Il ritorno del cioccolatino

Il ritorno del cioccolatino

19 Gennaio 2024 0 Di Lidano Grassucci

Mia madre ebbe un solo regalo da mio padre: una scatola di baci Perugina. Li considerò tanto suoi che vietò a me e a mia sorella di mangiarli. I baci andarono a male, nessuno li mangiò, mamma tenne la sua esclusiva, noi la nostra delusione. Una storia di mancanza che in un viaggio perso è tornata a raccontare. Ci manca sempre qualcosa, torna sempre qualcosa, o è un’altra cosa. 

 

 

I giardini pubblici della mia città sono inibiti alle persone, li stanno facendo più belli e per farlo hanno intanto tolto di mezzo la gente. Io li costeggio, mi sono familiari, qui ci sono passato per così tante volte che ci potrei fare il giro della terra, ma non il giro della mia terra. Qui, tra questi alberi, ho vissuto una piccola brughiera negli inverni umidi, mi sono bagnato quando la pioggia inzuppava gli alberi e questi non reggevano più l’acqua, ho sentito le cicale riempiere lo spazio lasciato vuoto dall’afa d’estate. Ogni volta eguale, ogni volta diverso. Ho calpestato marciapiedi di aghi di pino, ho pensato a quanto grande potesse essere il cielo per ospitare un eucalipto di cui non vedevo testa. Cammino ora che mi sono perso, si perché puoi perderti in posti di casa tua se sono i pensieri ad essere andati oltre ogni casualità, essere usciti, andati a farsi un giro. Cammino e sento che in ogni giardino c’è uno spirito da cui imparare, uno spirito di abito urbano, ma selvatico, forastico, come di pantera.

Già, già. mi dico con questa storia di Salgari, vedi mari del sud anche in una bacinella, e un gatto diventa un leone re della foresta. Invece mi contraddico, ho ben vivo che sto prendendo distacco. Distacco consapevole che una giungla urbana è una residenza di una poesia dalla rima che pareva baciata ma si stava allacciando.

Da dietro un pino veloce uno sciamano mischia pigne con viole, gramigna e erba cipollina, e investe di questo vapore, bruciano foglie di eucalypto il mio passo. Sapete quando iniziano le sensazioni non sai mica a quali emozioni ti portano ed ecco chi dice “esco di rado”. Passo, di passo. Su una panchina dove, vi giuro, non c’era nessuno ecco seduta una poesia. Proprio così, con tanto di strofe, rime e colore di rame per l’inchiostro nel tempo.

“Viandante, che sei segnato da via, pensa al traguardo che sta oltre il bosco, nella radura dove gli alberi lasciano il posto ai fiori“.

Cammino e cerco in questo quadro fiammingo dove sta il segreto, la trama, l’appuntamento, l’appunto che ho dentro.

Ma qui non si può entrare, è interdetto. Ma io ci sono dentro? Il cielo si fa di un azzurro cielo. Mia madre mi accompagna per mano, mi dice di come bisogna stare all’ombra che c’è il sole, come fermarsi e lasciare che passi lo scroscio di pioggia.

Mi consegna ad altra mano e io spingo per mano. Ora sono di passo certo. Lo sciamano mi chiede se sono guarito, io rispondo che non ero certo di dover stare lì.

Me ne andava al mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare

Così andarono i fatti che non ci trovate un nesso. Passò una corriera blu, ci salii sopra dentro era una festa e mi conquistai dei baci di cioccolato con la nocciola dentro. Che strani sono i viaggi.

Una donna mi offre un cioccolatino, lo aspettavo. Spunta da dietro un palazzo mia sorella. I cioccolatini non vanno mai persi.