Davide doveva farsi uccidere: atti1/ Giusi Pesce: l’ignavia dell’equidistanza

Davide doveva farsi uccidere: atti1/ Giusi Pesce: l’ignavia dell’equidistanza

1 Novembre 2023 0 Di Giusi Pesce

INTERVENTO DI GIUSI PESCE AL CONVEGNO

Liberisti italiani

“Davide doveva farsi uccidere da Golia”, Latina circolo cittadino 30 ottobre 2023/ ATTI1

 

Sono qui questa sera perché mi è piaciuto il tema di questo incontro, il titolo … DAVIDE DOVEVA FARSI
UCCIDERE DA GOLIA …
1. E’ una metafora che ben si addice al pensiero ipocrita che troppo circola nel mondo libero, nel mondo  occidentale fra tutti coloro che credono di nascondersi dietro il termine antisionista (affermazione già di per sé gravissima a mio avviso perché nega il diritto ad esistere dello stato di Israele) ma altro non sono che antisemiti.
Nella mente di costoro gli ebrei finché nel secolo scorso sono stati vessati, perseguitati, annientati in Europa dalla furia nazista, stalinista e ahimè anche dalle odiose leggi razziali italiane, hanno suscitato e suscitano solidarietà, ammirazione e i sensi di colpa (più o meno espliciti); quando invece si tratta di attualità, del diritto attuale di Israele a difendersi dalle aggressioni terroristiche di Hamas, si susseguono i distinguo che dipingono il popolo di Israele come una banda di imperialisti usurpatori di terre altrui …
conoscere la storia, a partire dalla proclamazione dello stato di Israele in seguito alla risoluzione delle nazioni unite la 181 del novembre del 1947 e delle successive guerre arabo israeliane del 1948, del ’56, del ’67 e del 73, come pure del susseguirsi delle vicende diplomatiche sempre fallite per l’ostilità del mondo arabo, sarebbe utile a costoro e gioverebbe molto al dibattito. E sì, per avere l’approvazione del mondo Davide doveva farsi ammazzare da Golia

2. Non parlo solo di coloro che apertamente sostengono Hamas, identificando Hamas con la causa palestinese, per i quali lo stato di Israele non ha diritto di esistere e tanto meno di difendersi, di quelle piazze studentesche e non che hanno applaudito l’inqualificabile aggressione omicida, la strage del 7 ottobre ai danni di giovani israeliani e la cattura di ostaggi.
E purtroppo fra questi devo annoverare oggi anche il presidente turco Erdogan … del resto cosa ci si poteva aspettare da un regime che ha riportato la Turchia così indietro nel tempo (Ataturk si rivolterà nella tomba) Questi sono fanatici contro i quali non bisognerebbe prendersi la briga di argomentare, noi siamo “Contro il fanatismo” per citare Amos Oz, uno dei più grandi scrittori e saggisti israeliani, che pure fra gli intellettuali ebrei non è certo considerato un falco …uno dei primi a parlare di “due popoli due stati” ma deciso sostenitore del diritto di Israele a difendersi.
Oz ci dice che uno dei tratti più distintivi del fanatico è il suo fervido desiderio di cambiare te per renderti come lui […] Il fanatico non vuole che ci siano differenze tra esseri umani. Lui vorrebbe che fossimo tutti come “un sol uomo”». (Cari fanatici, Feltrinelli) …. Nella fattispecie ci vorrebbero tutti musulmani votati alla sharia … E per costoro chi non si adegua deve essere soppresso, è detto nello statuto di Hamas …
Figuriamoci se per me, che amo sopra ogni cosa la libertà dell’individuo in tutte le sue forme, che difendo la laicità dello stato e che ho la fortuna di vivere nel mondo occidentale nel quale noi tutti ci sentiamo liberi, può essere lontanamente concepibile un regime totalitario teocratico basato sul terrore!
Ma, come dicevo, questi sono fanatici assassini contro i quali argomentare è fatica sprecata … Ne parlo qui semplicemente per spiegare perché mi viene così naturale esprimere la mia solidarietà ad Israele, unico avamposto liberale e democratico in Medio Oriente
3. Dicevo, non parlo di costoro …. Parlo di coloro ai quali non viene così naturale, inspiegabilmente perché vivono nello stesso mio mondo e godono degli stessi innegabili vantaggi di cui godo io in termini di libertà di manifestazione del pensiero, di libertà di culto, di stampa, di comportamenti sessuali, rendersi conto che questa non è una battaglia fra Gaza e Tel Aviv e neanche una guerra di religione, ma una battaglia di civiltà

Parlo di tutti coloro, semplici cittadini o ideologi pensatori che siano, che operano mille distinguo per comprendere e giustificare gli efferati crimini di Hamas, da quest’ultimo assalto ai giovani israeliani in festa, alla cattura di ostaggi, al sistematico uso dei propri civili come scudi umani a protezione dei propri quartier generali.
Chiunque, cercando ragioni e giustificazioni per chi ha aggredito, catturato ostaggi e costretto la propria popolazione ad una vita in miseria e ad immolarsi, affermi che le argomentazioni delle due parti in causa hanno pari dignità, mi appare come un ottuso, finto pacifista.
Costoro, anziché invocare un’alleanza di tutto il mondo occidentale contro i terroristi di Hamas, carnefice delle sue stesse popolazioni, invece di invocare manifestazioni di umanità nei confronti di quei poveretti e degli ostaggi israeliani da parte di Hamas, esprimono riserve nei confronti di uno stato sovrano che cerca di difendersi, di chi la guerra non l’ha voluta.
E non si può non vedere la differenza fra questi seminatori di morte, diffusori della cultura della morte che incitano o costringono i civili del proprio stesso popolo a rimanere nelle proprie case a far da scudo umano e lo stato di Israele, che, pur con addosso la rabbia di chi è stato ferito a morte, non esita a preavvertire la popolazione civile palestinese perché si metta in salvo prima di sferrare le proprie controffensive. Parliamo della differenza fra atti di terrorismo senza scrupoli e una guerra di difesa dalle aggressioni. Quindi, e concludo, ciò che mi fa più impressione in assoluto, ancor più delle piazze di fanatici, sono le prese di posizione di gente come il segretario generale dell’ONU Guterres, uomo della suprema istituzione internazionale ,l’istituzione diplomatica per eccellenza, che parla di “56 anni di soffocante occupazione della Palestina” da parte di Israele che giustificherebbero le azioni di Hamas. La considero una posizione filopalestinese, come quella di gran parte del mondo socialista, mascherata da equidistanza.
Troppi si proclamano equidistanti.
Equidistanza che sa di ignavia, di relativismo culturale ed etico.
Per questo sono grata a Lidano Grassucci, uomo di formazione e cultura socialista per aver rotto il muro dell’indifferenza, per essersi schierato, per aver organizzato questo incontro, cui con piacere ho aderito.
4. E per concludere torno ad un tema caro a noi che amiamo e difendiamo la libertà, rifacendomi ancora Amos Oz, il quale esprime un concetto molto laico, che precede e sovrasta anche le motivazioni religiose: questa in Medio Oriente ….. è una guerra fra fanatismo e pragmatismo. Fra fanatismo e pluralismo. Fra FANATISMO E TOLLERANZA.
Ecco, noi, il mondo occidentale, compreso il suo avamposto in Medio Oriente, non possiamo essere equidistanti, noi siamo quelli della Tolleranza e non dobbiamo aver paura di difenderla.