Tino Di Marco e quel suo carnevale che manca tanto ai bambini

Tino Di Marco e quel suo carnevale che manca tanto ai bambini

19 Febbraio 2023 2 Di Emilio Andreoli

È tempo di carnevale, ma vedo meno bimbi mascherati in giro per Latina, come se questa festa abbia perso un po’ del suo fascino. Eppure affonda le radici nell’antica Roma, ed è legata al mondo cattolico e cristiano, ma ancor prima alla religione pagana. Durante le festività era lecito lascarsi andare, divertirsi e fare scherzi. Inoltre mascherarsi era un modo per rendersi irriconoscibili e far cadere le differenze tra poveri e ricchi. A Latina di tradizioni non ne abbiamo molte. Una venne in mente a Tino Di Marco, un ragazzo di ventisei anni, che nel 1977 diede il via alla prima sfilata dei carri allegorici di carnevale, per la felicità di tante generazioni di ragazzini.

Il mio ricordo del carnevale di quando ero appena adolescente non è molto educativo. Negli anni settanta a Latina, i carri non esistevano e noi terribili ragazzi di quel tempo, per il martedì e il giovedì grasso, eravamo pronti a una vera e propria guerriglia urbana. Uova, gavettoni, schiuma da barba, farina, estintori, manganelli di gomma ripieni di ovatta, fialette puzzolenti da gettare nei negozi. Le ragazze, terrorizzate, si rifugiavano dentro gli esercizi commerciali per non essere imbiancate o, peggio, colpite dalle uova.

Nel tempo quell’usanza è andata scemando, per fortuna. Nel 1977 iniziarono a sfilare per il centro storico, i primi carri allegorici. Quell’evento attirò tantissimi bambini, pure da fuori Latina. Stava nascendo una tradizione e per la nostra città, che ne aveva ben poche, era un fatto straordinario. L’ideatore di quel carnevale fu un ragazzo, Tino Di Marco. Forse neanche lui immaginava la longevità di quella tradizione, durata quasi quarant’anni.

La mia amicizia con Tino Di Marco nacque tra i banchi di una scuola nautica, nel lontano 1985. Da allora non ci siamo mai persi di vista. Divenne mio cliente e noi come azienda sponsorizzammo il suo carnevale. Uomo di cultura, appassionato di mare e di fotografia. Ricordo le lunghe e piacevoli chiacchierate che poi, inevitabilmente, finivano sempre con la sua passione più grande, la politica.

Anni ’70

La storia di Tino Di Marco: il carnevale e la passione per la politica

Martino Di Marco nasce a Latina il 2 marzo del 1951, secondo di quattro figli che tutti chiameranno Tino. I suoi genitori, Francesco e Giuseppina, sono di Castelforte. Durante la seconda guerra mondiale il loro paese verrà quasi completamente distrutto. Come tanti loro compaesani, dopo il conflitto, sfollano a Latina. Vengono tutti ospitati all’ex caserma 82, divenuta campo profughi. Di mestiere Francesco fa il muratore e più di qualche lavoro lo trova a Sezze, dove vorrebbe comprare anche casa. Ma un suo amico consiglia di guardare a Latina perché rappresenta il futuro. Francesco seguirà quel consiglio. Costruirà casa vicino Campo Boario.

In quegli anni a Latina di lavoro ce n’è in abbondanza. Quando Tino inizia a crescere, il padre lo porta con sé a lavorare nei cantieri con secchio, cucchiara e cemento, ma solo quando non deve studiare. Francesco tiene molto all’istruzione dei suoi figli. Da giovane non ha avuto l’opportunità di andare a scuola, ma nonostante tutto è un uomo acculturato: ama il teatro, la musica, il cinema. Passioni che condivide in famiglia. Tino, oltre ad aiutare il padre e frequentare il liceo scientifico, entra a far parte di Azione Cattolica, un’associazione laica che si dedica al sociale.

Dopo il liceo si iscrive alla facoltà di architettura e nel 1970, inizia il suo percorso politico con la Democrazia Cristiana. Verrà poi eletto presidente di circoscrizione. Per la sua campagna elettorale disegna a mano una decina di cartelli e controlla, personalmente, che non gli vengano coperti dagli attacchini di turno. Quando sta per accadere li prega di non farlo, perché economicamente non può permettersi di farne altri. Il tempo libero lo dedica quasi tutto all’associazione cattolica e a collaborare con i suoi amici e il parroco Don Renato di Santa Maria Goretti.

Tino e Silvia nel giorno del loro matrimonio

Inizia così a ragionare come rendere felici quei bambini che frequentano la parrocchia. Ma non pensa solo a loro. Lui ha un sogno: conoscendo la realtà di Latina, vorrebbe fare qualcosa per unire le persone, arrivate un po’ da tutta Italia, con usi e costumi diversi che faticano a formare una vera comunità. Gli viene in mente il carnevale che piace a grandi e piccini, a prescindere dalla loro provenienza. Nel 1973, nel laboratorio teatrale della parrocchia Stella Maris conosce Silvia. I due si innamorano e dalla loro unione nasceranno Cristina e Francesco.

La locandina del primo carnevale organizzato da Tino Di Marco

Con alcuni amici e l’aiuto fondamentale del padre, nel 1977,  fonda l’Associazione per il Carnevale di Latina e organizza la prima sfilata dei carri allegorici per le vie del centro della città. Nel 1978 si laurea in architettura e il sindaco di Latina, Nino Corona, lo interpella per farsi consigliare il miglior architetto d’Europa per la nuova biblioteca. Tino indicherà James Stirling che realizzerà il progetto, ma purtroppo rimarrà tale. Nel 1980 Tino viene eletto per la prima volta consigliere comunale e nel 1983, il sindaco Corona lo vuole come assessore alla Pubblica Istruzione, Sport e Cultura.

