Latina e quel dolce ricordo degli anni ’80

Latina e quel dolce ricordo degli anni ’80

24 Luglio 2022 1 Di Emilio Andreoli

Questa settimana non me la sono sentita di scrivere dei personaggi della mia città. Mi ha sconvolto la perdita improvvisa di un amico caro e non ho avuto voglia di dedicarmi alle storie che solitamente racconto. Però ho scritto lo stesso, a ruota libera, senza schemi. Mi sono lasciato cullare dai ricordi, quelli piacevoli, per combattere la malinconia che mi ha avvolto in questi giorni. Mi sono tornati in mente i migliori anni del secolo scorso, gli anni ottanta, quando Latina era più che viva e gli schizzetti annaffiavano il verde cittadino.

Questa non è un’analisi, o un paragone, per stabilire se ieri fosse meglio o peggio di oggi, è solo la fotografia dei miei ricordi e di un’epoca che a me è sembrata meravigliosa. Forse un po’ distorta dalla mia piena giovinezza. Scrivo per quelli che l’hanno vissuta, ma anche per chi non l’ha vissuta e per l’attuale gioventù, di cui percepisco il disagio che stanno attraversando, causato dal periodo più nefasto di questo ultimo ventennio e non solo. Le prossime righe non avranno un ordine temporale. Mi affiderò ai miei ricordi, come vengono, in maniera pure disordinata.

Anni ’80

Eppure in Italia il decennio degli anni ottanta non si apre sotto i migliori auspici, anzi: continuano gli anni di piombo iniziati nei primi anni settanta e si aggiungono tre fatti di estrema gravità. Il 27 giugno 1980 precipita nei cieli di Ustica un aereo della compagnia italiana Itavia. L’aereo, diretto da Bologna a Palermo, con 81 persone a bordo, esplode in volo. Non si saprà mai il motivo di quell’esplosione, probabilmente un missile.

L’ufficiale e pilota dell’Aeronautica Militare, Alessandro Marcucci di Latina, insieme a un suo collega, quella notte raccoglie la testimonianza del radarista che ammette la responsabilità: “Siamo stati noi a tirarlo giù”. Nel 1987 il radarista verrà trovato impiccato e l’ufficiale pontino Alessandro Marcucci nel 1992 precipiterà, mentre è in volo per avvistare incendi, senza poter esporre le prove raccolte per l’abbattimento dell’aereo nei cieli di Ustica. Le cause del suo incidente non saranno mai chiarite.

Il 2 agosto 1980 una bomba viene fatta esplodere nella stazione di Bologna. Ottantacinque persone perdono la vita. Si parla di terrorismo nero, vengono messe sotto la lente di ingrandimento diverse città italiane tra queste anche Latina. Invece il 23 novembre un devastante terremoto, in Irpinia, causa la morte di tremila persone. Con gli sfollati Latina dimostrerà, ancora una volta, la sua accoglienza. Molti di loro rimarranno a vivere nella nostra città.

Alessandro Marcucci il pilota di Latina dell’Aeronautica Militare che forse sapeva troppo sull’aereo esploso in volo a Ustica

La gioventù: a parte questo inizio decisamente controverso, Latina degli anni ottanta viveva una realtà diversa dalle altre città italiane. Era una città ancora in crescita, sia demografica che economica. I tantissimi giovani che affollavano le piazze e le vie, davano grande vitalità al centro storico. I giardinetti ben curati e le fontane funzionanti davano il benvenuto ai visitatori. Per le strade nessun odore nauseabondo usciva dai cassonetti. I miei amici romani, che avevano casa sul lungomare di Latina, spesso venivano anche nei fine settimana invernali. Chi per aver trovato l’amore, nei mesi estivi, e chi attratto dalla bella gioventù latinense.

Le discoteche più frequentate erano il Noa Noa, Felix, il Coliseum, Insomnia. Un po’ più lontano, lo Strass di Campoverde, l’Atlantis di Sabaudia e i blasonati locali del Circeo: Bussola, Stiva, Valentino, Chez Ninà e Nautilus. Per il ballo liscio: il Canneto di Borgo Sabotino e la Capannina. Poi tanti altri locali sparsi per la provincia. Il divertimento era per tutti, giovani e meno giovani. Per chi non amasse ballare, c’erano i tre cinema, Corso, Giacomini e Supercinema. Dalla metà degli anni ottanta, finalmente, anche il teatro. Ma ovunque andavi, alla fine della serata, quando tornavi a casa, eri costretto a togliere gli abiti impregnati di fumo e metterli all’aperto.

I ragazzi di Corso della Repubblica anni ’80, foto estrapolata da un video di Dario Bellini

Prima di uscire di casa, le classiche telefonate agli amici per organizzare le serate. Una volta fuori, se avevi dimenticato di chiamare qualcuno, c’erano le cabine telefoniche sparse per la città. Le più frequentate erano quelle della SIP di via IV Novembre, ma la privacy era zero, perché le persone in attesa erano così vicine che ascoltavano tutto. Se poi parlavi più del solito iniziavano a fare segno di stringere. Per avere più intimità, o fare delle interurbane, c’era la lussuosa e ovattata cabina dell’hotel Europa.

