Rewoz is like, passato e futuro nel suono del presente

Rewoz is like, passato e futuro nel suono del presente

26 Maggio 2019 0 Di Fatto a Latina

Non fu un caso che quel giorno Emanuele Porcelli, classe ’97, si trovasse nella sua cameretta a Campo Boario e che, in quel momento, MTV music passasse shook ones di Mobb deep. L’intuizione fu immediata, la sensazione che dietro quel suono ci fossero radici più profonde; il desiderio di conoscerle e farne parte. Di lì a poco nascerà Rewoz is like, per gli amici Rewoz, e questa è la sua storia.

Nel 2009 a Latina esisteva Blackality, un negozio di streetwear in via Villafranca, considerato luogo di culto per la vicinanza col mondo dell’hip hop: vinili di Pete Rock, scarpe Jordan, bombolette spray, cappelli New Era. Cominciarono per gioco i primi graffiti a notte fonda, poi le prime competizioni serie, i primi freestyle. Con l’atteggiamento impertinente e scaltro che lo ha sempre caratterizzato, Rewoz si guadagnava il rispetto di quella piccola cerchia e anche delle persone che da fuori guardavano senza sapere cosa significasse, senza coglierne la cultura.

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Nel 2010 Rewoz registra “Linee sottili” feauturing Dis, la sua prima traccia ufficiale su un beat di Logic. Certo era l’inizio ed era già un traguardo, ma per lui dedicarsi alle strofe non era abbastanza. L’idea che più lo stuzzicava era creare suoni: i beat.

La prima volta fu con un Akai mpc, un campionatore a tasti, lo stesso strumento che rese J Dilla una leggenda. Poi con i primi risparmi comprò una pianola che gli consentì di accedere ad alcuni software per produrre musica, tra cui Ableton. Per i successivi anni fu una sorta di allenamento: conoscere i suoni, sperimentarli, capirne il tempo e la funzionalità. La vera svolta fu quando provò FL Studio, sotto suggerimento di Mikro damn, producer di Latina e perfezionista del suono. FL Studio fu una tappa importante, forse riconducibile alla nascita di Rewoz is like come producer. Perché proprio da qui decise di scrivere strofe e registrarle sui suoi stessi beat. Il 18 Marzo 2018 esce Onesto, seguito da Moprhina il 13 aprile: le prime due tracce ad aprire finalmente le danze, a definire uno stile fresco, spontaneo e autentico.

Nel mondo di FL Studio

“Nato dal niente gli scazzi son tanti, prego il signore, sputo parole, respiro la strada tu con il Range Rover… non provo dolore.”

recita così una delle strofe più sferzanti della traccia, che scopre uno stralcio della realtà in cui è abituato a vivere, ma da cui cerca affannosamente di uscire.

Seguirono tra il 2018 e il 2019 altre cinque tracce: strip club, goyard, satellite, Marty mc fly e pink summer. Se si entra nel suono e lo si ascolta davvero, si percepisce la mescolanza di stili e culture diversi tra loro. Lui stesso racconta:

“Mi ispiro un sacco alle colonne sonore dei compositori italiani tipo Piero Piccioni, Piero Umiliani, Nino Rota e anche tanto al jazz e al blues, o alle voci come Aretha Franklin, Nina Simone, John Coltrane.. tutta questa roba qui.”

Emanuele Porcelli alias Rewoz is like

Continua, gesticolando in modo sciolto con l’ennesima sigaretta tra le dita:

nell’ultimo anno mi sono specializzato nel campionamento, è diventato come un gioco. A volte scarico delle canzoni magari di quarant’anni fa da cui però escono suoni modernissimi.”

Il campionamento sarebbe come ritagliare parti audio di una struttura musicale e modificarle come pare e piace, cambiando tempo, note o verso di riproduzione. Ed è questo il bello, che i suoni non hanno tempo e ci si può giocare all’infinito. Basta pensare a mask off di Metro Boomin, che campiona prison song di Carlton Williams del ’78,  o bank account in cui campiona la colonna sonora del film “The education of Sonny Carson”.   Rewoz ha fatto la stessa cosa con satellite, per fare un esempio, campionando “let’s stay together ” di Al Green.

La sigaretta sta per finire e Emanuele, prima di andare via, mi confessa che sta lavorando per crearsi uno studio di registrazione. “iI futuro!”  esclama entusiasta ed io non posso augurargli nient’altro che il meglio. Poi mi saluta con tre semplici parole, le stesse che voglio usare anch’io per chiudere quest’articolo: già lo sai.