
Analisi elettorale: finita la rivoluzione pontina: fu vera gloria?
19 Febbraio 2023Guardi i risultati delle elezioni regionali del 12-13 febbraio nella provincia di Latina e ti chiedi se stiamo davvero nell’Anno Domini 2023 o se Ser Herbet George Wells, con la sua Time Machine, ci abbia riportati dieci anni indietro nel tempo.
La Destra è tornata dominante (ben oltre il 60 % dei consensi) su tutto il territorio provinciale; si è invertito, solo, il rapporto di forze tra i partiti destri.
Oggi è Fratelli d’Italia il primo partito e dietro stanno Lega e Forza Italia, in passato furono, a seconda dei periodi, AN o Forza Italia i capo-fila, oppure lo fu il PDL, quando si unirono, dopo la salita di Silvio su predellino.
All’opposizione oggi esiste un solo partito con un minimo di radicamento, il Partito Democratico, come del resto avveniva in passato, anche quando gli eredi del PCI, si chiamavano DS o PDS.
Eppure in questa provincia e nel suo capoluogo, di solito considerate terre, politicamente, “moderate”, è sembrata viversi, nell’ultimo decennio, una delle più forti ventate rivoluzionarie di tutta la Penisola. Sul versante politico nazionale, la rivoluzione l’ha incarnata il Movimento 5 Stelle. Nel 2013 i grillini arrivarono a prendere in Provincia il 25 % dei voti con punte del 28 % a Latina città.
Su sei seggi pontini, i pentastellati ne presero ben tre. Due di questi, andarono ad una mamma ed a suo figlio.
Nel 2018 i seguaci di Grillo fecero addirittura meglio, superando ampiamente il 30 % in tutta la provincia. In ambito di elezioni locali, assenti per liti interne i grillini, hanno trionfato, quasi ovunque, le liste civiche in tutte le sfumature
possibili (sinistre, destre o centriste). Aprila fu il primo centro di grandi dimensioni a civicizzarsi, seguita da quasi tutti gli altri, capoluogo in testa. Latina, Cisterna di Latina, Sezze Romano, Formia e Sabaudia scacciarono il vecchio con la nuova moneta civica, forse seguendo le intuizioni del sociologo locale Vittorio Cotesta.
Probabilmente, la nostra provincia è stata, per alcuni anni, quella con più Sindaci-Civici in tutta Italia. Da settembre 2021 (elezioni politiche) a febbraio 2023 (elezioni regionali) se vera rivoluzione fu, pare sia stata, totalmente, travolta
dal ritorno dell’Ancien Régime. Il Movimento 5 Stelle, che nelle politiche dello scorso settembre aveva più che dimezzato i voti del 2018 (hanno preso un 15 %, che sembrò un miracolo), è crollato al 7,5% delle regionali, votandosi
alla quasi irrilevanza. I civici non si sono presentati, alle regionali, con i loro simboli ma hanno preferito puntare su pochi candidati di bandiera (belli, sorridenti, coraggiosi, giovani) infilati in altre liste.
So che è esercizio azzardato fare paragoni con elezioni diverse, ma, se confrontiamo le preferenze dei candidati di bandiera ed i voti delle liste civiche alle comunali precedenti, il divario è enorme.
A Latina, nelle comunali 2016, le tre liste a nome Latina Bene Comune presero 15.000 preferenze. Alle comunali del 2021, seppur in tono minore, i civici bene-comunardi, comunque, sono arrivati, con una sola lista, ad oltre 7.000 voti.
Alle regionali la candidata di bandiera di LBC ha preso ottimi 1.800 voti da sola, ma all’appello ne mancano almeno 5.000 rispetto al 2021 e 13.000 rispetto al 2016.
Peggio sono andati i nuovi arrivati del Terzo Polo che si presentavano con tante velleità al punto che erano assai convinti di mandare uno dei loro alla Pisana; i renzian-calendiani hanno candidato, a questo fine, personalità politiche già conosciute e votate nel territorio in passato. A settembre avevano preso il 6 % mentre alle regionali, a stento,
sono arrivati al 3 % dei consensi. Di fatto, non esistono. Stando così le cose sembrerebbe che quello degli ultimi dieci anni sia stato solo un grande abbaglio collettivo, oppure no, perché la percentuale dell’astensione è stata impressionate e forse ha colpito proprio civici e grillini.
I prossimi appuntamenti elettorali ci chiariranno se, nell’Agro, siamo tornati a Klemens von Metternich o è ancora tempo di Maximilien de Robespierre.