La cultura: a Latina, in quegli anni ottanta, si era creato un importante movimento di artisti. Nel centro della città vi erano diverse gallerie d’arte dove i pittori si incontravano, si confrontavano ed esponevano collettive. Il sabato non era difficile incrociare il maestro Emilio Greco, che passeggiava sotto i portici, per poi far visita alle gallerie in Corso della Repubblica. Con il teatro comunale D’annunzio e alle sue spalle il piccolo teatro Cafaro, Latina stava evolvendo: non più città colona, il fermento culturale la stava sdoganando dall’immagine di piccola città di provincia.

Il sassofonista Maurizio Zazzarini nel suo locale il Bird

Anche il livello musicale cresceva. I musicisti dei complessi degli anni sessanta avevano appeso al chiodo i propri strumenti musicali e si erano dedicati ad altro. Nascevano così le nuove band e nuovi locali dove poter ascoltare musica dal vivo, come il Leone Rosso in via Isonzo. Si scendevano le scalette e pareva di entrare in uno di quei locali americani dove si faceva musica sul serio. Molti avventori erano americani, provenivano dalla base NATO di Borgo Piave e la sera si rilassavano, con più di una bevuta, ascoltando la musica dei talentuosi musicisti di Latina.

Ricordo i miei coetanei e amici: Luca Velletri, Giorgio Raponi ed Erasmo Bencivenga, ma anche tanti altri musicisti che fecero esperienza in quella Latina sotterranea. Poi nel 1987 Latina divenne New Orleans con l’apertura di un locale rimasto nella storia, il Bird, soprannome del grande sassofonista e compositore statunitense di musica jazz, Charlie Parker. All’inaugurazione venne la vedova del musicista, scomparso nel 1955. Il sassofonista Maurizio Zazzarini fu l’artefice di quel meraviglioso locale, che poi negli anni novanta divenne discoteca, dove si ballava con musica dal vivo.

Il lavoro: Negli anni ottanta proseguiva la scia del decennio precedente, grazie alle industrie e al commercio, più che fiorente. Il lavoro a Latina non mancava. In estate c’era poi la possibilità, per i ragazzi, di fare lavori stagionali che rendevano bene. Molti andavano a raccogliere i cocomeri, lavoro durissimo, ma ben retribuito. Oppure allo zuccherificio per la lavorazione delle barbabietole da zucchero. In autunno c’era poi la vendemmia.

Lo zuccherificio di Latina Scalo che diede tanto lavoro estivo ai giovani di Latina

Le attività: c’erano tutte le attività storiche nate prima o subito dopo la guerra. Erano ancora lontani i tempi dei Franchising e della grande distribuzione. Se volevi mangiare un panino super, dovevi andare da Pacchiarotti. La notte, per i cornetti e la mitica pizza, si andava da Cepollaro. A Latina non c’era una serranda abbassata, neanche in periferia. Durante la settimana, solo qualche bar rimaneva aperto fino a tardi. I cinema erano i luoghi più frequentati.

Lo sport: per il calcio tante delusioni e poche gioie, nel basket le cose andavano meglio. Latina in quegli anni ospitava la nazionale di tennis femminile al Tennis Club Nascosa. L’allenatore Massimo Di Domenico, che conoscevo molto bene, alloggiava all’hotel Europa e spesso passava nel mio negozio perché grande appassionato di musica.

Indimenticabili i festeggiamenti nell’82 per la vittoria dei mondiali di calcio della nazionale italiana. Tra quei calciatori, due erano passati per la nostra città. Bruno Conti nel COS e Alessandro Altobelli nella squadra del Latina calcio, dove gli avevano affibbiato, per la sua magrezza, il soprannome “Spillo”.

Il campo profughi: il 9 novembre del 1989 venne abbattuto il muro di Berlino e Latina diede l’addio al Campo Profughi. Luogo che ha rappresentato la libertà per i tantissimi profughi dell’Est, ma anche la speranza agli sfollati della seconda guerra mondiale. Quell’evento storico chiuderà il decennio, quello degli anni ’80, che certamente non sono stati solo rose e fiori. Molti amici di quel tempo li ho perduti o si sono persi.

Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma ci vorrebbero più puntate. In queste poche righe ho cercato di sintetizzare i miei ricordi, di raccontare una città viva e che oggi vedo spenta e rassegnata. Latina ha bisogno di amore e non di rancore… Ogni riferimento a fatti realmente accaduti non è puramente casuale, ma fortemente voluto.

Foto di copertina: 66° giro d’Italia, 20 maggio 1983, scattata da Carlo Montefusco