Matteotti ricordato a Sermoneta con il romanzo di Nencini

Matteotti ricordato a Sermoneta con il romanzo di Nencini

20 Novembre 2024 0 Di Davide FacilePenna

 

Al Centro Civico di Monticchio i politici locali di fede socialista hanno deciso di celebrare i cento anni dalla morte del deputato Giacomo Matteotti nel modo migliore, con la presentazione di un libro. I saluti dell’ amministrazione sono stati portati da Pierluigi Torelli, presidente del consiglio comunale di Sermoneta. Era presente anche il segretario regionale del partito socialista Gianfranco Schietroma

L’incontro è stato organizzato da Melis e da Luana Campagna, consigliere comunale di Sermoneta, era presente il consigliere Mauro Mariotti

La sala del Centro Civico è piccola e si vedono molte teste bianche, quasi tutte maschili e di vecchia militanza garofanesca. Introduce Antonio Melis che, da vero socialista libertario, cerca di far parlare tutti. Subisce ovviamente gli strali, “Guarda che il Senatore deve prendere il treno”, del direttore setino Grassucci. Lidano ha esordito dicendosi già incazzato di suo, perché in tutti gli incontri cui ha partecipato per celebrare Matteotti, non ha trovato ancora qualcuno che lo abbia definito per quello che era prima di tutto, un socialista.

Melis si blocca su Memmo Guidi che insiste perché si faccia parlare l’autore. E’ il Senatore Riccardo Nencini che ci racconta del suol ultimo libro, “Muoio per te”. E’ libro che ripercorre in forma di romanzo, ma con fedeltà storica, i sei mesi immediatamente successivi alla morte di Matteotti per mano fascista. Sono sei mesi che cambieranno definitivamente la storia italiana e che da una possibile rovinosa caduta trasformeranno il Fascismo in regime ventennale. Nel libro viene dato un ruolo rilevante non solo alle figure politiche del tempo ed ai loro comportamenti in quei giorni, ma anche alle donne che stavano loro accanto, in primis la moglie del deputato, Velia Titta. E’ un “libro di politica e d’amore” dice Grassucci. Sarà pure un libro d’amore ma Nencini, che è persona garbata e gran ragionatore, sceglie di non essere politicamente corretto. Racconta di come, ogni volta che ha presentato libro in giro per l’Italia, si è trovato di fronte all’uscita dalla sala di almeno due o tre ex comunisti e altrettanti ex democristiani. Quei sei mesi ed alcuni antefatti mostrano infatti come Matteotti fosse non solo odiato dai nemici, ma anche non amato da chi gli sarebbe dovuto essere amico. Le reazioni alla notizia della morte ne sono la prova (Gramsci scriverà “ E’ morto il pellegrino del nulla”). Chi l’ha ucciso lo sappiamo, sono stati i fascisti. Il fatto che Mussolini ne abbia ordinato direttamente l’assassinio o abbia lasciato che avvenisse poco conta, se non che, come dice Nencini, le efferate modalità (il cadavere venne evirato) ricordano molto gli omicidi mafiosi. Contano di più le motivazioni di quell’omicidio che, oltre al famoso discorso sui brogli, probabilmente comprendono altri due fatti. La scoperta che il Duce, in perfetto stile italico, aveva portato al Re un bilancio dello Stato falso e, forse, una storiaccia di tangenti tra l’America e i vertici fascisti. Ma conta e tanto in quella morte, l’isolamento cui si trovò costretto a vivere Matteotti nell’ultimo anno prima della morte. Contano le prove di un incredibile mano tesa al Fascismo arrivata da Mosca e testimoniata da un telegramma dell’Ambasciatore Manzoni in cui si dice per i sovietici, pure nel giorno della commemorazione del morto Matteotti, il problema principale non è il fascismo ma “la socialdemocrazia e i riformisti italiani, la nemica subdola, la falsa marxista”. Contano gli atteggiamenti di popolari e liberali, compresi tre futuri Presidenti della Repubblica, che nel 1923 votarono la legge Acerbo che avrebbe spianato la strada alla vittoria elettorale di Mussolini. Roba del passato si direbbe? Non la pensa così l’autore che racconta una curiosa coincidenza. Il suo libro è stato recensito da tutti in maggiori quotidiani nazionali, tranne uno, Repubblica. Nella redazione culturale di quel giornale lavora la figlia di uno dei più importanti biografi di Gramsci. Matteotti politico e gli errori o meschinità di chi dimostrò di non amarlo sono ancora argomenti tabù? Matteotti va bene solo come santino e martire antifascista