Dalla lestra all’Europa: Maurizio Calvi e Salvatore De Meo sull’apertura al mondo

Dalla lestra all’Europa: Maurizio Calvi e Salvatore De Meo sull’apertura al mondo

30 Settembre 2023 0 Di Lidano Grassucci

Parlare di politica un pomeriggio di fine settembre dove non sai se è tempo d’autunno che viene o tempo d’estate che resta ancora un poco. La scenografia è bella, dentro Parco San Marco a Latina, dove si sentono ancora le grida dei bambini che giocano a rincorrersi e vedi le facce tirate delle persone che cercano di stare meglio. Non ci sono le zanzare, sono le 18 c’è ancora luce.

Penso, non verrà nessuno il tema non è di facile digestione “Dalla lestra all’Europa”. Gli interlocutori sono persone da politica ragionata non da slogan usa e getta. Maurizio Calvi, già presidente della commissione antimafia, primo parlamentare socialista pontino insieme a Salvatore De Meo, parlamentare europeo di Forza Italia, già sindaco di Fondi.

 

 

Politica che cerca si di divulgare, ma nel ragionare, che parla alla testa non alla pancia. Modero, io e Maurizio Guercio che per questa serie di incontri ha inventato un contenitore “Il giardino dei fieri pontini” che richiama il romanzo di Bassani da cui De Sica ha tratto un bellissimo film.

Ecco, il tendone dove è allestito l’incontro si riempie, la gente intorno si incuriosisce. Ci sono delle signore che giocano a carte, all’inizio sembrano infastidite, poi le vedo con le carte appoggiate mentre ascoltano.

Maurizio Calvi, spiega la sua storia, la sua stagione politica, la dialettica difficile allora dentro i partiti che erano riferimento di tanti, oggi tra una classe dirigente che si rapporta, senza mediazioni, ad un elettorato stanco o in fuga. Una politica che doveva governare un paese che cresceva enormemente, con problemi di adeguamento alla velocità della crescita in uno Stato che arrancava e oggi che si deve gestire la paura del decrescere.

 

De Meo introduce la dimensione europea.

Badate bene, i due nostri interlocutori appartengono ciascuno ad una delle due grandi famiglie politiche del continente: il partito popolare, a cui appartiene forza Italia e De Meo, e i socialisti da cui viene la cultura politica di Calvi. Dominanti in Europa, minoritari in Italia.

Salvatore de Meo parla di confini non nazionali ma continentali, di dimensioni necessariamente continentali se davanti hai competitori come: Cina, Usa, Russia, India. Richiama l’Europa come unica possibilità per giocare nel mondo una qualche partita: “Guardate che in politica estera divisi per 28 non contiamo, in Ucraina non contiamo”.

Il nodo è pensare nazionale in un contesto di competizione tra continenti.

Entrambi gli interlocutori “pensano” inclusivo e non esclusivo, pensano ad una soluzione dei problemi in un noi: “Essere italiano ed essere europeo – spiega De Meo – non esclude ma arricchisce”.

 

Maurizio Guercio aggiunge quella idea culturale  di “Europa nazione” che suggestionò i giovani europei di destra, davanti oggi alla estremizzazione del ritorno all’autorefenzialità.

Intervengo da internazionalista quale sono ricordando che capirsi europei è difficile quando si è educati strapaese, e racconto la storia del padre di un mio amico che si “scoprì” europeo capendo che intorno a lui lo erano tutti.

Latina?

Maurizio Calvi fa l’esempio della città della cultura: Se ci proponessimo con  la bonifica e le sue memorie non avremmo aggiunto nulla, ma se siamo capaci di ragionare in termini di “distretto della modernità” dall’Eur a Terracina, sarebbe una bella e interessante sfida, coinvolgendo l’intorno a noi

Salvatore De Meo: “Latina è il nostro capoluogo, abbiamo un sentire comune forte, certo bisogna allargare il nostro riferimento, penso al Lazio meridionale, penso ad un diverso modo di concepire il Lazio in ragione del ruolo di Roma, capitale del Lazio ma anche d’Italia”.

Beh, parlare d’Europa ragionando a fine settembre quando siamo dentro una campagna elettorale (a giugno 2024 si vota per il nuovo parlamento europeo)  non era facile, nessuno si è spostato dalla sedia.

 

E’ bello confrontarsi, deleterio violentarsi. Ma per la politica ci vogliono personalità forti capaci di parlare sotto il sole, non disegnatori nell’ombra di scuri uffici.