Antonio Valle, Tony il King

Antonio Valle, Tony il King

7 Agosto 2022 1 Di Emilio Andreoli

Tra l’XI e il XVI secolo l’Italia era stata la regina della moda, poi lo scettro passò ai francesi. Bisognerà attendere qualche secolo, la metà del novecento, per la rinascita della moda italiana. Ma proprio negli anni cinquanta arriva da oltreoceano la moda dei ribelli americani: jeans, t-shirt e giubbino. A lanciarla James Dean nel film “Gioventù bruciata”. In realtà la traduzione originale era “Ribelli senza causa”, ma il film non avrebbe avuto lo stesso successo con quel titolo. Le vere tendenze però, le porteranno gli stilisti italiani dal 1958 in poi, quando Milano diverrà la capitale della moda. All’inizio degli anni settanta, a Latina, piccola città di provincia, riuscirà a portare le tendenze di quel momento storico, un ragazzo di ventotto anni con l’apertura del suo negozio: “King and Queen”. Il suo nome è Antonio Valle, ma poi lo chiameranno tutti Tony il King.

A Latina fino agli anni sessanta nessuno pensava alla moda. La domenica tutti in giacca e cravatta, durante la settimana vestiti da lavoro. Si compravano le stoffe e poi i sarti, o le sarte, ti cucivano il vestito addosso. Il negozio più fornito era quello di Achille Porfiri, ma anche altri erano ben forniti, come Piccinato, alle case popolari, o Bisi in via Diaz. Ma il cambiamento era in atto, i vestiti confezionati stavano prendendo il sopravvento. Tra i ragazzi, il primo a portare le nuove tendenze della moda a Latina, alla fine degli anni sessanta, fu Francesco Porzi (Biscotto). Era un fotomodello e gli risultava facile avere capi firmati. I giovani lo ammiravano e cercavano di imitarlo.

Latina si stava trasformando, e i giovani che erano la maggioranza della popolazione, giocavano un ruolo fondamentale in quella trasformazione. Il boom economico stava lasciando il segno e la musica era cambiata, c’erano i Beatles e i Rolling Stones. Oltre al lavoro stavano scoprendo il divertimento. Le prime discoteche e il nuovo modo di vestirsi, che per quei tempi era rivoluzionario. Le ragazze in minigonna e i ragazzi in jeans, maglietta e giubbino, come James Dean. Tra i primi a percepire che dietro quel fermento ci fosse un grande business fu Antonio Valle. Il suo negozio, “King and Queen”, divenne storia e lui Tony il King.

Il logo del negozio King and Queen. Foto di Antonio Rossetti

Il suo negozio era molto vicino a quello di mio padre, dovevo solo svoltare l’angolo di Corso della Repubblica e percorrere alcune decine di metri di via Carlo Alberto. Ero adolescente, quando comprai il mio primo jeans da Tony, ricordo ancora la marca, “Saoas”. Erano a vita bassa, stretti fino al ginocchio e poi scampanati, a zampa di elefante, che coprivano le scarpe rigorosamente a punta. Nel suo negozio c’era sempre la fila, ma lui era un grande venditore, sapeva consigliarti al meglio in pochi secondi, gli bastava un’occhiata.

La storia di Antonio Valle e del suo negozio “King and Queen”

Antonio Valle nasce a Roma l’11 maggio del 1944, quando la guerra sta per terminare. Figlio del romano Pio e della cisternese Irma. Dopo la guerra sfollano all’ex 82 (oggi facoltà di economia e commercio). Il papà Pio fa il tipografo nella tipografia Ferrazza e nel 1950 ottiene un appartamento alle case popolari, in via Carlo D’Azeglio, denominate “dei senza tetto” perché al posto del tetto hanno il terrazzo. Antonio dopo la quinta elementare frequenta l’avviamento, ma per poco perché non è un ragazzino tranquillo. Un professore lo schiaffeggia e lui reagisce con un pugno. Per la sua reazione viene espulso dalla scuola.

UN giovanissimo Antonio Valle  con il ciuffo alla Little Tony

Il suo primo lavoro lo trova in una barberia vicino le poste, dal barbiere Gennarino. Cerca di imparare il mestiere, ma dopo un anno lascia perché quel lavoro proprio non gli piace, troppo statico e noioso per uno che sente la dinamite sotto i piedi. Trova subito un’altra occupazione da Antonio Petruccelli, venditore di scarpe che fa i mercati. Lì impara l’arte del vendere. Petruccelli lo porta spesso a casa per il pranzo e lui è felice perché nella sua famiglia non c’è tutto quel ben di Dio da mangiare. La madre per arrotondare lo stipendio del marito affitta spesso una delle camere dell’appartamento.

