“Io e Alèa” sbanca al festival Oscar Pistorius di Latina

“Io e Alèa” sbanca al festival Oscar Pistorius di Latina

16 Maggio 2019 0 Di Fatto a Latina

Con “Io e Alèa” vincono ben sette premi al Festival del cortometraggio “Oscar Pistorius” di Latina.

  • Miglior film
  • Migliore sceneggiatura
  • Migliori costumi
  • Miglior attore protagonista
  • Miglior attrice non protagonista
  • Miglior attore non protagonista
  • Premio dl pubblico

Questo è il ricco bottino.

Incontro Giulio, Lucia, Gianmarco, Francesco, Stefano, Francesca. Li invito ad una chiacchierata davanti a un caffè. Fabio Mastrantuono, in arte Plumbus, per motivi personali non ha potuto raggiungerci. Lui si è occupato della colonna sonora. I primi ad arrivare sono Giulio Zappone, il regista, sceneggiatore e direttore della fotografia, e Gianmarco Cestra, l’attore protagonista e sceneggiatore. Ci sediamo aspettando gli altri che non tardano. Manca solo Stefano: Giulio lo chiama “Ma che fine hai fatto?”. Dopo qualche minuto, vediamo un ragazzo arrivare da lontano in monopattino. E’ lui.

 

Io e Alèa: immagini dal set

 

Sono belli a vedersi, tutti intorno a un tavolo. Per prima cosa gli chiedo di loro: chi sono, cosa fanno, dove vanno. Scopro che tutti, nonostante la giovane età, hanno già anni d’esperienza alle spalle. Teatro per lo più, ma non mancano escursioni nel cinema. Lucia Timpone – Beatrice nel corto nonché sceneggiatrice – mi dice sorridendo:

Abbiamo bazzicato palchi più che set finora. Circa un anno fa, ho conosciuto Giulio e Gianmarco. Ci siamo detti “Perchè non facciamo qualcosa insieme?” E da lì è nata l’idea di creare un cortometraggio. Insieme abbiamo creato la GLG motion picture. Il primo progetto fatto insieme risale, appunto, ad un anno fa. Dopo è nata l’idea di “Io e Alèa”.

Ma un film non si fa solo con le idee, servono le persone che lo realizzino:

Giulio mi ha chiesto di partecipare perchè da sempre sono appassionata di make up ed in particolare di make up cinematografico legato agli effetti speciali. Mi piace lavorare in particolare con i prostetici e con il lattice. Con “Io e Alèa” ci siamo cimentati nel trasformare Gianmarco in una drag: riuscire a rendere i tratti maschili del suo viso più morbidi e femminili è stata una vera sfida!

dice Francesca Calabresi, addetta al trucco nonché disegnatrice dei costumi.

 

Gianmarco Cestra e Francesco Bianco sul set

Interviene Francesco Bianco, direttore della fotografia:

Anche io sono stato inglobato strada facendo. In realtà avevo conosciuto gli altri l’anno scorso, all’edizione passata del festival Pistorius. Inoltre, quest’anno io ho partecipato anche con un mio corto “autonomo”, “Occhio alla spesa”, a cui ha collaborato anche Francesca.

Stefano Pietrosanti, il fonico, mi racconta la sua storia:

Ho fatto 4 anni di coro e formazione vocale. Ho da sempre dentro l’amore per il suono. Per 6 anni, inoltre, ho fatto teatro. Sono venuto a conoscenza del progetto quasi per caso. Ero letteralmente appena tornato dall’Australia: il giorno dopo il rientro mi hanno contattato dicendo: vieni da noi, ci servi! Dopo nemmeno tre ore di sonno e un volo intercontinentale, alle 7 di mattina ora italiana, sono andato all’incontro e mi hanno reclutato come microfonista ed attore [Stefano interpreta il ruolo della presentatrice dello spettacolo di Alèa].

Infine Giulio:

Ho 25 anni, da tre anni m’interesso di cinema, venendo in realtà da un altro settore del mondo dell’arte: ero un fotoritoccatore di moda per vari magazine. Mi sono dedicato anche alla digital animation e quindi alla computer grafica, di cui ancora m’interesso. Questo è il mio background. Ma col tempo ho capito che quello di cui veramente mi vorrei occupare è il cinema. Nemmeno io saprei dirti come è nata questa passione dentro di me.

La prima cosa di cui chiedo è il titolo, “Io e Alèa”. E’ Giulio a prendere la parola:

E’ l’ultima cosa che abbiamo scelto, ci abbiamo impiegato non poco. L’idea di fondo è che in quell’io chiunque si possa intravedere, immedesimare. Quell’io non è altro che uno specchio in cui chi guarda si può ritrovare.

Gianmarco Cesta

 

Alèa è la controparte di Marco – dice Gianmarco – la sua parte nascosta, il simbolo di tutto ciò che le persone tengono nascoste dentro l’armadio e che è difficile che venga fuori nella vita quotidiana. Un alter-ego interno.

Guardando il film, dico io, qualcuno potrebbe vedere Marco come un impostore: lui dice di amare la moglie ma di fatto le nasconde sé stesso, le mente. Verrebbe da dire che si è costruito un matrimonio di facciata, per la società , magari perchè non vuole dichiararsi gay…

Il problema è che si fa confusione tra il fare la drag queen, ossia fare spettacolo, teatro concedendosi questi momenti di “extra-vaganza”, con l’essere omosessuali. Molti pensano che travestirsi per recitare equivalga ad essere gay. Non è così. Non c’è contrasto tra l’amore di Marco per una donna e il suo essere allo stesso tempo Alèa. Le due cose coesistono

risponde Giulio.

