La scelta umana di Vittorio
24 Luglio 2019Non si scrive di suicidi per l’ipocrisia fascista che gli italiani non erano un popolo debole. Una ipocrisia, appunto. O quella dei preti che la vita è di Dio e diventa una condanna, quando a ciascuno piacerebbe libera, lunga e felice.
Quando accadono cose, come ieri davanti palazzo M, ci cominci a pensare. Perché un’altra ipocrisia è pensare che sia un gesto vile, io mica lo so se è vero. Un uomo si è buttato giù dall’ottavo piano.
Lui, si chiamava Vittorio Bonaldo, era un uomo normale (aveva 69 anni, un uomo curatissimo, discreto e saggio) con dentro i segni della vita di tutti, ma ciascuno pensa i suoi particolarmente cattivi . Non volevo scrivere, poi un nota di Nathan Altomare (che allego all’articolo) mi ci ha fatto rientrare dentro, allegata la sua ultima lettera postata su Istagram (che pubblico a corredo di queste mie parole)
Ho pensato che il silenzio non era giusto, perché lui forse voleva gridare. Si è ucciso davanti il comando della Guardia di Finanza, ed era stato finanziere, forse tra quegli uomini per il tempo del servizio si era sentito sicuro, si era sentito con uno scudo alla paura.
Non lo so, ma ora capisco che pensieri brutti ti possono venire e non sempre li sai lenire. Non è un gesto vile, neanche ardito, è un gesto possibile nel vivere. Sono laico, credo che siamo destinati ad un grande sonno, non ci sono gironi, non c’è pace, non c’è bellezza. Ma spero tanto di sbagliarmi, sapendo che è impossibile. Dicco di quest’uomo ma vedo l’umano di lui che è in me, e me in lui. Sì ci sono tormenti che pensi di non uscire, che sei solo anche tra mille affetti al mondo, ma non hai le forze, non hai la vita che vive. Ha avuto paura, come ciascuno di noi, ma capita che fai un passo e farlo mica è paura, talvolta è ardito. Per questo non capisco chi già sa tutto, io piango l’uomo che ha fatto quello che tutti i disperati hanno pensato. certe notti non ne esci e pensi di uscirne restando nella notte. Quando ho detto il suo nome in tanti hanno detto: si lo conoscevo, era una brava persona. Io voglio solo dire che “è una brava persona”, che la sua paura è umana, e lo scrivo perché non c’è da nascondere, perché anche questa è storia umana.
Non ti conoscevo Vittorio, ma mi tolgo il cappello in segno del mio rispetto, non l’avrei fatto, non l’ho fatto, ma capisco le tue paure.
Ps: la nota di Nathan Altomare