Latina e il sogno di una “Coppi” da Pozzana

Latina e il sogno di una “Coppi” da Pozzana

19 Maggio 2019 1 Di Emilio Andreoli

A Latina la bicicletta, a fine degli anni ’60, non era più “necessità di spostamento”, le macchine avevano preso il sopravvento. Per noi, bambini di allora, era già vezzo e Fausto Coppi era già morto e divenuto leggenda. E il negozio di Pozzana, il nostro punto di riferimento. 

Ero bambino quando vidi quella “Coppi” in vetrina, nel negozio di Pozzana in piazza San Marco. Una bicicletta da corsa fantastica. Per me era un sogno, ma non tutti i sogni si avverano. Mio padre me ne comprò una di un’altra marca e non da corsa. In quegli anni bisognava accontentarsi, e non ebbi il coraggio di dirgli che avrei voluto la “Coppi”, al posto di quella che mi aveva appena regalato. Mi accontentai quindi di vederla in vetrina ogni volta che andavo in quel negozio, dove c’era anche l’officina. Mi piaceva respirare quegli odori pungenti di mastice e di gomma. C’andavo così spesso che imparai a ripararmi la ruota da solo, me lo aveva insegnato Argia Pozzana. Mi metteva a disposizione tutto l’occorrente: le leve per togliere il copertone, la bacinella piena d’acqua per immergerci la camera d’aria, la carta vetrata per passarla dove c’era il buco, il mastice e per tappare la foratura le tip top o pezzetti di camera d’aria.

Argia era disponibile con noi bambini, indossava sempre un grembiule azzurro con qualche macchia di grasso. Era una che non si risparmiava, lavorava sodo, si divideva tra le vendite delle biciclette e le riparazioni. D’altronde la vita non era stata tenera con lei e la sua famiglia. Il papà Marcello era tornato dalla guerra d’Africa, e dal suo paese di origine, Cittadella, per problemi di salute, gli venne consigliato un posto più caldo. Quindi arrivato da queste parti, aprì un’attività. Si mise a costruire biciclette. Le cose andarono subito bene, perché dai borghi, a Littoria, ci si arrivava pedalando. Aprì quindi un negozio di biciclette e accanto l’officina. Ma il destino era dietro l’angolo e nel 1964 fu travolto e ucciso da un’auto, mentre era sulla sua bici in via del Lido, condotta da un giovane senza patente.

L’emozione dei ricordi

Ora Argia non vende più biciclette e neanche le ripara più, vende giocattoli, ma è sempre lì al solito posto in piazza San Marco:

“Ciao Argia come stai?”

“Ciao Emilio, un po’ acciaccata, sono caduta mentre ero in vacanza”.

È seduta e ha le stampelle poggiate addosso:

“Lo sai che passerà il Giro d’Italia?”

“Sì che lo so” e volta lo sguardo su un vecchio poster di Fausto Coppi, attaccato sulla parete:

“Ti piaceva lui?”

“Macché, c’aveva la dama bianca, ha rovinato una famiglia” e me lo ripete un paio di volte.

È una donna d’altri tempi lei, ed è inutile che tento di prendere le difese del più forte corridore di tutti i tempi. Poi mi dice:

“Vai dietro nel retrobottega c’è una cosa che ti farà piacere vedere” sono curioso e vado.

L’odore della gomma l’avverto ancora. D’improvviso mi appare lei in tutto il suo splendore, è la “Coppi” dei miei sogni. Mi emoziono e con la mente torno indietro nel tempo, fatico a trattenere una lacrima. Prendo il telefono e fotografo quel sogno di bambino che è lì davanti a me, conservata come una reliquia. il tempo non l’ha scalfita è lei che ha vinto anche a questo giro… Poi torno sui miei passi:

“Grazie Argia, mi hai regalato una grande emozione”.