Europee, la radicalità di Emma in salsa colettiana

Europee, la radicalità di Emma in salsa colettiana

20 Maggio 2019 0 Di Lidano Grassucci

La sala, il foyer del tearo di Latina, non era piena… sospesa direi. Il sindaco Damiano Coletta, patron dell’evento, aveva un poco di preoccupazione, poi la mobilitazione ha evitato un brutto effetto vuoto. Ma io sono lì per altro, incrocio l’evento per via di Rita Palombi (consigliera comunale di Sezze Bene Comune)  che modera e, per caso, mi avverte: “passa c’è la Bonino”. Ma chi Emma? “Sì”. Ci vado per curiosità, presenta più Europa, presenta la lista ipereuropeista. Ma questa è cosa di oggi, perché rammento ieri e la mia scoperta della radicalità, delle libertà civili. Le scovavo nelle righe de L’Espresso, cosi fitte, che mamma me le portava a casa dalle case delle signore dove andava a trovare gli abiti, e mi arrivano perché non le leggeva. Il divorzio, l’aborto, gli omosessuali, la libertà per le droghe leggere, erano “sovrastrutture” per me giovane marxista, eppure erano quelle cose che avrebbero cambiato la vita di tutti. Ora è qui, Emma, piccola, magrissima, lucidissima. Tra la gente i miei socialisti di un tempo, Felice Costanti, Piera Giovangrossi e… già la Fgsi, chi se la ricorda, era libertà un salsa rossa, c’è anche Enzo Raponi. “Paremo” quasi tanti.

Giovani, oggi signori attempati, che giocarono con la libertà. Emma è lì che parla della sua antica povertà, di calzini fatto a l’uncinetto, di grembiuli che facevano un poco eguali i poveri, ma che ora vorrebbero far povere le vite, uniformi ad una idea non nuova di libertà negate. Perché in gioco a volte c’è questo, le libertà ci paiono nulla, ma saranno tutto quando non ci saranno. I radicali spiegavano la politica non delle virtù, ma della riduzione del danno: ammettevano il male per fargli fare meno male, e lo facevano sulla loro pelle. Ci insegnavano la disobbedienza civile, il rigore della coscienza rispetto a regole incoscienti e credi bigotti

L’ascolto, è così forte la sua presenza, eppure è piccola. Come era piccolo il partito radicale eppure ha fatto cose grandi, noi giovani socialisti diventammo libertari per contaminazione e capimmo che serviva mangiare per sopravvivere, ma essere liberi per vivere.

Non c’era tanta gente, ma ammetto lei ha idee.