Anzianità e sognare in quel che resta

Anzianità e sognare in quel che resta

28 Settembre 2025 0 Di Lidano Grassucci

Un mio amico mi indica dei commensali: se loro ci vedono come noi vediamo loro? Già, lo guardo lui mi guarda, ci guardiamo. Siamo due signori che hanno in volto il tempo dei nostri sogni da cui ci siamo svegliati ma loro, i sogni, ci hanno donato in eredità cicatrici profonde.

I commensali parlano di medicine, di cure, ma forse il tempo non è curare ma assicurarci la benevolenza rispetto alla luce quando sara’ buio.

Vi immaginate dei ragazzi ce avevano fiato per correre a perdifiato, ora sono titubanti davanti ad un bicchiere di vino che è meglio non bere per quella riserva costruita prima. Prima quando? Prima che il sogno svanisse e le cicatrici si facessero profonde.
Il vino era divino, ora è un soffio nel palloncino dei carabinieri e meglio non perdere la guida, non ci sono giorni da saltare.

C’è un cartello con il cammino di Benedetto, 300 chilometri, dieci tappe da fare a piedi: da Norcia a Montecassino. Ci metto il dito e del cammino della vita di tappe ne abbiamo fatte sette, ne restano tre se sarà fortuna. Quindi? Respiro e penso che questo cammino non può dire che ogni cosa finisce qui, ma ci sono cose e vite da fare. Senza mangiare il viaggio ma diventando l’ ingordo del resto
Ci mangiamo un dolce? Ma fa male.Poi quando il male presenterà il conto cosa ci restera’ .

Mangio la crostata, aroma di visciole, piacere che… I sogni finiscono, vero finiscono, le cicatrici sono brutte, ma pensate a non averle, pensate di invecchiare senza aver sogni in volto. Resterebbe una faccia da bambino ma i rimorsi di non essere mai stato uomo. Quindi? D’un fiato corro a sognare il sogno che mi viene incontro per sentirmi vivo. La partita non è finita fino a quando non è finita.

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