Squalifica Sinner: quando il tennis non sa più come fermarlo

Squalifica Sinner: quando il tennis non sa più come fermarlo

15 Febbraio 2025 0 Di Fabio Fanelli

Ci hanno provato in ogni modo. Lo hanno sfidato sul campo, hanno analizzato ogni sua debolezza, hanno tentato di scardinare quel muro di ghiaccio che separa il campione dagli avversari. Ma Jannik Sinner è un treno in corsa senza fermate intermedie. E quando un treno viaggia troppo veloce, l’unica soluzione, per chi non riesce a raggiungerlo, è costruire ostacoli sui binari.

Tre mesi di squalifica concordati. Una formula grottesca, quasi un ossimoro. Come se il miglior modo per amministrare la giustizia sportiva fosse mettersi d’accordo con l’accusato su quanto dover pagare. Un’assurdità che odora di strategia, più che di equità. Se non puoi batterlo, prova a rallentarlo. Se non puoi fermarlo sul campo, lo fermi fuori.

È la stessa logica che ha accompagnato ogni grande dominatore dello sport. Quando un fenomeno irrompe sulla scena con la forza di un ciclone, il sistema, spesso, si difende. Non con il gioco, non con il talento, ma con le regole. Regole che, guarda caso, diventano improvvisamente elastiche, modellabili, usate come una rete da pesca per catturare solo chi dà fastidio.

E così Sinner, il ragazzo dal volto di ghiaccio e dal cuore di fuoco, deve fermarsi non per un infortunio, non per una sconfitta, ma per una decisione presa a tavolino. Mentre il mondo del tennis lo frequenta nei grandi tornei, mentre i tifosi sognano nuovi trionfi, qualcuno ha pensato che fosse meglio spegnere il motore. Magari per far respirare gli altri, magari per riequilibrare un gioco che, con Jannik in campo, equilibrio ormai non ha più.

Ma la storia dello sport insegna che questi tentativi sono sempre vani. Si può togliere a un campione il diritto di giocare, ma non la voglia di vincere. E quando tornerà, più affamato di prima, si renderanno conto che certi treni, anche quando provi a fermarli, ripartono più forti di prima.

Ph Credit profilo Instagram Jannik Sinner