Roberto Brusaporci, l’orologiaio di Cori arrivato dall’Emilia Romagna
23 Luglio 2023Il commercio: <<Attività economica che consiste nello scambio di merci con altre merci o con denaro; nella lingua letteraria, scambio anche in senso figurato come ‘rapporto, relazione, conversazione, dimestichezza’>> lo spiega così il filosofo e scrittore Giacomo Leopardi nell’ottocento. Io mi soffermerei su: ‘rapporto, relazione e conversazione’, perché questo è quello che è avvenuto, quando sono nate le prime botteghe a Littoria, poi divenuta Latina. Le prime socializzazioni iniziarono proprio in quelle attività, appena avviate. Questo per rendere un po’ di giustizia ai commercianti, ai quali, secondo me, non sono mai state date le giuste attenzioni. Le botteghe erano tutte a carattere familiare. Persone arrivate nella nuova città, prima e dopo la guerra. Di quelle famiglie, per ovvi motivi, sono rimaste ben poche a continuare la tradizione nel commercio. Tra queste c’è la famiglia dei gioiellieri Brusaporci di cui sto per raccontarvi. Tutto iniziò da Roberto Brusaporci…
Domani, lunedì 24 luglio alle ore 21, sarò al caffè pasticceria Turi Rizzo per conversare con alcuni miei amici ed ex colleghi commercianti, e per chi vorrà intervenire. Il moderatore e ideatore della serata sarà Maurizio Guercio che, con il suo campanello, segnerà il tempo. Oltre me ci saranno: Benedetta Bruni (Turi Rizzo), Susanna Gloria (Doc by Mancinelli), Matteo Sicconi (libreria tutto scuola) e Giorgio Brusaporci (gioielleria R. Brusaporci). Amici che conosco da una vita e di cui ho già raccontato la storia delle loro famiglie. All’appello mancava solo la famiglia Brusaporci e allora eccomi qui a concludere il cerchio.
Conosco Giorgio Brusaporci dai tempi delle scuole medie. Siamo stati compagni di classe al Palazzo M, oltre mezzo secolo fa: oddio, è passata un’epoca. Ma quando incontri un compagno di classe e si affacciano i ricordi, il tempo torna indietro in un attimo. Non conoscevo affatto la storia della sua famiglia, e così sono andato a trovarlo nella sua gioielleria in via Eugenio di Savoia. Ci siamo accomodati nell’accogliente e ovattato ambiente del suo negozio, per poi oltrepassare la barriera del tempo, fino a tornare indietro nell’ottocento. Perché questa è una storia iniziata quasi due secoli fa, nella provincia forlivese.
Raccontarla è un po’ complicata per i nomi che si ripetono. Un tempo i figli potevano essere chiamati con lo stesso nome del padre, oggi non si potrebbe. Comunque cercherò di essere più chiaro possibile per non farvi perdere nel racconto, che reputo molto interessante. Immaginate un romagnolo che va a vivere nei primi del novecento in un paese dei monti Lepini, anticipando quello che accadrà trent’anni dopo, quando dall’Emilia Romagna arriveranno migliaia di persone nell’Agro Pontino.
La storia del ribelle Roberto Brusaporci
Roberto Brusaporci, classe 1880, nasce a Meldola in provincia di Forlì, in Emilia Romagna. Penultimo di sei figli. Proviene da una famiglia molto agiata. Il papà, Giovanni, è avvocato, ma fa tutt’altro. Nel paese ha un’industria per l’estrazione del baco da seta. Molti operai arrivano da Forlì e, per raggiungere la fabbrica, percorrono circa trenta chilometri a piedi, andata e ritorno. Per questo Giovanni si attiverà e farà costruire una linea ferroviaria Meldola Forlì. Nella stazione di Meldola una targa, lo ricorda come benefattore,
Roberto già da ragazzo è di indole ribelle, non vuole studiare e tanto meno lavorare nell’industria del padre. Giovanni, stanco di quel figlio indisciplinato, alla fine dell’ottocento lo manda a Roma, dalle altre due figlie che insegnano pianoforte in Vaticano, e nel conservatorio di Santa Cecilia. Le due sorelle convincono Roberto a iscriversi all’Accademia delle belle Arti, ma lui ama i lavori manuali e non di concetto. Inizia a frequentare i migliori maestri orologiai romani, per imparare il mestiere. Decide così di lasciare gli studi e dedicarsi a quella nuova professione.
