Bianca Del Bue Dissette, tra le prime maestre dell’Agro Pontino

Bianca Del Bue Dissette, tra le prime maestre dell’Agro Pontino

18 Settembre 2022 1 Di Emilio Andreoli

Continua la mia ricerca di storie femminili della nostra città,  anche se trovarle è un po’ più complicato rispetto a quelle maschili, per ovvie ragioni. Sto scoprendo donne che ancora oggi si fanno ricordare. Alcune arrivate nell’Agro Pontino agli inizi degli anni trenta, prima della fondazione di Littoria. Ma per quanto altro tempo la memoria di queste persone si manterrà? I ricordi, con il tempo che passa, si affievoliscono e poi si perdono. Spero che i miei scritti potranno essere utili alle generazioni che verranno. Noi non abbiamo Romolo e Remo, imperatori, re e papi, abbiamo una storia semplice, fatta da persone semplici, che però hanno costruito una comunità da zero, a iniziare dalle maestre delle scuole elementari. In questa terra strappata dalle acque, dove tutto ebbe un inizio, le maestre sono state fondamentali. Oggi vi racconto della maestra Bianca…

I ricordi di quando eravamo bambini sono in genere dei flash confusi, ma alcuni sono così nitidi che ti sembra di essere lì, in quel preciso momento. Uno dei miei ricordi nitidi è il primo giorno di scuola delle elementari, alla Teti di Latina. Chi non ricorda la propria maestra o maestro? Restano indimenticabili, sia nel bene che nel male. Della mia maestra non ho un ottimo ricordo: eravamo al momento della preghiera e io dissi qualcosa al mio compagno di banco. La vidi uscire dalla cattedra e partire diretta nella mia fila. Pensai: “Ma adesso dove va questa?”. Si piazzò davanti e mi diede un dritto e un rovescio così forte che se ci penso mi fanno ancora male le guancie. Non dissi nulla a casa perché avrei beccato il resto.

Ognuno ha i propri ricordi, io ho raccontato il mio, ma ora veniamo alla nostra storia. Immaginate novant’anni fa cosa poteva essere per una maestra, venire a insegnare a dei bambini che arrivavano da tutte le parti d’Italia e che tra loro neanche si capivano. Una missione quasi impossibile. Così deve essere stata per la maestra Bianca Del Bue, forse la prima arrivata da queste parti, quando Littoria non era ancora stata inaugurata.

La maestra Bianca Del Bue anni venti

Anche se in verità il primo maestro delle paludi pontine fu Giovanni Cena che, nei  primi del novecento, si dedicò all’alfabetizzazione dei bambini dell’Agro Pontino. Il nobile Gelasio Caetani fece costruire, quattro anni dopo la sua morte, una scuola in suo onore a Casal delle Palme.

Bianca Dal Bue Dissette, la maestra di Littoria

Bianca Dal Bue nasce a Parma il 9 aprile del 1904, figlia di Edgarda, casalinga e Giuseppe, insegnante di matematica. Proprio per il suo lavoro di insegnante deve trasferirsi più volte con la sua famiglia. L’ultimo incarico sarà a Roma come preside. Bianca è una tranquilla ragazza che ama studiare e suonare il pianoforte che ha imparato come autodidatta. Dopo le magistrali va a lavorare a Roma dallo zio Agostino Berenini ex Ministro della Pubblica Istruzione del Regno d’Italia, e infine Senatore fino al 1939.

La famiglia di Bianca è molto legata allo zio Agostino e lui l’aiuta economicamente perché Giuseppe, che tutti chiamano Peppino, è malato per il gioco. Ogni volta che prende lo stipendio, nel giro di poche ore lo perde giocando a carte. Nel 1932 Bianca vince un concorso per l’insegnamento e la sua prima destinazione è a Borgo San Donato, zona sperduta nella campagna dell’Agro Pontino. Lei, donna indipendente e coraggiosa, accetta. La bonifica volge al termine e, a pochi chilometri dal borgo, una nuova città sta per essere inaugurata.

18 dicembre 1934, la maestra Bianca con i suoi alunni davanti la Banca d’Italia, in attesa del Duce per la proclamazione di Littoria come provincia

La scuola dove insegnerà Bianca è fatiscente, ma lei non si lamenta, si innamora subito di quel suo nuovo lavoro. Bianca sembra essere nata per l’insegnamento. Intanto Littoria viene inaugurata, e la prima e unica scuola costruita sta per essere aperta ai bambini di quella nuova città sorta dal nulla. La scuola è a due passi dal palazzo comunale, in Piazza Dante, inizialmente intitolata al Conte Valentino Orsolini Cencelli, presidente dell’Opera Nazionale Combattenti dell’Agro Pontino. Nel 1937 verrà intitolata a Domenico Aratari, un ragazzo dodicenne morto per la Patria.

La maestra Bianca con il marito Angelo Dissette

A Bianca piacerebbe insegnare in quella nuova scuola, ma dovrà attendere ancora qualche anno. La sua vita scorre serenamente nel borgo, dove stringe amicizie, in particolare con una signora emiliana come lei. Fa la camiciaia e si chiama Natalina Gualandi. Va spesso a trovarla e proprio in quelle frequentazioni, nel 1937, conosce Angelo Dissette, un ragazzo che ha preso in affitto una camera da Natalina. È molto più giovane di lei, hanno dodici anni di differenza. Ma lei si innamora perdutamente. Iniziano una relazione e nel 1938 si sposano e lei diverrà la maestra Bianca Dissette. Nello stesso anno nascerà la loro prima figlia Loredana.

