Davide doveva farsi ammazzare 9/ Dario Petti: le mie ragioni per Israele

Davide doveva farsi ammazzare 9/ Dario Petti: le mie ragioni per Israele

14 Novembre 2023 0 Di Dario Petti

“PERCHE’ ISRAELE”
INTERVENTO DI Dario Petti,

editore

Convegno: Davide doveva farsi uccidere da Golia. Latina 30 ottobre 2023 Circolo Cittadino

 


All’indomani del 7 ottobre, quando in Israele furono trucidate in modo orrendo 1.200
persone colpevoli solo di essere ebrei, ho visto immediatamente scendere il gelo
attorno al popolo ebraico e allo Stato di Israele. Ancor prima che vi fosse l’ovvia
reazione della parte offesa ho visto innalzarsi vessilli palestinesi senza una parola di
solidarietà e pietà per quelle povere vittime. Mi sono chiesto come fosse possibile.
Credo convergano oggi tre filoni, quello dell’antisemitismo “storico”, vecchissimo,
fatto di pregiudizi duri a morire, che talvolta vedi riaffiorare sulle labbra di persone
qualsiasi, durante una discussione, in modo sorprendente. Quello dell’ “antipolitica”,
di coloro che abbracciano sempre posizioni avverse a priori a qualsiasi potere o
istituzione “ufficiale”, il neoqualunquismo dove nascono le teorie complottiste. Infine
quello più nutrito, che riempie le piazze, quello ideologico dell’antioccidentalismo, di
chi accusa le “ricche” democrazie occidentali di ogni male contro il “povero” terzo
mondo, esentando gli stati asiatici e africani da qualsiasi responsabilità per la loro
condizione, una semplificazione che spinge verso polarizzazioni molto accese. Si
assiste così a un “corto circuito valoriale” che vede i figli bene dell’Occidente, dove
godono di libertà e diritti senza precedenti, solidarizzare con la “resistenza
palestinese” guidata strumentalmente da Hamas che di quei diritti e libertà è il più
feroce negatore.
Mi sono immedesimato subito con i cittadini italiani di fede ebraica, con l’incubo
delle leggi razziali del 1938, quando nostri connazionali collaborarono nel mandare
nei campi di concentramento nazisti 7.000 uomini, donne e bambini, in cambio di
5.000 lire. Le bandiere di Israele bruciate, gli slogan sugli ebrei da uccidere, lo
strappo dei manifesti coi volti degli ostaggi di Hamas, il danneggiamento delle pietre
di inciampo, sono segnali di un rinascente fanatismo antisemita che dovrebbe indurre
tutti a una seria riflessione. Noi partecipanti a questo convegno veniamo da storie
politiche differenti, è una ricchezza e un fatto importante, quello che possiamo e
dobbiamo fare sul nostro territorio è tenere i fanatismi e la connessa violenza lontani,
mantenere aperto il dialogo con i giovani, fare leva sulla cultura, letteraria,
cinematografica, per tenere vivo e sviluppare il senso critico. Si deve essere in grado
di ascoltare un’opinione diversa senza schiumare di rabbia, invocare censure e
scomuniche. Hamas teorizza e pratica l’eliminazione fisica degli ebrei in linea di
continuità con il Gran Mufti di Gerusalemme Amin al-Husseini, sostenitore di Hitler
e dello sterminio della Shoah quando non esisteva nessuno stato di Israele. Oggi vi è
una guerra, dove si contrappongono lo stato israeliano, con i suoi valori democratici,
certo contestabilissimo, ma dall’altra vi è il fanatismo religioso, oscurantista e
sanguinario di Hamas. Non è indifferente chi prevalga tra i due, non lo è per il Medio

Oriente, per l’Europa e nemmeno per la giusta causa palestinese, perché mai uno
Stato potrà sorgere sotto l’egida di Hamas.