancora nulla, il commercio avviene solo nei mercati e mancano pure gli artigiani. Un barbiere di Cisterna capisce al volo che il futuro sta in quella piazza, appena costruita, e decide di aprire una barberia. Si chiama Guido Gavazzi e sarà il primo barbiere di Littoria.

Nelle città millenarie c’è sempre un prima del prima, impossibile stabilire quale attività sia nata prima di tutte le altre. A Roma, ad esempio, come si potrebbe stabilire quale sia stata la prima locanda, il primo ristorante o il primo barbiere? Se fossi nato altrove non so di cosa avrei potuto scrivere. Ma lasciamo da parte i miei interrogativi e concentriamoci sulla nostra città che ha avuto quattro nomi, dagli anni venti ad oggi, un record da Guinness dei primati. Da Quadrato si passò al nome di Littoria, dopo la guerra per alcuni mesi Latinia e infine Latina. Questo giusto per un ripasso sulla nostra breve storia che non tutti conoscono.

Oltre che raccontare cerco anche di immaginare, e quando scrivo è come se vedessi un film in bianco e nero. Riuscire a far immaginare chi mi legge è la soddisfazione più grande. Quindi proviamo ad immergerci in quella Littoria appena nata, tutta concentrata in una via appena accennata, Corso Vittorio Emanuele III (oggi Corso della Repubblica), e quella piazza dove svettano i trentadue metri della torre comunale. Trentadue non a caso, perché siamo nel ‘32. Le corriere vanno e vengono, quelle che partono sono semivuote e quelle che arrivano sono piene di persone. La città nuova si sta popolando e il rumore non è più solo quello dei cantieri.

Il vociare delle persone, il rumore di qualche auto e degli zoccoli dei cavalli, ma si avverte anche l’odore del caffè uscire dal Bar Poeta. Nel portico opposto lo sforbicio del primo barbiere di Littoria, Guido Gavazzi. All’interno della sua barberia, pare di sentirli mentre discutono di calcio e di belle donne, mentre un signore con il viso insaponato aspetta la rasatura, l’altro sulla poltroncina il taglio dei capelli e alcuni attendono in fila davanti la bottega… di politica meglio non parlare. Insomma la città appena inaugurata inizia a colorarsi di umano.

Guido Gavazzi da Cisterna

Guido Gavazzi nasce a Cisterna di Roma (oggi Cisterna di Latina) il 24 ottobre del 1886, come tanti in quell’epoca inizia a lavorare da bambino, ma non è soddisfatto di tutti quei lavoretti che gli capitano e a un certo punto si inventa barbiere e lo sa fare pure molto bene. Nei primi del Novecento parte per il servizio militare e viene spedito in una caserma in provincia di Mantova, a Poggiorusco, dove conosce Maria. Tra i due nasce l’amore e quando Guido finisce il periodo di leva si sposano e partono per Cisterna. Avranno cinque figli, il primo è Luigi e l’unica figlia femmina si chiamerà Cesira.

Dopo il primo conflitto mondiale ha l’opportunità di aprire una barberia a Roma in Piazza Santa Maria Maggiore, ma non è una passeggiata fare il pendolare. La moglie ogni tanto prende il calesse per fargli visita. Guido, stanco di fare avanti e indietro e preoccupato per quei viaggi in calesse della sua signora, chiude la sua bottega di Roma e la apre a Cisterna, dove la moglie ha preso in gestione una locanda. Il 18 dicembre 1932 inaugurano Littoria e ha l’intuizione di trasferire la sua barberia proprio in quella piazza che non è ancora del tutto terminata. Anche la moglie seguirà le sue orme, chiude la locanda a Cisterna e apre una pensione a trenta metri da Piazza XXIII Marzo (oggi Piazza della Libertà), che chiama “Bellavista” la prima della città.

Il giovane Luigi Gavazzi

Luigi Gavazzi il primogenito di Guido

Luigi Gavazzi, il primo figlio maschio di Guido, nasce a Cisterna il 18 luglio del 1920, già da bambino inizia a dare una mano al papà. Poi arriva la guerra e la chiamata alle armi, ma fortunatamente rimane in zona, a Nettuno. L’8 ottobre del 1943 con la firma dell’armistizio e lo scioglimento del suo reparto, Luigi torna a casa, solo per poco però, perché Littoria viene sfollata e i suoi genitori decidono di rifugiarsi a Poggiorusco dove ci sono i famigliari della mamma. Lì sembra tutto tranquillo, anzi Luigi ha trovato pure una fidanzata, Rita, una ragazza del luogo, ma è una calma apparente. Alcuni soldati tedeschi lo fermano e lo minacciano. Ha solo due soluzioni, o essere deportato in Germania, oppure arruolarsi nella Repubblica Sociale Italiana. Ovviamente sceglie la seconda.