Anni ’80, Tino Di Marco, il sindaco Nino Corona e Giulio Andreotti

Nel 1990 con il sindaco Delio Redi viene nominato assessore all’Urbanistica. Nel suo mandato si batterà affinché l’università sia ubicata nel centro cittadino. Dichiara in una conferenza: “Il centro storico e la città vecchia dovranno essere il luogo delle funzioni culturali, politiche e di terziario qualificato con l’occasione storica dell’insediamento dell’Università”.

Però la prima metà degli anni novanta sarà molto dura per i politici italiani. Tutto parte dall’indagine della magistratura milanese che evidenzia un sistema corrotto: la collusione tra politica e imprenditoria. Nel 1992 scattano le manette in tutta Italia, l’operazione viene battezzata dai media: “Mani pulite”.

In quel tritacarne finiranno anche tanti politici innocenti. Basta una mezza parola da chicchessia e i politici vengono indagati o alla peggio finiscono in manette. Succede anche a Latina: Tino Di Marco viene arrestato con l’accusa di concussione, in compagnia di altri politici. Quindici giorni di carcere segneranno inevitabilmente la sua vita.

Dovrà attendere cinque anni per vedere conclusa la sua vicenda giudiziaria. La Corte di Appello di Roma lo assolve e stabilisce che non ci fu concussione. Abbandonata la vita politica, Tino si dedicherà esclusivamente alla professione. Sarà dirigente all’urbanistica nel comune di Fondi fino alla sua pensione. Mentre non abbandonerà mai il suo carnevale, fino alla trentacinquesima e ultima edizione del 2016. Un problema di salute non gli consentirà di proseguire la più longeva tradizione di Latina, iniziata trentanove anni prima.

La copertina del giornalino dell’ultima edizione del carnevale, organizzata da Tino Di Marco

Il 3 dicembre 2021 Tino Di Marco è venuto a mancare all’affetto della sua famiglia e delle tre sorelle a cui era molto legato, Maria, Anna e Rita.

Il figlio Francesco ricorda il papà

Alcuni giorni fa, quando ho visto i primi coriandoli in Piazza del Popolo, ho pensato subito a Tino Di Marco. Così ho contattato il figlio Francesco, che conosco da quando è nato e ci siamo incontrati nel suo studio. Da suo papà ha ereditato la passione per la fotografia, che oggi pratica come professione. Mentre chiacchieriamo arriva un caro amico di Tino, Elio Murianni, che ci mostra tutti i giornalini delle trentacinque edizioni del carnevale. Riguardo le pubblicità dei miei negozi e mi viene un nodo alla gola. Ripenso a mio padre, a Tino e alla loro stima reciproca. Insomma, nell’intervista con Francesco, le emozioni non sono mancate.

Francesco, ricordi quando eri piccolino e venivi al negozio con tuo papà?

“Eccome se mi ricordo, passavamo le ore nel tuo negozio. Ricordo le vostre interminabili chiacchierate”

Come mai hai deciso di intraprendere la professione di fotografo?

“Dopo il corso di laurea allo IED come sound design, ho provato a fare qualcosa, ma la passione per la fotografia che mi ha trasmesso mio padre era troppo forte. Ora collaboro con alcune agenzie di pubblicità e le cose per fortuna vanno bene”

Tuo padre aveva la politica nel sangue, tu invece?

“Sinceramente ci avevo fatto un pensierino, quando era ancora in vita papà, ma io non ho la sua stoffa, lui era un grande diplomatico, sapeva parlare con tutti, anche con gli avversari politici. Trovava sempre la via del dialogo. Io non sono fatto così, a me manca la diplomazia. Non so contare fino a dieci, lui sapeva farlo fino a cento. Un giorno mi disse che con il mio carattere non avrei mai potuto stare in politica”

Si faceva chiamare Tino, ma il suo vero nome era Martino, so che non gli piaceva, c’è un motivo?

“Odiava il suo nome di battesimo. Era il nome di suo nonno, in famiglia era stato imposto e questa cosa non gli era andata giù. Sin da ragazzino decise di farsi chiamare Tino”

Quali insegnamenti ti ha lasciato?

“A essere disponibile e a spendersi per gli altri, a prescindere da quello che puoi ricevere in cambio. Inoltre a scegliere sempre la via diplomatica. Sembrerà strano, ma dopo che lui se ne è andato, sono migliorato, ma per me le sue capacità di dialogo sono irraggiungibili”

Cosa amava del carnevale?

“Il sorriso dei bambini”

Quanti carri è riuscito a far sfilare?

“Circa una ventina, provenienti anche dai borghi e dalle città vicine”

 Come vorresti ricordarlo?

“Intitolare un’associazione a suo nome e riprendere la sfilata dei carri, ma potrei farlo solo con l’aiuto dell’amministrazione. Oggi realizzare un carnevale sarebbe troppo dispendioso e da solo non ce la farei”

Tino venne a trovarmi qualche giorno dopo la sua scarcerazione. Era provato, ma sereno. Mi disse che aveva la coscienza a posto. Poi concluse: “Emi, non ti mettere mai in politica”… ho seguito il suo prezioso consiglio.