Andrea Delogu a Cisterna, fa esplodere la libreria Voland
3 Giugno 2019Venerdì 31 maggio nella libreria Voland di Cisterna di Latina, la scrittrice e conduttrice televisiva e radiofonica Andrea Delogu ha presentato il suo ultimo libro, Dove finiscono le parole. Questo racconto, come recita il sottotitolo del libero è una storia semiseria di una dislessica; un viaggio dunque all’interno di quelli che oggi vengono definiti i disturbi specifici dell’apprendimento (ovvero dislessici, disgrafici, discalculici e così via), solo da pochi anni trattati seriamente all’interno delle scuole.
Dislessia, un problema di pochi…
“Sono fieramente dislessica, anzi strafighissimamente dislessica”.
Queste le prime parole di Andrea Delogu nella libreria Voland a Cisterna di Latina. Il locale di Davide Donatelli è pieno, si fa fatica a passare. Alle 20.30 la gente non riesce più ad entrare e fa “capoccella” da fuori per cercare di vedere qualcosa o carpire qualche parola.
“I dislessici in sala alzino la mano?” decine di braccia si stendono verso il cielo e quello che nel pensiero comune viene pensato come un problema di una piccola porzione di persone, si palesa invece come una problematica largamente diffusa.
“È una difficoltà oggettiva, ma ognuno di noi “dis” deve trovare il modo di farlo diventare una risorsa”
I “dis” hanno bisogno di speciali occhiali
Andrea Delogu racconta un po’ il percorso della sua vita, quando nella comunità di San Patrignano dove lei è cresciuta, credeva di essere lei il problema. I suoi compagni ripetevano bene la lezione di storia o italiano o sapevano a menadito le tabelline; “ma come fanno a saperle così bene? Chi gliele spiega? Sicuramente studieranno la notte e io no, ecco il problema sono io”. In questo modo la conduttrice TV racconta il disagio di una normale bambina che non si capacitava del perché, nonostante anche lei andasse alle stesse lezioni degli altri bambini, riusciva a memorizzare solo alcune cose.
Un bambino miope senza gli occhiali farebbe fatica a leggere un libro, ma grazie alla correzione delle lenti riesce ad essere alla pari degli altri. Gli strumenti che utilizzano i “dis” sono come gli occhiali per i miopi. A noi le parole e i numeri sfuggono, spariscono, si intrecciano, le righe dei libri saltano è un altro modo di vedere la realtà e su questo dovete crederci sulla parola. Una parola puoi averla scritta un migliaio di volte nella tua vita, ma arriva poi quel momento, quel cortocircuito che ti fa chiedere, come è successo a me l’altro giorno con mio marito,”amore ma come si scrive coscia?” Lui ogni tanto crede che io lo prenda in giro ma è così, in quel momento non lo ricordavo.
Intelligente ma non si applica
“Ci sono degli insegnanti qui? Ecco, avete mai scritto intelligente ma non si applica? No? Menomale, grazie a tutti voi. A me lo hanno scritto e non me ne capacitavo, perché io mi applicavo tantissimo!”.
Non riversa però tutte le colpe sugli insegnanti dell’epoca, perché allora non c’era la formazione né l’informazione per affrontare i “dis”. Quello che salvava Andrea Delogu erano i professori passionali, quelli di cui ognuno di noi serba ancora il ricordo. Quei professori che ti facevano amare la propria materia perché nonostante stessero ripetendo la stessa lezione a anni, ci mettevano sempre la stessa passione.
L’importanza della scuola e dei professori
Andrea è un vulcano, anche “grazie” alla sua iperattività. Si alza, sbraccia, parla con il pubblico, non si ferma un momento. Riporta la difficoltà delle nuove generazioni confessando:
“mi sto accorgendo che non riescono più a creare legami forti”.
Questo è associato anche al fenomeno del bullismo, il quale nonostante la forte sensibilizzazione degli ultimi anni, continua ad essere un problema enorme e che molte volte rimane sotterraneo all’interno delle scuole.
“Io sono cintura nera di filosofia, perché la mia prof quando entrava in classe faceva uno show! Si muoveva, faceva dei giri in classe, raccontava, ci toccava, ci teneva svegli e desti insomma, come se recitasse una parte. Io in questa maniera ricordavo tutto, perché tutto quello che ascoltavo era come oro per me”.
La scoperta della dislessia, la nuova velocità e la radio
Racconta poi la Delogu di come, quando ha scoperto di essere dislessica all’eta di 26 anni, le sia cambiato tutto. Il problema non era l’apprendimento, quanto piuttosto la velocità. Arrivata a quel punto però ha capito che poteva ignorare i tempi degli altri, quello dei cosidetti normali, e che doveva badare solo ai propri. Così rinunciando alla velocità ha ricominciato a leggere, recitando, in modo da prendere tempo e interpretare le parole.
“La parola è il mio superpotere e sapevo che avrei lavorato con quella. Non pensavo alla radio perché il mio essere accentratrice di attenzione, l’ho anche messo nella fisicità, nel mio avere sempre un taglio di capelli riconoscibile, uno stile particolare, ma una diversità non per essere notata dagli altri, ma per una questione identitaria mia personale. Voglio essere io e non rivedermi in qualcun altro. E in radio l’aspetto della fisicità scompare, pertanto l’emozione di andare in onda la prima volta è stata quella di valere per i miei contenuti, che ho sempre saputo essere ottimi, di riuscire a riempire gli spazi esclusivamente con la voce. Fare tutto questo è semplicemente impagabile”.
Una nuova start-up a Latina
Tra il pubblico ci sono anche due ragazzi, protagonisti della nascita di una nuova start-up di Latina, Mal Leggo. Il progetto di questi ragazzi è quello di creare una piattaforma con professori e professionisti nell’ambito dei “dis” che mettendosi insieme possano fornire un aiuto a tutti coloro che soffrono di questi disturbi.
Uno dei fondatori, Roberto Trombetta dislessico anche lui, è intervenuto alla fine dell’incontro, parlando con andrea Delogu e raccontando quando nella sua infanzia problematica ha scoperto del suo disturbo. Di Roberto e di Mal Leggo però, ne parleremo molto presto in un altro racconto.