Ma i guai non finiscono mai, quando dopo la guerra torna a Littoria, già sposato con Rita, viene segnalato da un suo vicino e fatto arrestare perché ha militato nell’esercito fascista della RSI. Rischia la fucilazione, ma grazie al comunicato del Comitato Nazionale di Liberazione di Bologna, in cui è scritto che Luigi Gavazzi non ha mai partecipato ad azioni di guerra, viene liberato. Inizia così per Luigi una nuova vita, tra l’altro il papà, dopo la guerra, decide di ritirarsi e lasciare a lui la conduzione della bottega appena restaurata, dopo le cannonate lanciate dalla flotta americana nello sbarco di Anzio.

Luigi Gavazzi al centro con accanto un suo lavorante e un cliente, davanti la barberia in Piazza del Popolo

Luigi ha una buona clientela, il lavoro va più che bene ed è diventato pure papà di due bimbe, Laura e Carla. Ma il destino è sempre in agguato, la moglie Rita si ammala e nel 1959 viene a mancare. Luigi si sposerà in seconde nozze con una ragazza molto più giovane di lui, Oneglia, figlia di coloni veneti che dopo l’epopea pontina emigrano in Brasile, per poi tornare a Latina alla fine degli anni cinquanta. Da lei avrà un figlio, Vinicio.

L’interno della barberia di Luigi Gavazzi

Vinicio, la terza generazione dei Gavazzi, non fa il barbiere

Vinicio Gavazzi è della mia stessa generazione, ma personalmente non ci eravamo mai conosciuti, solo amicizia virtuale attraverso i social. Essendo un cacciatore di storie seriale, mi aveva incuriosito un suo commento su Facebook. La potenza dei social è proprio questa, basta un click e sei in contatto con il mondo, così ci siamo incontrati.

Vinicio come mai non hai proseguito l’attività di tuo padre?

 Contrariamente a mio nonno, che volle il figlio accanto a lui quando ancora era ragazzino, mio padre fece l’opposto, voleva che studiassi. Erano cambiati i tempi, non voleva che mi sacrificassi in una bottega, perché così chiamava la sua barberia. Lo accontentai e mi laureai in legge per fare l’avvocato

Cosa ricordi di quel periodo?

Ricordo che i barbieri erano aperti la domenica mattina, e per noi la domenica veniva di lunedì, ma eravamo abituati. La particolarità era che si vestivano tutti a festa e anche mio padre, sotto il camice, indossava giacca e cravatta, ma prima di andare al lavoro passava sempre da Figini a comprare le pastarelle per il dopo pranzo domenicale, e poi attaccava con le barbe. La domenica le persone volevano radersi più che farsi tagliare i capelli. C’era addirittura chi faceva l’abbonamento trimestrale per le barbe

Che clientela aveva?

Aveva una buona clientela, considera che le funzioni pubbliche erano tutte nel centro storico di Latina. Ricordo in particolare Santino Palumbo, credo sia stato il suo più affezionato cliente, ogni mattina andava  da lui a farsi la barba

Come visse i suoi ultimi anni di attività?

 Mio padre era una persona moderna che sapeva guardare il futuro, nei primi anni ottanta aveva capito che il mestiere di semplice barbiere stava invecchiando e fu uno dei promotori e fondatori dell’Associazione Nazionale Acconciatori Maschili, nacquero così le scuole per i barbieri. Oggi nessuno può improvvisarsi barbiere se no hai il patentino e questo grazie anche a mio padre

Quando ha chiuso l’attività?

 Chiuse nel 1986. Dopo essere andato in pensione si dedicò alle sue passioni, la pesca e i suoi banani che aveva piantato nel giardino di casa, glieli aveva regalati suo suocero, erano arrivati dal Brasile. Nessuno avrebbe scommesso e invece uscirono bellissimi caschi di banane, per lui fu una grande soddisfazione

Guido Gavazzi morì il 16 aprile del 1963, la moglie Maria il 17 dicembre del 1978 e Luigi il 16 febbraio del 2011. Alcune curiosità: Cesira, sorella di Luigi, fu una delle modelle degli affreschi dell’Istituto TecnicoVittorio Veneto”. Un altro fratello, Vinicio, morì in guerra nel 1944 e Carlo fu un pilastro del basket pontino. Gli altri due fratelli, Umberto e Tito, sono viventi.

Bozzetto del pittore Attilio Ravaglia. La modella è Cesira Gavazzi, inserita in uno degli affreschi dell’aula magna del Vittorio veneto

Da bambino non amavo i barbieri, mi piacevano i capelli lunghi. A mia mamma dicevo: “Non mi portare dal barbiere che quello mi taglia le orecchie”. Poi quando divenni un po’ più grande e iniziarono a regalarmi i piccoli calendari profumati con le donnine senza veli… mi divennero più simpatici.

Ringrazio Vinicio Gavazzi per avermi messo a disposizione la storia e le immagini della sua famiglia.

 

In copertina Guido Gavazzi con il nipotino Vinicio e il figlio Luigi