La notte dei falò e la morte della cultura cispadana nell’ignoranza comunarda di Latina

La notte dei falò e la morte della cultura cispadana nell’ignoranza comunarda di Latina

5 Gennaio 2024 2 Di Lidano Grassucci

 Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti

Cesare Pavese, La luna e i falò

 

Dice che siamo candidati a capitale italiana della cultura del 2026, dico che non conosciamo manco la nostra cultura. Eppure in Comune nello staff del sindaco Matilde Celentano (che perdoniamo questa volta è nata a Carbonia, poi non sono scelte sue ma dello staffo) di cispadani ce ne sono almeno due: Agostino Marcheselli e Sandro Panigutti (Perdoniamo invece anche Giacomino Mignano, è di Gaeta) . Precisiamo chi sono i cispadani: sono gli abitanti dell’agro pontino di origine triveneta di cui “abbiamo rimosso la presenza”. Il Comune di Latina non  li cita mai e men che mani nella tradizione più forte di questa comunità: i falò per bruciare la vecchia. Il giorno della befana l’Agro pontino era tutto puntellato di grandi fuochi, si cacciava il tempo vecchio per il tempo nuovo. Questa tradizione è originale in assoluto e in particolare qui diventa testimonianza di una migrazione di massa all’interno del nostro paese. Ma nulla si fa, ci vorrebbe un assessore alla cultura colto, allergico alle banalità, fantasioso ma qui c’è il monopolio della banalità bonificarda mista a culto ideologico di abomini del ‘900 fatti passare come “ma è storia”.

Pubblicizzare i falò della befana, fare una notte dei falò cispadani al sud di Roma avrebbe avuto l’effetto di essere qualcosa e non un vuoto assoluto. Ma ci vorrebbe fantasia e cultura.

Sta di fatto che questa tradizione sta scomparendo come stanno scomparendo i veneto parlanti, i friulano parlanti, sta scomparendo una delle radici della città.

A Gubbio hanno i ceri, a Viterbo la macchina di Santa Rosa, a Cori il carosello, a Sezze i riti della passione di Cristo, a Latina…  c’erano i falò della befana. Questa dimenticanza è un crimine culturale. Capitale che ignora la sua cultura è presunzione

Forse la vita si spegne
in un falò d’astri in amore.
Sandro Penna

 

LA STORIA DEI FALO’ DELLA BEFANA

 

PER CHI NON LO SAPESSE QUESTA NOTTE IN QUESTE CAMPAGNE DI AGRO PONTINO SI BRUCIA LA VECCHIA, TRADIZIONI CISPADANE, TRADIZIONI DI TERRE LONTANE.

SE VEDETE FUOCO E’ FUOCO NUOVO, FUOCO DI UNA NUOVA SPERANZA.  STANOTTE E’ NOTTE SPECIALE

 

Questa è una notte speciale in cui i piloti di aerei in volo dicono di essere superati in quel volo da doni su sogni che viaggiano su velocissime scope guidate…

Questa è una notte speciale in cui i bimbi resistono alle offerte di Morfeo per vedere che faccia ha la vecchia signora pilota audace di scope cariche di attese, di sogni, di poter giocare un poco senza dover pensare a dopo

Questa è una notte speciale in cui ogni bambino che fu si fa la medesima vecchia domanda, si pone la vexata quaestio su come fa la Befana a scendere dal camino e a non bruciarsi il sedere

Questa è una notte speciale in cui puoi pensare a giocare, occhi sbarrati, poi ti trovi che è già domani e il trenino è davanti a te, di carbone non ce n’è, e c’è tutta una ferrovia da montare.

Questa è una notte speciale in cui le cose vecchie lasciano il posto a quelle nuove e delle cose vecchie si fa un falò.

Questa è una notte speciale, questa è una notte cispadana dove in questo agro lungo, lungo, quelli della Serenissima repubblica di Venezia “brusa la vecia”, danno fuoco alle tribolazioni e sperano nelle possibilità.

In comune a Latina non  sanno di questa roba così popolana, così bambina da essere bella per quanto sono tristi le cose di “cultura” senza la radice che hanno gli occhi dei bimbi dentro cui il fuoco disegna meraviglie.

Sarebbe bello che almeno in questa notte speciale qualcuno ricordasse questa terra speciale dove respiri il ferro dei carciofi e mangi la polenta, dove i bambini domani andranno a ispezionare il rogo per cercare le ceneri della vecchia e da ragazzi quando cominceranno ad aver bisogno d’amore la immagineranno così bella e libera da diventare così innamorati da cercarla per una vita intera.

Una notte in cui ai bimbi arrivano i doni, agli adolescenti i sogni e a tutti gli altri bellissimi ricordi e il giorno si è già allungato un poco e il falò delle cose vecchie riscalda nuove possibilità.

 

Il falò con la vecia della foto è quello di Chiesuola a Latina di alcuni anni fa, alla rotonda di Chiesuola davanti il Fogular Furlan