Latina: passato il santo finita la festa, dopo Achille Lauro torna il vuoto

Latina: passato il santo finita la festa, dopo Achille Lauro torna il vuoto

4 Agosto 2019 0 Di Emilio Andreoli

Il santo dello scorso anno fu il cantante pontino Calcutta, al secolo Edoardo D’Erme, che fece riempire di gente  la città. Lo stesso è avvenuto con il rapper Achille Lauro che, seppur aspramente criticato, ha fatto compiere lo stesso miracolo, ma è un giorno solo e i miracoli si sa sono rari.

Latina, per destarsi, ha bisogno di eventi soprannaturali, proprio lei che è stata un miracolo, da come è nata a come si è sviluppata. Nel 1968 era la prima in assoluto, con il reddito pro capite più alto d’Italia. Una città che pareva inarrestabile fino agli anni novanta.

Ma che fine ha fatto quella città così viva, con tutti quei giovani che affollavano le vie e le piazze del centro?Qualcuno risponderà, che oggi i social hanno soppiantato le piazze e le comitive sono divenute virtuali, e che i negozi sono vuoti perché si acquista tutto su Internet. Io credo che questo sia vero solo in parte. Se il centro della città lo svuoti di contenuti che ci vai a fare? Senza scuole, senza uffici pubblici, poi lo pure chiudi, manco fossimo una città antica con stretti vicoli che hanno bisogno di respiro.

Il vuoto delle piazze e del corso

Latina è nata con le strade così larghe che quando sono venuti gli alpini sono rimasti increduli. Non gli pareva vero di marciare dritti con una carreggiata così larga, fino a Piazza del Popolo, e con migliaia di persone sui marciapiedi, e portici, a salutarli festosamente.

Abbiamo delle piazze così grandi che Mussolini si doveva portare la gente da “casa” per riempirle tutte. Sebbene negli anni ’70 la gioventù latinense, di destra e di sinistra, cosa rara in altre città, affollava Piazza della Libertà. Pure i giardinetti erano pieni: famiglie con bambini alle altalene, la pista di pattinaggio per i più audaci, il chioschetto per i gelati e le bibite sempre aperto. Dalla parte opposta le panchine per gli innamorati e poi l’angolo dei ragazzi meno fortunati, entrati nel brutto tunnel della droga.

Il mio direttore Lidano Grassucci dice che Latina è brutta ma comoda, questioni di gusti, ma le strade, e la viabilità, l’architetto Oriolo Frezzotti le aveva realizzate alla perfezione. Tutte le assi principali, dai borghi, portano in piazza della palla, se tu me le chiudi i forestieri, e non solo, perdono l’orientamento in una città che prima era impossibile perdersi.

I ragazzi del Manzoni

Che fine abbia fatto quella Latina, per rimanere in tema, me lo domando ogni “santo” giorno che ascolto questo silenzio soprannaturale. A volte sembra di guardare un quadro metafisico di Giorgio De Chirico. Mi mancano i ragazzi chiassosi del Manzoni, l’ultima grande comitiva della città che affollava i portici. Paradossalmente mi mancano lo strombazzare delle auto e l’odore della miscela al 2% dei motorini. Tutti in fila per fare il giro e poi un altro, per cercare di farsi notare dalle ragazze, tutte belle nella loro giovinezza.

Insomma, solo i commercianti non possono mica fare miracoli, anzi, è già un miracolo se rimangono aperti. Ma per resistere hanno bisogno di santi e di miracoli… e magari, anche di buon senso.

Amen.