Quindi mi volete dire che se io guardassi a Marco come uno che fa i suoi comodi mentendo alla moglie e costruendosi una doppia vita, starei sbagliando?

Sì. Nella scena centrale, Marco/Alèa s’immagina a teatro, nel posto sicuro in cui poter essere sé stesso. Ad un certo punto sua moglie entra in sala. La moglie è lì perchè essa stessa è parte di quella sicurezza. E’ il personaggio perfetto per ricreare l’idea di casa, il posto sicuro per eccellenza. Il fatto che lui la voglia lì presente è la dimostrazione del suo amore reale ed autentico per quella donna, che non è in conflitto – come verrebbe facile da pensare – con l’altra parte di Marco, con Alèa. Allo stesso tempo però, Marco ha paura che se la moglie sapesse di Alèa non comprenderebbe

afferma risoluto Gianmarco.

Gianmarco Cestra e Lucia Timpone

 

Avete scelto d’ambientarlo a Latina. Perché?

Mi risponde Giulio:

A livello di fotografia ambientare il film a Latina, culla nel razionalismo architettonico, ha avuto una funzione narrativa determinante: da un lato per contrasto con le vicende emotive travagliate del protagonista. In un certo senso, così si esalta la tensione tra il vissuto emotivo del protagonista e la spietata freddezza – quasi una sorta di prigione  – che gli sta intorno: una gabbia che rappresenta il pregiudizio e il moralismo di un pensiero dominante.

Aggiunge Francesco:

Dall’altro, per analogia potremmo dire, aver scelto una fotografia molto pulita valorizza le linee taglienti e nette di quell’architettura.

Avete avuto momenti di crisi e difficoltà creativa?

Interviene Francesca:

Certo, ce ne sono stati. Ma non ci siamo arresi! Per me, ad esempio,  quello più difficile è stato il momento di realizzazione della parrucca per Alèa. La difficoltà era nell’approccio stilistico al personaggio. Come trasformare un marcantonio di 2 metri in un’avvenente donna da palcoscenico? Bisognava trovare una soluzione che colpisse anche visivamente. Abbiamo pensato inizialmente all’uso di una parrucca bianca e molto lunga. Una volta finita la fase ideativa, siamo passati alla verifica: ci rendiamo conto immediatamente che su Marco quella parrucca bianca proprio non andava bene. Panico totale! Tutta l’immagine del personaggio era da cambiare. Alla fine però siamo riusciti a venirne a capo adoperando una più adatta parrucca nera che ho tagliato a caschetto ed riacconciato. Una scelta molto più felice!

Io e Alèa: sul set

Secondo voi, non c’è il rischio, vista la storia, che “Io e Alèa” venga etichettato come un corto a tema lgbt?

No, è una commedia. Non vogliamo etichette. È una storia come tante. Ed infatti pure nel contesto di una città di media grandezza come quello di Latina, una città di provincia, non ha suscitato scandalo un personaggio come Alèa, anzi! Abbiamo ricevuto complimenti per l’idea del personaggio in sé e per la sua realizzazione concreta. La gente ha apprezzato.

E, dopo Giulio, incalza Lucia:

Io stessa nel momento in cui abbiamo pensato d’andare a chiedere il patrocinio del comune ero molto titubante; mi chiedevo se un corto con una drag queen come protagonista e questa sceneggiatura sarebbero stati apprezzati. A dirla tutta, ne dubitavo. E invece ci hanno sorpreso, sono stati felici di sostenerci e i primi a spronarci a dare il meglio. Per quanto loro possibile, si son messi a disposizione per aiutarci nella realizzazione .

Il comune vi ha sostenuti anche economicamente?

No. Il progetto si è realizzato con le sole nostre forze: non abbiamo avuto sostegno economico né dal comune né da altri. E questo per noi è grande motivo d’orgoglio. Il comune ha visto nel progetto una forma di valorizzazione della città e dei suoi talenti, per questo ci ha dato il patrocinio.

afferma Giulio

Passando al futuro, progetti in cantiere?

Diciamo che abbiamo già in mente qualcosa, stiamo scrivendo e mettendo sul tavolo idee…ma vuoi sapere troppo!

Ridono tutti.

E aggiunge Stefano:

Sulla scena latinense grazie al Pistorius si sta creando un network, una rete di relazioni e contatti di persone che hanno interesse per il cinema. Usando la rete con app di messaggistica come Telegram e Whatsapp, si crea la possibilità di creare gruppi di lavoro volti alla formulazione di nuovi progetti, allo scambio d’esperienze e idee, mettendo in comunicazione persone che si occupano dello stesso settore.

Porterete “Io e Alèa” in altri contest?
Risponde Lucia:

Sì, lo faremo. L’idea di farlo conoscere ce l’abbiamo. Dopo tutto l’impegno, la fatica che ci ha richiesto, vogliamo dare sempre più ampia visibilità al nostro corto. Ci crediamo.

Dopo averli tempestati di domande, è giunto il momento di salutarli. Ci alziamo da quel tavolo dopo una chiacchierata lunga, che lascia nell’aria belle sensazioni. A me non resta che fargli in grande in bocca al lupo.