Nel 1960 cambia ancora e va a lavorare nel negozio di tessuti e abbigliamento della famiglia Bisi, in via Diaz. Si trova subito a suo agio, scopre che quello è il suo mondo. Consigliare il cliente è il suo forte. Il ragazzo ha gusto e sa abbinare i capi di abbigliamento. Dieci anni di quel lavoro gli fanno acquisire esperienza e consapevolezza sulle sue doti di venditore. Nel frattempo conosce Ezio Pontesilli (bar Ezio) che si accorge delle sue capacità e gli propone di entrare in società. Per due anni Antonio vende dentro casa. Ezio, ormai suo socio, grazie alle sue tante conoscenze, gli porta molti clienti.

Antonio Valle quando ormai era diventato per tutti Tony il King

Nel 1970 si libera una bottega in via Carlo Alberto, perché il parrucchiere Tonino si trasferisce in un appartamento lì di fronte. Ezio e Antonio non ci pensano molto e decidono di aprire il loro negozio. Ezio è il socio finanziatore e ad Antonio spetta la parte pratica, acquisti e vendite. Nel 1972 il locale è pronto. Il negozio è arredato in stile inglese da un grande architetto. Al centro dello spazio espositivo svetta un lampadario con mille lampadine. Data l’impronta british decide di chiamarlo “King and Queen”. Un negozio che diverrà un’icona per i giovani di Latina.

Antonio ha imparato a conoscere i gusti della gioventù latinense e con le sue intuizioni riesce sempre ad anticipare i tempi. Vende cose particolari e impensabili, fino a qualche anno addietro. Tony va direttamente nei diversi laboratori di sartoria a scegliere i capi di abbigliamento e il suo buon gusto non tradisce mai. I ragazzi e le ragazze che frequentano il suo negozio non sono unicamente di Latina, ma provengono da tutta la provincia e addirittura da Roma. Nei fine settimana molti romani passano nel centro della città per andare al Circeo, e con il passaparola hanno scoperto il King.

Moda anni ’70
nella foto: da sx Maurizio Mangoni, io, Andrea Viccione, Andrea Bernabucci, e mia sorella Vanda

L’incontro con Tony il King

Le storie che racconto mi appassionano tutte, altrimenti non le scriverei. Quelle inerenti alle attività storiche, però, mi coinvolgono in maniera profonda e non è difficile capire il perché. Quando vedo un’attività storica chiudere è un dolore che si rinnova, la mia è una ferita ancora aperta… ma piano piano si rimarginerà e rimarranno solo bei ricordi di un tempo fantastico, almeno per il commercio.

Ma veniamo al King, che avrà sicuramente le mie stesse sensazioni. lo incontro in via Calatafimi, nell’ufficio della palestra del figlio Mirko “My Olimpia”. Il piglio è quello di sempre: mente sveglia e voglia di chiacchierare. Il timbro della sua voce non è cambiato: se chiudo gli occhi sembra di essere tornato indietro di cinquant’anni, e di stare dentro “King and Queen”… magari!

Tony, il tuo negozio è stato un punto di riferimento importante per tante generazioni. Il segreto di quel successo?

 La mia energia sicuramente. Ero instancabile, considera che dormivo solo due ore a notte, ero sempre fuori. La mattina presto andavo per i laboratori di sartoria a scegliere cosa vendere, e poi di corsa al negozio. Considera che per i primi tre mesi di vita di mio figlio Mirko, lo avrò visto sveglio solo pochi minuti perché quando tornavo a casa già dormiva

Quali erano i capi di abbigliamento che andavano per la maggiore negli anni settanta?

Soprattutto i jeans. Vendevo circa duecentocinquanta jeans al giorno. Ma vendevo bene anche camicie, camicie a fiori, giubbotti e poi le scarpe, pure quelle con le zeppe per i meno alti. In particolare ricordo le espadrillas, scarpe colorate e leggerissime, con la suola in corda. Nate come scarpe povere, usate dai pescatori spagnoli e portoghesi. Tra gli anni settanta e ottanta andarono fortemente di moda e io feci affari d’oro

È andato sempre in crescendo il negozio?

 Per vent’anni il negozio non aveva mai avuto flessioni, il fatturato era sempre stato in crescita. La prima avvisaglia l’avemmo dopo gli scandali di mani pulite, metà anni novanta. Il 1994 fu un anno indimenticabile, culminato con la vittoria della squadra di basket “King and Queen” al prestigioso torneo Tosarello. Ma stavano cambiando i tempi, ed era facile intuirlo

Perché decidesti di chiudere nel 2005?

 Perché avevo voglia di cambiare e di rimettermi in gioco. Chiusi il negozio storico e aprii “King and Queen” a Giulianello perché avevo tanti amici e clienti da quelle parti. Ma mi resi conto che era troppo lontano per la mia età e così, un paio di anni dopo, aprii di nuovo a Latina. Poi nel 2011 decisi definitivamente di chiudere. Avevo fatto il mio tempo

Cosa ti manca di quei tempi?

la giovinezza

Come contraddirlo…