Angelo proviene dal Veneto, da un paesino in provincia di Treviso. Ha un ottimo impiego, lavora presso la Cassa di Risparmio di Littoria. Nel 1941 Bianca è di nuovo incinta e ottiene anche la cattedra a Piazza Dante. È felicissima, le daranno pure un’abitazione proprio vicino la scuola, in via Adua (oggi via Mazzini) dove nascerà Franco. Sembra tutto perfetto,  ma Angelo è irrequieto, forse per la sua giovane età. Un giorno prepara la valigia e sparisce senza dire nulla. Bianca è disperata, ma in quel fisico esile nasconde una grande forza. A darle una mano arriverà sua mamma Edgarda che si trasferirà definitivamente nella nuova casa della figlia.

Le maestre e i maestri di Piazza Dante. La maestra Bianca è la terza in alto da sx (foto Populin)

Le sue energie le riserva per i figli e per i suoi alunni. È una maestra severa, ma molto amata dai suoi piccoli studenti. Ha talmente polso che le assegneranno una delle prime classi miste di Piazza Dante. Dopo la guerra, tramite un vescovo, rintraccia il marito a cui lei non ha mai smesso di pensare. Si trova a Belluno e lavora in Prefettura, ma lui non ne vuol sapere. Ha una nuova vita con un’altra donna. Ma nel 1951 eccolo rispuntare, per un trasferimento temporaneo nella prefettura di Latina. Un lavoro di circa un anno. Bianca lo accoglie in casa illudendosi, ma lui non ha alcuna intenzione di riallacciare con lei.

Per Bianca è un anno di sofferenza. Ospitarlo e non ricevere neanche un’attenzione è frustrante. Per combattere quella solitudine che avverte dentro, si rifugia nell’amore per i suoi figli e i suoi alunni. Trascorso un anno, Angelo fa la valigia e scompare di nuovo. Torna a Belluno dove ad attenderlo c’è la sua compagna, con la quale ha avuto un figlio.

La maestra Bianca con i suoi figli, Loredana e Franco, nei giardini interni dei palazzi INCIS di via Mazzini

Loredana Dissette, figlia della maestra Bianca

Il mio incontro con Loredana Dissette lo ha organizzato la figlia Rita. Anche se devo ringraziare Giuseppina Caddeo, mia cara amica e suggeritrice di storie della nostra città:

Dove ha insegnato sua mamma?

 Oltre Borgo San Donato anche in altri borghi. Poi a Piazza Dante e alla Casa del Contadino

So che è stata una brava maestra, severa, ma anche molto amata. È così?

 Sì è così. Ho incontrato molti suoi ex alunni che me lo hanno confermato. Ho un aneddoto tragico da raccontare. Un giorno mia madre si assentò da scuola perché non si sentiva bene e un suo alunno, molto legato a lei, quando vide la supplente decise di tornarsene a casa. Ma mentre attraversava via Emanuele Filiberto venne investito da un camion. Purtroppo morì sul colpo, si chiamava Vittorio

Di suo padre cosa mi dice?

 È stato un padre assente, soprattutto per mio fratello Franco: non lo ha mai accettato come figlio. Quelle poche volte che ci vedevamo non lo calcolava proprio, le sue attenzioni erano rivolte solo a me. Mia mamma, quando sapeva che arrivava, andava dal parrucchiere e si vestiva più carina, ma lui non la guardava neanche. Credo abbia sofferto molto di solitudine. Fece tanti sacrifici per andare avanti. Mio padre mandava qualcosa solo ogni tanto, ed era veramente poco, sebbene guadagnasse molto. Nonostante tutto, non l’ho mai sentita parlare male di lui. Fortuna che a casa c’era mia nonna Edgarda, una donna che portava gioia e ravvivava le nostre giornate

Non ci fu mai una riappacificazione?

“Poco prima di morire mi mandò a chiamare, ma non me la sentii di incontrarlo. Però andai al suo funerale.

Che mamma era la maestra Bianca?

Era severa anche con me e mio fratello, ma era il suo carattere. Io la ricordo con adorazione. Ogni Natale, quando c’era tanta povertà, dopo la guerra, per farmi il regalo, la notte cuciva una pigotta: una bambola di pezza che simboleggiava la speranza di una vita migliore. Se mi svegliavo, con tono burbero mi rimandava a dormire e la mattina avevo la sorpresa. Non le sapeva fare bene, erano bruttine, ma io ero felice lo stesso. È venuta a mancare nel 1974, ma per me è come se fosse ieri

Una tenera immagine della maestra Bianca con la figlia Loredana sulla spiaggia di Capo Portiere

Alessandra Riccomagno, nipote della signora Natalina Gualandi, camiciaia di Borgo san Donato, ricorda il grande legame tra le due donne emiliane:

Non hanno mai smesso di frequentarsi, un legame affettivo durato tutta la loro vita

Ringrazio Loredana e sua figlia Rita Guariso per avermi permesso di raccontare, senza filtri, la vita della maestra Bianca.