Nei primi del novecento, ottiene l’incarico dalle ferrovie di sistemare i vari orologi nella tratta Roma Velletri. In una gita fuori porta a Cori, conosce Maria che sposerà nel 1905 dopo essersi trasferito e aver aperto una bottega da orologiaio nel paese dei monti Lepini. Dalla loro unione nasceranno cinque figli: Lea, Giovanna, Emilio, Giovanni e Dario. Il suo carattere aperto, da buon romagnolo, lo aiuta a farsi voler bene dai nuovi compaesani. Purtroppo la moglie muore prematuramente e per lui, con cinque figli, la vita diventa complicata. Ma il destino lo fa incontrare con Giuseppa, anch’ella di Cori, vedova e con quattro figli.
Con Giuseppa avrà l’ultimo dei suoi figli. Lo chiamerà con il suo stesso nome, Roberto, nato il 12 giugno del 1928. Per lui che è comunista saranno anni difficili nell’era fascista. Poi la guerra e l’adesione al Comitato Nazionale di Liberazione. Alla fine del conflitto verrà nominato, dagli alleati, sindaco di Cori. Mandato che durerà quattro mesi, da maggio ad agosto del 1944. poi aderirà al Partito Socialista Italiano. Per i suoi tre figli maschi ha aperto tre botteghe orafe. Giovanni a Velletri, Dario a Cisterna ed Emilio a Colleferro. Il più sfortunato è l’ultimo dei suoi figli, Roberto.
Nel 1947 si reca a Latina, insieme a suo figlio Roberto: vorrebbe aprire anche a lui una bottega. In Corso della Repubblica trovano un negozio libero. Il proprietario è Vincenzo Maione che accanto ha un’armeria. Ma gli altri figli lo sconsigliano perché Roberto è troppo giovane, ha solo diciannove anni. E quindi non se ne fa nulla. Purtroppo, nel 1949, Roberto padre muore e Roberto figlio perde il suo punto di riferimento, ma non demorde. Si è innamorato di Latina e, con i pochi risparmi che ha da parte, va alla spasmodica ricerca di un piccolo locale per aprire una bottega tutta sua.
Lo troverà nello stesso anno della morte di suo papà, accanto alla farmacia San Marco in Corso della Repubblica. Si rimbocca le maniche, e parte per la sua avventura commerciale. Dopo pochi mesi, nel 1950, riesce a trasferirsi in un nuovo negozio più grande, sotto un palazzo appena edificato dal costruttore Giovanni Giacomini, in via Eugenio di Savoia. Roberto è un bel ragazzo, sempre elegante e gentile. Con la gente ci sa fare. Percepisce subito che lì costruirà la sua fortuna. Inizialmente si stabilisce a Latina per tornare a Cori solo nei fine settimana.
Proprio in uno di quei fine settimana a Cori, nel 1952, incontrerà anche l’amore. La bella ragazza si chiama, Maria Luisa Carucci: si sposeranno nel 1954 e avranno tre figli: Rita, Giorgio e Vincenzo. L’attività e la famiglia gli daranno molte soddisfazioni. Nel 1981 sarà affiancato da Giorgio, mentre Rita e Vincenzo continueranno gli studi e sceglieranno percorsi lavorativi diversi, al di fuori del commercio.
I racconti di Giorgio
Vi ho già dettagliato l’incontro con il mio compagno di classe Giorgio Brusaporci. Però vorrei trasmettervi alcune sensazioni: quando entro in un negozio storico immagino sempre di vedere sbucare da un momento all’altro la persona che più l’ha rappresentata. Ad esempio mi capita di andare al bar Friuli e immaginare di vedere Bortolo Pellegrini, al Turi Rizzo Bruno Bruni, Nino Mancinelli nel suo negozio di abbigliamento. La stessa cosa l’ho avvertita da Giorgio, dove la figura del padre era un’icona: alto, sempre elegante con il suo baffetto curato. Lo ricordo mentre passava davanti il mio negozio, quando tornava a casa dopo il lavoro.
