8 settembre, Il granatiere di Porta San Paolo

8 settembre, Il granatiere di Porta San Paolo

7 Settembre 2024 0 Di Lidano Grassucci

Sono un Granatiere di Sardegna, sono un poco pennellone: alto e secco. Sono un ragazzo per le cose del mondo sono guardia alla mia città. Dicono che Roma cadrà facile, che noi italiani siamo vili e che scappiamo. Dicono che non abbiamo fegato. Il Re è fuggito, quelli che ci hanno portato alla guerra già sono servi dei loro padroni tedeschi. Io? Io sto qui, a Porta San Paolo, sono con pennelloni come me, sto con qualche carabiniere, con i lanceri di Montebello, con i romani che stanno qui anche col fucile da caccia, il revolver di nonno e ogni cosa…
Ma che ci facciamo? Fermeremo i tedeschi. Gli diremo che qui non si passa. Il tenente grida, ma che vuoi gridare abbiamo la paura addosso. Le signore ci danno da mangiare, ma che vuoi mangiare. Porta San Paolo, Roma è questo tempo di settembre. Non vorrei morire. I tedeschi ci guardano da lontano, quasi ridono di noi. Pensano che non spareremo che, come il nostro re, andremo via. Ma? Non possiamo, non possiamo oggi non possiamo non morire. Nessuno potrà dire che non abbiamo difeso Roma. Non arriveranno munizioni, non altri uomini, saremo soli. Ne sono morti 500 a porta San Paolo, giovani, ragazzi, granatieri fieri. Gli altri erano scappati, i tedeschi si stupirono non trovando il senso di quella battaglia e il senso stava in ragazzi che versavano sangue per una Italia nuova che quella vecchia era fuggita. A Roma ci sono delle targhe ricordo, ci passanoe auto, c’è rumore. Io ogni volta che passo di lì mi sento italiano, libero e anche il senso di essere stato Granatiere dentro quella divisa che resta onore. Questo in odio senza se e senza ma verso tutti i dittatori e quelli che a questa guerra ci portarono. Per pochi giorni Roma si difese, ragazzi fermarono i mostri e iniziarono la fine non loro ma dei mostri. Qui nasceva la Resistenza, noi granatieri? Avremmo servito il popolo che il nostro re non fu degno.