Il fiume Cavata e l’uomo che sussurra alle canoe

Il fiume Cavata e l’uomo che sussurra alle canoe

12 Maggio 2019 1 Di Emilio Andreoli

“Latina, con il suo territorio, si presterebbe alla grande per un turismo sostenibile” lo afferma un uomo che ha scelto di vivere in mezzo alla natura rinunciando a un posto fisso. Ora organizza escursioni in canoa sul fiume Cavata, dove regna ancora la palude, uno degli ultimi angoli incontaminati dell’Agro Pontino.

Saverio D’Ottavi, è lui l’uomo che sussurra alle canoe, un ex ragazzo come me, che conosco da sempre. È mattina presto quando arrivo a Monticchio, lì dove nasce il fiume Cavata, sotto Sermoneta. Mi accoglie in calzoncini e maniche corte, eppure fa freddino. Ha il viso cotto dal sole e un sorriso contagioso.

La sua passione per le canoe è  così forte, che gli ha fatto abbandonare la città e anche un lavoro tanto ambito. Si è rifugiato in questo angolo incontaminato dell’Agro Pontino, dove organizza escursioni. Qui sembra di stare ancora nelle paludi prima della bonifica integrale. C’è silenzio intorno a noi, ma io non ci sono abituato. Mi viene da parlare piano per non disturbare la natura, che sembra quasi un miracolo per me che vivo in città.

Saverio è l’ultimo erede dei “sandalari“: gli uomini che solcavano le paludi pontine sulla tipica imbarcazione chiamata “sandalo“. Aveva il fondo piatto e si navigava in piedi, con un bastone alto per dirigere lo scafo. Serviva per portare il legname, governare le mandrie, ma veniva usato anche dai nobili latifondisti per andare a caccia. Ovviamente lui è un sandalaro moderno, porta a spasso i turisti, ma in canoa, sicuramente più comode e sicure dei sandali.

“Dimmi un po’ Save’, ma quanto è lungo ‘sto fiume Cavata?”

“È corto, nasce qui a Monticchio e finisce al Foro Appio a Borgo Faiti, ma poi lì si congiunge con il fiume Linea Pio VI, che arriva fino a Terracina

“Ma è vero, che al Foro Appio, si fermò per una sosta l’apostolo Paolo?”

“Certo, ma non solo lui, anche il poeta Orazio. Lui disse che era un luogo di locandieri e barcaioli imbroglioni. Perché una notte, diretto a Terracina, sostò proprio lì e il locandiere gli presentò un barcaiolo che lo avrebbe dovuto accompagnare. Il poeta gli pagò in anticipo la corsa, ma con quei soldi andò ad ubriacarsi nella locanda, e quando Orazio si svegliò, si accorse che la barca non era mai partita”.

Le canoe dal fiume Cavata in città

“Non sarebbe bello vedere le canoe anche in città, sul canale delle Acque Medie?”

“Magari Emi’, ma la qualità delle acque non è buona, e pensa che quel corso d’acqua parte dal fiume Ninfa. In pochi chilometri, insomma, diventa una melma.”

“Però se vi si navigasse si potrebbero scoprire fatti e misfatti di chi inquina?!”

Ci riflette: “Sì, forse hai ragione”

Poi prosegue: “Immagina anche il lago di Fogliano con le canoe, sarebbe fantastico, e pensare che sul lago di Paola a Sabaudia, si sfornano campioni olimpici di canottaggio, ma lì è privato ed è possibile navigarci”

“Caspita è vero, ma allora cosa aspetti, datti da fare, vai a parlare con il direttore del Parco Nazionale del Circeo

“Se ne è appena andato, sto aspettando il prossimo” mi dice. Però non sembra molto ottimista.

“Ma tu cosa ne pensi del turismo sostenibile nei nostri luoghi?”

“Penso che Latina e il suo territorio, si presterebbero alla grande. Pare che a breve partiranno dei lavori per una pista ciclabile lungo il fiume Linea Pio VI, che va da borgo Faiti a Terracina, è un vecchio progetto, speriamo sia la volta buona. E poi qui abbiamo un clima fantastico: mare, laghi e colline, se non sfruttiamo ‘ste risorse siamo folli”

Ma io gli ricordo: “Fino ad ora lo siamo stati, saranno mica gli effetti della palude?” Si fa una risata, sotto la sua invidiabile abbronzatura.

“Qual è il tuo sogno Save’?”

“Riempire di gente ‘sto territorio. Vedere turisti a piedi, in bicicletta e ovviamente in canoa”.

È un sognatore Saverio, come lo sono io, e forse un po’ folle, come tutti quelli che inseguono i sogni… sarà mica la palude?