Giorgio, con tuo padre lavoravi a stretto contatto di gomito, come era il vostro rapporto?
“Mio padre era una persona serena, impossibile non andare d’accordo. Aveva ereditato il carattere di mio nonno, la leggerezza dei romagnoli. Il suo motto era: quando si lavora si lavora, e quando c’è da divertirsi ci si diverte. Secondo lui la vita andava goduta”
Cosa hai preso dai tuoi genitori?
“Da mia mamma il gusto dell’estetica e da mio papà la parte fattiva”
A Latina c’è anche un’altra gioielleria Brusaporci, rivenditore Rolex. Che grado di parentela c’è tra voi?
“Alessandro è mio cugino, gliel’aprì nei primi anni settanta il padre, Dario, che aveva la gioielleria a Cisterna. All’inizio l’aprirono in Corso della Repubblica accanto alla pasticceria Figini, poi la spostarono vicino al Turi Rizzo e infine in via Diaz dove sta ancora oggi, accanto al caffè degli Aritisti. Zio Dario era il penultimo dei fratelli di mio padre, quelli nati dalla prima moglie di mio nonno. Dalla seconda moglie mio papà aveva altri quattro fratelli. Insomma una famiglia molto allargata”
Un aneddoto da ricordare?
“Erano i primi anni sessanta e una mattina mio padre vide arrivare una decina di macchine scure e fermarsi proprio davanti al suo negozio. Da una uscì un arabo, era Re Fārūq d’Egitto. Entrò nella gioielleria e acquistò ben otto iniziali del suo nome, ovviamente erano d’oro. Poi il corteo reale si diresse verso il Circeo”
Fra circa un anno ci sarà il settantacinquesimo anniversario della tua gioielleria, già avverti questa emozione?
“Sì, avverto già una grande emozione. Questo traguardo mi rende pieno d’orgoglio, pensando a tutti i sacrifici di chi mi ha preceduto. Dal 1949 ad oggi il commercio ha vissuto diversi momenti di profonda crisi, ma noi abbiamo sempre puntato sulla qualità, professionalità e un pizzico di tradizione. Questi tre fattori, che io continuo a perseguire, ci hanno distinto nei periodi difficili”
Quando è venuto a mancare tuo papà?
“Il 25 luglio del 2010 e mia mamma il 5 febbraio 2020”
La gioielleria Brusaporci venne menzionata anche dallo scrittore Antonio Pennacchi, nel suo romanzo Canale Mussolini parte seconda pubblicato nel 2015.
Interessante la coincidenza, non voluta, con la data della scomparsa del papà di Giorgio che cadrà il 25 luglio. Segni del destino? Chissà!?
Bellissimo racconto…Da ricordare che Robertino come noi lo chiamavano a Cori é stato insieme alla sua signora PRIORE e PIORA di porta signina nel carosello storico dei rioni….SCELTI ENTRAMBI X LA BELLISSIMA PRESENZA DI ENTRAMBI….IO ERO LORO VICINO DI CASA A CORI ..LI RICORDO CON GRANDISSIMO AFFETTO
Caro Emilio,
ricordo a Giorgio che Roberto Brusaporci padre , era coetaneo e amico caro di mio papà Beniamino, che da Prefettizio si adoperò per la sua licenza commerciale e pratiche necessarie. Lui gli fu molto grato , in una città allora poco conosciuta. Ricordo che così nacque tra loro una bella amicizia e di rimando tutta la famiglia è stata affezionata cliente. Non mancava occasione di onorare un evento con un piccolo regalo comprato da Roberto Brusaporci anche il semplice ciondolo in argento. Stiamo ricordando la nostra Latina operosa ma soprattutto rispettosa dell’amicizia!
Cara Loredana,
grazie per aver ricordato questo piccolo ma importantissimo aneddoto che lega le nostre due famiglie. Speriamo che il ricordo di queste esperienze serva a tracciare la strada per le future generazioni.