La Casa domotica di Sabaudia: il diritto alla vita adulta

La Casa domotica di Sabaudia: il diritto alla vita adulta

27 Maggio 2019 0 Di Antonella Andriollo

La Casa domotica di Sabaudia è la vittoria di una sfida. Un passo fondamentale per il vivere autonomi. Il diritto alla vita adulta delle persone con disabilità cognitive.

La struttura, che conta di 11 alloggi per persone con disabilità, è stata ideata, progettata e costruita come un condominio di civile abitazione. Grazie ai supporti tecnologici e domotici (telematica applicata alla casa) si integrano le carenze individuali delle persone con disabilità, aiutandoli a condurre le attività della vita quotidiana.

A presentarlo, la Dott.ssa Flora Viola, Giorgio Casati Direttore generale ASL Latina, i Sindaci Giada Gervasi per Sabaudia e Damiano Coletta per Latina, Pietro Barbieri Presidente Cooperativa Centro per l’autonomia.

La Casa domotica di Sabaudia è finanziata dalla Regione Lazio e attualmente gestita dalla cooperativa sociale Centro per l’Autonomia.

Questo è un esempio di come trasformare in fatti le parole

Sottolinea con soddisfazione il Sindaco Giada Gervasi. Dopo anni di intenso lavoro, progetti scritti e riscritti, vedo l’esultanza nelle sue parole quando racconta il cammino del “Dopo di noi“.  Annuisce compiaciuta, mentre il Sindaco Damiano Coletta aggiunge:

Quando ci si mette in marcia è bene fare bene il primo passo. Ed è stato fatto, con una visione sostenibile e civile. I cinque Comuni hanno lavorato in maniera sinergica in una visione unitaria. Non siamo una sommatoria di Comuni, ma una unica Comunità.

Il Sindaco Coletta lo ribadisce più volte: è importante dare la possibilità di una vita adulta a chi soffre di disabilità. La Casa domotica nasce infatti dopo un’accorta analisi dei bisogni del territorio del distretto Latina 2. E’ senza dubbio il frutto della sinergia di questi 5 Comuni. Non solo, proviene dalla consapevolezza del dare sostegno concreto alle famiglie con persone affette da disabilità. Discende per alleviare il pensiero degli stessi genitori dall’incertezza del “cosa avverrà dopo di noi”. Nasce questo eccezionale progetto pilota.

casa domotica sindaco Coletta

Il Sindaco Coletta in Casa domotica

Anche se fuori continua a piovere, la sala durante la presentazione non smette di riempirsi, silenziosi nei loro consensi, vedo con la coda dell’occhio la gratificazione di chi vivrà in quegli alloggi.

Decise le parole del Direttore generale ASL Giorgio Casati:

Questo è un esempio di integrazione socio-sanitaria: si volta pagina! Si interviene sul territorio con l’integrazione, organizzando i servizi per non lasciare più nessuno da solo.

Oggi, con la Casa domotica di Sabaudia il concetto di disabilità pensato come “malattia”, inizio a percepirlo come “autonomia”, una opportunità per i disabili di vivere una vita equa. Perchè qui possono decidere autonomamente quando andare a dormire, quando e cosa mangiare, se spegnere la luce. Il silenzio attento del pubblico si rompe in un applauso dopo le parole dell’Assessore alle politiche di Welfare e pari opportunità Patrizia Ciccareli.

Bisogna fare cose che diano concretezza. Non basta fare degli atti, bisogna metterli in pratica. Si superano le cattive abitudini e si lavora tutti insieme.

L’ Assessore Ennio Zaottini fa notare come con questo progetto si è superato il concetto di confini, proprio in Italia, famosa per esserlo. Dopo 40 anni c’è un pezzo di unità socio-sanitaria. Ma solo le parole di  Pietro Barbieri presidente della Cooperativa Centro per l’autonomia, e di Daniele Stavolo presidente della Fish Lazio ( Federazione Italiana per il superamento dell’handicap) a raccontare l’evoluzione di ciò che oggi usufruiremo.  Perchè se vale il concetto del “nulla su di noi senza di noi” vale il concetto del

Non si può fare qualcosa senza che i disabili siano direttamente “dentro”

Impensabile infatti creare strutture per le loro esigenze senza interrogarli, in un progetto individualizzato.

Ci alziamo, e come una scolaretta in fila indiana, vado a portare i miei piedi in questi edifici. Mi aspetto un appartamento diverso dal mio, chissà perchè, invece no, sembra una casa come lo sono tutte: case appunto, dove vivere. L’alloggio è accogliente, uno spazio ampio e luminoso, cucina attrezzata e studiata alla giusta altezza di chi si trova in carrozzina. Percepisco immaginandoli, i profumi dei piatti cucinati li. Della giusta dimensione anche la zona notte. Nel soggiorno, sulla scrivania, un pc.

casa domotica

La zona notte della Casa domotica

“Chi vuole provare ad usare i comandi oculari?”. Io, curiosa come una scimmia, non me lo faccio ripetere due volte e già sono seduta su quella sedia. Sono emozionata, non so dove mettere le mani, non devo usarle. Appoggio la schiena e cerco di concentrarmi: guardo le lettere sul monitor e scrivo il mio nome. Poi, fisso un tasto e accendo le luci. Ne fisso un altro, accendo il ventilatore. Guardo più a destra, chiudo le tapparelle. Gesti così semplici, per chi non ha gravi patologie, resi accessibili a chi le ha. Ecco, questa è la Casa domotica di Sabaudia.

Torniamo in sala, dove l’Assessore regionale Alessandra Troncarelli presenta il Piano Sociale Regionale ” Prendersi cura, un bene comune”, uno strumento di cui si è dotata la Regione Lazio per creare le condizioni per un facile e omogeneo accesso alle prestazioni sociali e sociosanitarie di qualità.

Mangio un boccone con Daniele Stavolo, ma non parliamo di politica. Piuttosto di sport, di paraplegia e canoa, delle nostre passioni e dei nostri progetti. Discorsi “normali”, da grandi, di quella normalità ed equità che dovrebbe essere un diritto per tutti. Con la Casa domotica il diritto alla vita adulta c’è. Io l’ho visto e l’ho provato con i miei occhi.